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L’Istituto superiore di sanità boccia la Valutazione di impatto sanitario dell’ex Ilva di Taranto
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Secondo il parere sull'ex Ilva di Taranto espresso dall'Istituto superiore di Sanità (ISS), la Valutazione di impatto sanitario (VIS), presentata nel giugno 2024 dai commissari di Acciaierie d'Italia e calcolata su una produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio all'anno, è «Inadeguata per sottostima» e quello che per Acciaierie d’Italia è diventato un rischio accettabile per l’ISS Presenta «Elementi di incongruità rispetto agli indirizzi definiti nelle Linee Guida ISS, l’Istituto superiore di Sanità fa notare che la centrale elettrica dello stabilimento di Taranto, che come combustibile i gas siderurgici e il gas metano, «Dovrebbe essere inclusa nelle valutazioni complessive di impatto sul territorio. In assenza di queste valutazioni, l'impatto sulla qualità dell'aria dello stabilimento risulta incompleto e sottostimato» e ricorda che «Come descritto nel decreto ministeriale n.170 del 17/7/2020 di autorizzazione integrata ambientale della CTE».
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Daniela Salzedo, presidente di Legambiente Puglia, e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, commentano in una nota congiunta: «Il parere dell’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, in merito alla VIS, Valutazione di impatto sanitario, calcolata su una produzione di annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio, presentata dai commissari di Acciaierie d’Italia, per cui la stessa presenta “elementi di incongruità rispetto agli indirizzi definiti nelle Linee Guida ISS” e il “rischio sanitario” risulta “inadeguato per sottostima"– “non può non assumere un carattere vincolante nella procedura di esame della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’ex Ilva di Taranto. Nessuno pensi di ignorarlo e di autorizzare, magari con qualche prescrizione unita ad indicazioni di monitoraggio, una produzione di quelle quantità di acciaio».
Gli esponenti nazionali e locali del Cigno Verde ricordano che «Per anni la nostra richiesta di rendere obbligatoria la VIS per il siderurgico di Taranto è rimasta inascoltata. Due anni fa il Parlamento, in occasione dell’esame del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, non prese in considerazione le proposte emendative in tal senso suggerite in audizione da Legambiente. Si arriva all'attuale parere dell’ISS solo grazie alla sentenza della Corte di Giustizia Europea, risalente oramai ad oltre sette mesi fa, che stabilisce che la valutazione dell’impatto sulla salute delle attività industriali inquinanti debba costituire un atto interno alle procedure di rilascio e di riesame dell’autorizzazione all’esercizio e che, in caso di pericolo grave e significativo per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, l’esercizio dell’impianto debba essere sospeso. E’ inaudito leggere che “le valutazioni di dispersione e ricaduta degli inquinanti in atmosfera non sono state elaborate per gli scenari emissivi reali di questi ultimi anni (2022 -2023) utili a verificare la coerenza delle simulazioni elaborate rispetto agli scenari teorici a 6 Mt/anno post operam”».
Pochi giorni fa Legambiente e Wwf hanno presentato insieme, alla Commissione Industria del Senato, le loro osservazioni al decreto-legge n. 5 del 30 gennaio scorso chiedendo che la VIS fosse predisposta dall’ISS piuttosto che dall'azienda e ora fanno notare che «Se fosse stato fatto avremmo risparmiato mesi persi in richieste di chiarimento e di integrazioni. Non a caso, comunque, nelle stesse Osservazioni, abbiamo chiesto che il parere espresso da ISS sulla VIS predisposta dalla azienda debba assumere carattere vincolante rispetto alle prescrizioni AIA ed alla massima capacità produttiva autorizzabile. Una necessità inderogabile considerato il tributo di morti e malati pagato dalla comunità tarantina e l'influenza negativa sulle sue condizioni di salute provocata da decenni di emissioni dannose incontrollate, come accertato da perizie chimiche ed epidemiologiche e da innumerevoli studi».
Ciafani, Salzedo e Franco concludono: «Occorre mandare in soffitta al più presto impianti che sono tra i più vecchi d'Europa, responsabili accertati di emissioni inquinanti e climalteranti. La effettiva decarbonizzazione del siderurgico va avviata e realizzata con urgenza, arrivando in tempi brevi, i più brevi possibili, alla sostituzione completa di altoforni e cokerie con forni elettrici, all’utilizzo del preridotto (DRI), e dell’idrogeno quale agente riducente. È questa la svolta che Taranto attende da oltre dieci anni. È questo l’aspetto principale, insieme alle garanzie sulla sua realizzazione, da considerare nelle valutazioni delle proposte d’acquisto della ex Ilva, dando priorità assoluta alla tutela delle persone, della salute, dell’ambiente, e quindi agli investimenti necessari per conseguire questi obiettivi.Nel frattempo occorre acquisire la certezza che gli attuali impianti non si rendano responsabili di ulteriori inaccettabili danni alla salute. L’unico sistema per farlo è affidare all’ISS, o ad ARPA ed ARESS Puglia, che hanno maturato sul campo una grande esperienza sulla valutazione predittiva dell’impatto sanitario delle attività del siderurgico di Taranto, la predisposizione di una VIS calcolata su scenari produttivi di 3, 4 e 5 milioni di tonnellate annue di acciaio” per verificare se e quanto gli attuali impianti possano produrre senza danni inaccettabili per la salute di cittadini e lavoratori».
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