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Declassamento protezione del lupo: Lndc, Oipa e Leal spingono per rivedere la decisione dell’Ue

Le associazioni animaliste hanno presentato dei ricorsi contro quelle che definiscono «politiche irresponsabili»: «Le scelte compiute a livello comunitario sono viziate da gravi carenze procedurali e scientifiche»
 |  Natura e biodiversità

Le associazioni ambientaliste non si rassegnano a veder dare il via libera a quelle che definiscono «politiche irresponsabili» sulla pelle degli animali. Dopo Legambiente e Wwf, che hanno presentato istanza contro il declassamento per la protezione dei lupi, Oipa e Leal si sono mosse in modo analogo rivolgendosi al Tribunale dell’Unione europea al fine di ottenere l’annullamento della decisione 2024/2669  e degli atti successivi ad essa collegati. Le due associazioni sottolineano che tale decisione si basa su dati obsoleti, ignorando studi recenti come il rapporto Linnell & Boitani (2025), commissionato dalla stessa Commissione europea, che introduce criteri innovativi per valutare lo stato di conservazione delle popolazioni di grandi carnivori, utilizzando parametri genetici più accurati. Questi studi mettono in luce inoltre una violazione del principio di precauzione. Infatti, spiegano Oipa e Leal, con la riduzione della protezione del lupo, la Ue viola l'articolo 191 del Tfue, che impone l'utilizzo delle migliori conoscenze scientifiche disponibili per evitare danni irreversibili all'ambiente. Le due associazioni ribadiscono che il declassamento del lupo rappresenta un grave rischio per la conservazione della specie e per gli equilibri ecologici europei. «Non possiamo permettere che interessi politici o economici prevalgano sulla salvaguardia della biodiversità - dichiarano - La protezione del lupo è una responsabilità collettiva che riflette il nostro impegno verso le generazioni future. Invitiamo le istituzioni europee a rispettare i principi democratici e scientifici nella gestione delle politiche ambientali».

Ancora nulla è detto, dunque, per le associazioni animaliste. È vero infatti cher la Commissione europea ha proposto il declassamento della protezione del lupo prevista dalla Convenzione di Berna, da «specie rigorosamente protetta! a «specie protetta», il che permetterebbe la cattura o l’uccisione dei lupi qualora le istituzioni locali o regionali ritenessero sussistenti motivazioni di sicurezza o di ordine pubblico. Al momento però, non esiste ancora nessun atto normativo e tantomeno amministrativo che autorizzi concretamente l'abbattimento selettivo. L’attenzione di qualche sigla infatti ora si è concentrata sul fatto che l’Ispra ha recentemente inviato alle Regioni una tabella che indica le quote di lupi che sarebbe possibile abbattere in base alla popolazione presente: su un totale di 3.253 lupi presenti sul territorio italiano ne potranno essere uccisi dal 3 al 5%, ossia da 98 a 163 esemplari. Ma prima che questo protocollo possa essere attuato, sottolinea Lndc Animal protection, dovrà essere modificata la direttiva Habitat dell‘Ue, con parere positivo anche del Parlamento e del Consiglio europeo, dopo di che gli Stati membri potranno integrarla operativamente nei propri ordinamenti. 

«Purtroppo, è ormai evidente quanto il Governo e la Politica, in testa in Italia, siano dichiaratamente nemici della Fauna Selvatica», denuncia l’associazione. «Un Patrimonio dello Stato che dovrebbe essere salvaguardato, gestito e valorizzato al meglio. Invece assistiamo costantemente a un’inversione di marcia verso pratiche violente, profondamente irresponsabili e incivili come la brutalità della caccia, selettiva e non», afferma Piera Rosati, presidente Lndc Animal Protection. L’associazione – insieme a Green Impact (Italia), Earth (Italia), Nagy Tavak (Ungheria) e One Voice (Strasbourg, Francia) – aveva fatto ricorso davanti al Tribunale Ue per chiedere l'annullamento della decisione del Consiglio su proposta della Commissione Europea relativa alla richiesta di declassamento della protezione del lupo. «Confidiamo nel ricorso che, se accolto, potrebbe riportare il lupo alla tutela che merita, forte anche della recentissima pubblicazione di un ulteriore rapporto scientifico, commissionato dalla stessa Ue nel 2023, che dimostra ancora una volta l’assenza di base scientifica per la decisione sul suo declassamento, sostenuta invece dal favorire gli interessi economici a breve termine di alcuni settori, che rappresentano tra l’altro una netta minoranza della cittadinanza». L’associazione ricorda che stiamo attraversando un momento critico per la biodiversità e il clima, per questo è ancora più fondamentale agire in modo responsabile e lungimirante. «La protezione del lupo è anche simbolo del nostro impegno verso un futuro sostenibile»: «Invito ancora una volta i responsabili politici a riconsiderare la loro posizione, scegliendo di continuare a dare la massima protezione al lupo, un patrimonio naturale che appartiene a tutti noi. Non solo per una questione etica, ma anche per tutelare il nostro ambiente e il futuro delle nuove generazioni», conclude Rosati. 

Redazione Greenreport

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