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Il radar senza inquinamento elettromagnetico: l'università di Pisa all’avanguardia

 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Radar che non emettono onde elettromagnetiche, non inquinano e per funzionare usano i segnali già disponibili nell’ambiente. Non si tratta di strumenti pensati per qualche film di fantascienza: quella dei “passive radar” è una tecnologia in cui Pisa è all’avanguardia grazie al lavoro congiunto del Laboratorio Radar dell’Università e del Laboratorio nazionale Radar e sistemi di sorveglianza (Rass) del Cnit (Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni).

«La totale assenza di emissioni radio che caratterizzano la famiglia dei radar passivi – ha spiegato Fabrizio Berizzi del Laboratorio radar dell’Ateneo pisano - dà la possibilità di realizzare un sistema integrato per il monitoraggio del territorio estremamente compatibile con l’ambiente. Il principio base è infatti quello di riutilizzare le onde radio già presenti per altri scopi e riciclarle al fine di realizzare la funzionalità radar». Gli impieghi potenziali dei radar passivi sono molti, hanno spiegato dall’Ateneo pisano e fra le ultime applicazioni in ordine di tempo ci sono quelle studiate nel progetto triennale Habitat (Harbour traffic optimization system) di cui è coordinatore scientifico Berizzi. Habitat, che giungerà a conclusione a fine 2013, è finanziato dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti ed ha l’obiettivo di migliorare i sistemi di controllo del traffico portuale e costiero.

Questo genere di sistema di sorveglianza, sebbene passivo, è in grado di offrire tutti i vantaggi caratteristici dei radar convenzionali, quindi una capacità di costante monitoraggio, sia di giorno che di notte ed indipendentemente dalle condizioni meteorologiche. I segnali tipici da sfruttare sono quelli della televisione digitale terrestre (DVB-T), della telefonia mobile (3G-UMTS) oppure quelli delle trasmissioni televisive satellitari (DVB-S). «Una delle peculiarità del sistema che abbiamo messo a punto – ha aggiunto Amerigo Capria ricercatore del Cnit - è il totale impiego di soluzioni commerciali a basso costo per cui i costi  finali del nostro dimostratore non raggiungono i 4.000 euro al contrario dei  sistemi radar classici i cui costi vanno normalmente dalle centinaia di migliaia di euro fino ad alcuni milioni».

Il gruppo di ricerca pisano è attivo nel settore dei radar passivi sin dal 2007 e nel 2009 ha sperimentato questa tecnologia per la prima volta in Italia monitorando il traffico urbano grazie ad un dimostratore realizzato ad hoc.

Redazione Greenreport

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