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Dopo 120 anni resuscita il pipistrello scomparso di Papua Nuova Guinea

 |  Natura e biodiversità

I primi e unici esemplari di pipistrello dalle grandi orecchie della Nuova Guinea (Pharotis imogene) un chirottero della famiglia dei Vespertilionidi, unica specie conosciuta del genere Pharotis,  furono raccolti nel 1890, poi nessuno li aveva più visti, tanto che la Lista Rossa dell’Iucn li considera specie in pericolo critico e probabilmente già estinta. Invece un team di scienziati australiani, guidati da  Catherine Hughes della School of agriculture & food sciences dell’università del Queensland, ha pubblicato sull’Australian Museum Journal lo studio “Rediscovery of the New Guinea Big-eared Bat Pharotis imogene from Central Province, Papua New Guinea” che dimostra la “resurrezione” del piccolo pipistrello dalle grandi orecchie, ma nel distretto costiero di Abau, nella Central Province dell’odierna Papua Nuova Guinea (PNG), a 120 km a est dal solo sito del villaggio di Kamali dove era stato catturato nel 1890.

Il 25 luglio 2012, la Hughes e la sua collega Julie Broken-Brow stavano facendo una ricerca nella foresta di pianura, nella Cloudy Bay Forest Management Area a 200 km a sud-est di  Port Moresby, la capitale di PNG,  quando hanno catturato un piccolo pipistrello femmina in una trappola ai margini della foresta, non riuscivano a capire a quale specie appartenesse. Così i ricercatori, finanziati da Cloudy Bay Sustainable Forestry Ltd per capire come i piccoli  pipistrelli insettivori - noti come "microchirotteri" - rispondono alla forestazione “sostenibile” si sono rivolti ad Harry Parnaby, dell’Australian Museum di Sidney per capire cosa avevano trovato.

Uno dei metodi più comuni per capire a che specie appartenga un microchirottero è il rilevamento acustico, cioè la registrazione dei loro richiami di ecolocalizzazione ad ultrasuoni: ogni specie ha un richiamo unico  e può essere utilizzato per individuarla, il problema è che bisogna sapere quale sia.

La Hughes e la Broken-Brow hanno catturato il pipistrello ai margini della foresta in concessione, vicino ad una vecchia piantagione di cocco vecchio ora ricoperta da pascoli e subito pensavano che si trattasse di un lo, hanno pensato che fosse un Nyctophilus microdon, un pipistrello della famiglia dei vespertilionidi endemico della Nuova Guinea. La cosa abbastanza incredibile è che la trappola che ha catturato il pipistrello scomparso era stata piazzata solo da due notti, rendendo questa scoperta particolarmente fortunato. Al pipistrello è stata poi praticata l’eutanasia per trasferirlo al PNG National Museum and Art Gallery di Port Moresby. «Esemplari come questo sono un riferimento importante per la ricerca futura – piega  la Hughes – e sono anche un buon modo per identificare le specie la cui identità non può essere confermata sul campo». Nel marzo 2014 il pipistrello è stato prestato all’Australian Museum di Sidney, dove Parnaby lo ha finalmente identificato come Pharotis imogene, il pipistrello scomparso e mai più visto in natura per tutto il XX secolo.  Il pipistrello dalle grandi orecchie della Nuova Guinea, come il resto dei chirotteri generi Pharotis e Nyctophilus , si distingue per due caratteristiche: grandi orecchie e una struttura semplice sul naso, immediatamente dietro le narici, ma rispetto alle specie simili ha orecchie più grandi della media delle specie fino ad ora scoperte.

E' molto raro ritrovare una specie scomparsa, considerata dall’Icn tra le 100 al mondo probabilmente già estinte, ma è ancora più raro che la scoperta ampli l’areale della specie di almeno 120 Km. Il ritrovamento di un singolo individuo non può certamente cambiare lo status delle specie in pericolo critico, ma la sua esistenza conferma che si può ancora fare qualcosa per salvarla dall’estinzione.

Nulla si sa nulla della ecologia del pipistrello dalle grandi orecchie della Nuova Guinea e quindi saranno necessarie ulteriori ricerche nelle foreste pluviali di pianura costiera del sud della PNG. Molti habitat della foresta pluviale di pianura sono stati intaccati e rasi al suolo dall’industria del legname, dalle iniziative di “compensazione” per lo sviluppo e dall’espansione dell'agricoltura. «L'effetto di questi disturbi sul pipistrello è sconosciuta  - evidenzia  la Hughes - se la specie ha numeri bassi, può essere minacciata dai disturbi locali».

Papua Nuova Guinea è uno degli hotspot mondiali della biodiversità: ospita circa il  7% della diversità delle specie del mondo, con circa 276 specie conosciute di mammiferi, 314 di pesci di acqua dolce, 641 di anfibi e rettili, 740 di uccelli e moltissime di insetti. Secondo il Wwf, tra il 1998 e il 2008 in PNG, sono state scoperte 1.060 nuove specie. Nel 2013, un rapid biodiversity survey condotto dalla Wildlife Conservation Society nella remota  una posizione remota Hindenburg Wall ha scoperto almeno 89 nuove specie animali e vegetali. Questi studi dimostrano che l’esplosiva biodiversità di Papoua Nuova Guinea cresce ogni volta che arriva in team di ricercatori. Ma la fantastica ed ancora uin gran parte sconosciuta biodiversità di PNG è sempre più a rischio a causa della rapida crescita della popolazione umana, del degrado delle foreste, del disboscamento illegale e il commercio illegale di legname e fauna selvatica, ma soprattutto per la creazione di piantagioni di olio di palma, cocco e caffè, per le attività minerarie e forestali e per il  cambiamento climatico. Come dice la  Hughes, «Mentre il nostro team è contento di aver riscoperto questo pipistrello dall'estinzione, siamo ancora addolorati per la situazione di altri animali come il Ratto dalla coda a mosaico di Bramble Cay (Melomys rubicola, ndr) nei dintorni dello  Stretto di Torres. Chissà quali altre specie ci sono là fuori? Se non stiamo attenti, potrebbero essere scomparse prima che possiamo trovarle».

Redazione Greenreport

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