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Greenwashing a Sanremo, dopo l’intervento di Greenpeace arriva l’interrogazione parlamentare
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Si è chiuso il sipario su Sanremo, ma resta infuocata la polemica sul greenwashing, ovvero quelle strategie di comunicazione o marketing – messe in campo da aziende e istituzioni – che presentano come sostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo.
Una settimana fa Greenpeace ha inviato una richiesta di accesso civico generalizzato (Foia) a Rai e Rai pubblicità, per chiedere la pubblicazione di documenti utili a svelare le cifre investite dalle aziende promotrici del Festival, in particolare quelle che hanno le maggiori responsabilità nella crisi climatica, e per conoscere più nel dettaglio gli spazi televisivi e i servizi riservati alle aziende.
In attesa di risposta, gli ambientalisti hanno inviato la medesima richiesta anche al ministero dell’Economia – che controlla direttamente la Rai – e al ministero delle Imprese, che definisce le linee guida che stabiliscono gli obblighi del servizio pubblico. Contemporaneamente, la deputata Rachele Scarpa del Partito democratico ha richiamato la richiesta Foia di Greenpeace in una interrogazione parlamentare che verrà depositata oggi alla Camera e rivolta ai due ministri insieme al collega all’Ambiente, Gilberto Pichetto.
Scarpa chiede, in particolare, «se i ministri interrogati abbiano piena contezza delle problematiche e implicazioni sottese al finanziamento plurimilionario di aziende responsabili della crisi climatica in favore del servizio pubblico radiotelevisivo», e se non ritengano opportuno regolamentare i rapporti tra Rai e aziende inquinanti, gestendo «lo spazio pubblicitario della Rai in coerenza con l’accordo di Parigi e il Green deal europeo».
«Nell’interrogazione parlamentare – aggiunge nel merito Federico Spadini per Greenpeace – si fa riferimento ad aziende come Eni, Costa Crociere, Suzuki e Coca-Cola: società con gravi responsabilità nella crisi climatica e ambientale, nonostante i loro spot pubblicitari parlino spesso e volentieri di presunti impegni per la sostenibilità. Queste operazioni di greenwashing vanno fermate, e se il primo passo per farlo è chiedere una maggiore trasparenza sugli accordi fra queste aziende ed eventi come il Festival di Sanremo, l’obiettivo resta quello di vietare per legge pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende responsabili della crisi climatica, così come successo da tempo con quelle del tabacco».
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