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Dove vanno le albanelle minori del centro Italia quando lasciano il nido?

Gli spostamenti precoci e l’uso dello spazio nella giovani Albanelle minori e le preoccupazioni per la loro salvaguardia
 |  Natura e biodiversità

Valutare le differenze individuali e la variabilità nei modelli di movimento degli animali è fondamentale per migliorare la nostra comprensione dell'evoluzione e dell'ontogenesi delle strategie migratorie. Nelle specie migratorie a lunga distanza, i giovani appena involati spesso si affidano a un arco di tempo estremamente limitato per imparare le competenze essenziali per la sopravvivenza e prepararsi alla migrazione, forse la fase più rischiosa della loro vita. Raccogliere informazioni dettagliate sulla dinamica dei movimenti durante la fase cruciale pre-migratoria è quindi fondamentale per comprendere le soluzioni sviluppate dalle specie migratorie nei diversi contesti ambientali.

Lo studio “Moving away from home: early life movements and space use in juvenile Montagu’s Harriers (Circus pygargus) from central Italy”, pubblicato su Avian Research da Giampiero Sammuri (presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano), Guido Alari Esposito, Vincenzo Rizzo Pinna e Andrea Sforzi (Museo di storia naturale della Maremma)i, Giuseppe Anselmi (Alcedo APS), Francesco Pezzo (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Flavio Monti (CNR-IRET), ha utilizzato trasmettitori GPS/GSM ad alta risoluzione per raccogliere informazioni sull'ecologia del movimento di 7 giovani albanelle minori (Circus pygargus) nate nell’ Italia centrale, per indagare sulle loro prime fasi di vita, il periodo di dipendenza post-involo (post-fledging dependence period - PFDP) e la fase pre-migratoria (pre-migratory phase - PMP), fino alla migrazione autunnale. Ne è emerso che, dopo l’involo, le giovani albanelle minori hanno mostrato un'elevata variabilità, sia nello spazio che nel tempo, nelle dimensioni dell'area territoriale, distanze giornaliere coperte (6,88 ± 11,44 km/giorno), distanza dal nido (1,45 ± 2,8 km) e lunghezza PFDP (23,3 ± 5,3 giorni).

I ricercatori evidenziano che «Il tempo di residenza nel sito natale è diminuito significativamente, mentre l'intervallo di tempo tra i revists nell'area natale è aumentato significativamente, man mano che il PFDP progrediva. Durante il PMP, le aree esplorate e la distanza dal nido (valore massimo fino a 320,8 km) variavano tra gli individui, nonostante le distanze giornaliere coperte (27 ± 40 km/giorno) e la ripartizione del tempo tra viaggio (60,7%) e foraggiamento (39,3%) fossero simili tra gli individui. Il PMP è durato 38 ± 14 giorni. La composizione della copertura del suolo delle località di foraggiamento era rappresentata per lo più da terreni agricoli ( ∼78,2%), sebbene l'uso dell'habitat differisca tra gli individui. Oltre il 76% di queste località si trovava al di fuori delle aree protette».

Questo studio di tracciamento individuale rappresenta un approccio nuovo che migliora le conoscenze precedenti basate su studi sul campo sulle prime fasi di vita delle albanelle minori. I ricercatori fanno notare che «L'elevata variabilità interindividuale nei modelli di movimento, i movimenti esplorativi ad ampio raggio e le località di foraggiamento al di fuori della rete d aree protette rendono difficile l'applicazione di misure standard di conservazione, sollevando preoccupazioni per la conservazione a lungo termine di questa specie migratoria vulnerabile in Italia».

Sammuri conclude: «Sono molto contento dei risultati ottenuti da questa ricerca sull’albanella minore che è una specie che ho iniziato a studiare quando ero poco più che un ragazzo. Questa ricerca è stata condotta praticamente dallo stesso gruppo che lavora sul falco pescatore da anni e che ha applicato una tecnica ormai consolidata che è quella dell’utilizzo ormai consolidato dei GPS. Sono i primi dati, che dovranno poi anche essere implementati nel corso degli an ni, noi continueremo queste ricerche che ci stanno dando importanti informazioni su questa specie che, appunto, in Italia è considerata vulnerabile dalle Liste Rosse»

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Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.