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Il documento verrà presentato domani nel corso di un incontro organizzato dallo stesso Nbfc insieme a Mase e Ispra

Legge sul ripristino della natura, focus sull’Italia nel report del National biodiversity future center

Il testo racconta anche i 10 interventi più significativi, tra cui il restauro degli ecosistemi terrestri e delle aree umide svolto a Verruca da Montemagno (Toscana), un’area soggetta a ripetuti incendi con gravi alterazioni ecosistemiche
 |  Natura e biodiversità

Il titolo è evocativo, in più di un senso: «Pace con la natura». A promuovere l’appuntamento sono il National biodiversity future center (Nbfc), il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e l’Ispra. E nel corso dell’incontro, che si svolge domani all’Orto botanico dell’Università Sapienza di Roma, Nbfc, che è il primo centro di ricerca nazionale dedicato alla biodiversità finanziato dal Pnrr, presenterà il report «Restauro della biodiversità», dedicato alle tecnologie e alle procedure da seguire in habitat delicati - dalle praterie marine sino alle foreste urbane - per ristabilire le relazioni e gli equilibri tra gli organismi viventi grazie a solide conoscenze scientifiche e test condotti direttamente sul territorio.  Si tratta di veri e propri modelli replicabili in tutto il Mediterraneo.

L’Italia, con la sua posizione geografica privilegiata, è il Paese europeo con la maggiore varietà di specie viventi e il più alto tasso di endemismi. L'articolo 9 della nostra Costituzione sancisce la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi con l’intento di preservare il patrimonio naturale nazionale per le generazioni future.  

Il regolamento sul ripristino della natura (la Nature Restoration Law), approvato definitivamente dalla Comunità Europea lo scorso 17 giugno ed entrata in vigore il 18 agosto, si propone non solo di tutelare la natura ma restaurare gli ecosistemi degradati. Si stima che in Italia vi siano circa 85 differenti tipologie di ecosistemi e quasi 60 di queste non godono di buona salute. Per questa ragione è fondamentale sviluppare azioni di ripristino e restauro. Ristabilire la funzionalità degli ecosistemi significa avere benefici diretti come l’incremento della capacità di catturare e stoccare il carbonio, abbattere l’inquinamento e prevenire l’impatto delle catastrofi naturali. 

L’ambizioso traguardo è quello di ripristinare almeno il 30% delle aree terrestri e marine non in buono stato di salute entro il 2030 e di recuperare tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050. Nbfc si propone come attore scientifico e tecnologico nel supportare l’Italia per il raggiungimento degli obiettivi della Nature Restoration Law, con azioni di supporto nella pianificazione degli interventi di monitoraggio e gestione dell’area. Tra gli strumenti di maggiore valore vi è il catalogo delle Nature based solutions ovvero soluzioni ispirate alla natura, efficaci per riqualificare aree soggette ad alterazioni ambientali e antropiche. Soluzioni che vanno da aiuole verdi ad aree umide urbane, da interventi di connessione ecologica a riqualificazioni di aree marine a diverso grado di profondità. 

Il report fornisce una panoramica tecnico-scientifica delle principali metodologie necessarie per lo sviluppo di progetti di restauro ecologico. Si tratta di soluzioni che possono essere replicate da altri ricercatori, da enti e istituzioni ma anche da soggetti privati come aziende, fondazioni ed enti territoriali. Nbfc ha avviato molte azioni sperimentali finalizzate a riportare un ecosistema degradato a una condizione ottimale, garantendo interventi efficaci e sostenibili nel tempo. Nei casi in cui l’area avesse subito oltre all’alterazione della biodiversità anche la perdita di habitat, è stato individuato un modello di ecosistema compatibile con le caratteristiche ambientali dell’area da riqualificare. 

Il report – che è possibile consultare integralmente nel Pdf al termine dell’articolo – riporta alcuni esempi e progettualità complesse che richiedono analisi più approfondite. Per questa ragione i ricercatori del centro hanno sviluppato un modello validato composto da 5 fasi: valutazione, pianificazione e design, implementazione, monitoraggio e valutazione, gestione e manutenzione post-implementazione. Per aiutare gli interlocutori a concretizzare progetti di restauro sono state redatte schede operative ed esemplificative per aree marine, terrestri e ambienti urbani. 

Nelle 48 pagine del report, Nbfc racconta i 10 interventi più significativi. Tra questi il restauro degli ecosistemi terrestri e delle aree umide svolto a Verruca da Montemagno (Toscana), un’area soggetta a ripetuti incendi con gravi alterazioni ecosistemiche. Sono state condotte analisi per valutare lo stato di salute del suolo e indentificare le specie vegetali più resilienti e adatte al ripristino. Per gli ecosistemi marini, si segnala il progetto di reinserimento dell’ostrica piatta nella laguna di Nora (Calabria), oggetto di degrado e di predazione da parte di specie infestanti come il granchio blu. Ci sono poi gli interventi sulla Posidonia in diversi siti italiani. E ancora, per quanto riguarda gli ecosistemi urbani sono stati realizzati interventi di restauro delle praterie erbacee per rafforzare la presenza di impollinatori in siti agricoli abbandonati nella provincia di Milano e in aree ad alta diversità ecologica come il Parco Nord di Milano e l’Orto Botanico di Torino. 

Per quanto riguarda le aree protette e i parchi, il Centro ha promosso un bando importante per stimolare progetti volti al monitoraggio, alla conservazione e anche al restauro della biodiversità. Ricercatori di Nbfc e personale dei parchi hanno lavorato insieme per potenziare gli interventi necessari per la biodiversità. Il report descrive quindi le attività di 7 aree protette terrestri (Parco delle Madonie, Unione Montana dei Comuni del Mugello, Riserva Naturale Torbiere del Sebino, Piani di Spagna e lago di Mezzola, Parco Nazionale dello Stelvio, Riserva Naturale Regionale Laghi Lungo e Ripasottile) e 1 area marina (Area Marina Protetta delle Cinque Terre). 

Il report fornisce le fondamenta scientifiche per una collaborazione interistituzionale e sottolinea l’importanza della partecipazione attiva dei cittadini e di tutti i portatori di interesse territoriali. Il coinvolgimento e la partecipazione attiva della comunità sono essenziali sia nella fase di progettazione e realizzazione degliinterventi di restauro, sia nel monitoraggio continuo e nella gestione delle aree. Per garantire la sostenibilità delle azioni di restauro nel tempo, è fondamentale una conoscenza diretta dei luoghi e delle specie. Tra le strategie di coinvolgimento promosse da Nbfc ci sono: iniziative di volontariato ambientale che comprendono attività di piantumazioni, pulizia e cura delle aree naturali; collaborazioni con istituzioni e Ong; raccolta fondi attraverso iniziative locali o crowdfunding; progetti di citizen science (scienza partecipativa). Grazie ad App di monitoraggio, i cittadini possono raccogliere informazioni utili sullo stato delle specie, la qualità dell’acqua e delsuolo e segnalare cambiamenti e anomalie. Un esempio è SharkApp, sviluppata dalla Stazione zoologica anton dohrn (Szn), che permette di segnalare la presenza di squali nei mari italiani e di informare i cittadini e gli stakeholder.

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Redazione Greenreport

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