Scarichi fognari in area protetta, Marevivo denuncia: «Dal governo attacco vergognoso al mare»
«Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il ministero della Cultura, ha completamente ignorato l’incidenza negativa del Praru, il “Piano di Riqualificazione Ambientale e Rigenerazione Urbana del SIN Bagnoli-Coroglio”, sulla Zona speciale di conservazione europea Gaiola-Nisida e l'Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola. Con decreto ministeriale ha espresso parere favorevole sulla compatibilità ambientale del progetto di riconfigurazione che, prevedendo l’incremento degli scarichi di acque reflue sui fondali marini, rischia di compromettere per sempre l’oasi naturalistica e l’intera costa cittadina». La denuncia arriva da Marevivo, che ora, ritenendo non possano e non debbano passare inosservate le «manifeste e macroscopiche illegittimità del decreto», presenterà ricorso nelle sedi amministrative e penali competenti contro la decisione governativa.
Lo specchio di mare tra l’Isola di Nisida e la Gaiola - sottolinea l’associazione che da quarant’anni si muove per la tutela degli ambienti marini e dei loro abitanti - ospita scogliere, grotte, habitat marini di enorme rilevanza, unici nel contesto costiero urbano, tra cui risaltano tre vasti banchi di coralligeno, una delle comunità biologiche più significative del Mediterraneo, assieme alla Posidonia oceanica, entrambe protette dalla “Direttiva Habitat” e dalla “Convenzione di Barcellona”. «Il decreto, che non considera i prioritari vincoli derivanti dal regime di tutela che vige sull’area, anziché preservarla da interferenze e impatti negativi di qualsiasi natura, rischia di comprometterne l’integrità con conseguenze irrimediabili sull’ecosistema marino e sulla salute dei cittadini napoletani».
Già nei mesi scorsi, ricorda Marevivo, le voci che si erano opposte al Piano erano state unanimi: oltre alle 16 associazioni ambientaliste riunite nel Coordinamento Tutela Mare “Chi Tene o’ Mare”, di cui l’associazione è capofila, anche il mondo scientifico, culturale e quello dell'imprenditoria del mare avevano manifestato la loro assoluta contrarietà. Quasi 9000 le firme raccolte dalla petizione contraria ai nuovi scarichi, lanciata on line dal Coordinamento.
Maurizio Simeone, direttore dell’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola, in prima linea per la chiusura dello scarico di troppopieno esistente, aveva presentato al ministero dell’Ambiente una cospicua relazione tecnico-scientifica di parere negativo. «Sono giorni molti tristi per il mare di Napoli e più in generale per il futuro della Aree Marine Protette italiane – spiega Simeone. - Di fatto i Pareri tecnico scientifici del Parco sono stati quasi del tutto ignorati, così come le osservazioni di merito del mondo della ricerca scientifica, dell’università, della cultura, delle associazioni e della società civile che si sono mobilitati utilizzando gli strumenti democratici di partecipazione pubblica per esprimere con forza il proprio dissenso alla realizzazione di quest’opera. Non è solo una pagina nera per il futuro del mare di Napoli, ma è un grave precedente per tutto il sistema italiano delle aree protette, che svilisce totalmente il ruolo dei Parchi delle Aree Marine Protette nel loro primario compito di garanti della tutela della biodiversità».
Il 23 settembre, il Consiglio regionale della Campania aveva approvato all’unanimità una mozion sugli impatti negativi del Praru nella zona speciale di conservazione “Fondali marini di Gaiola e Nisida della Rete Natura 2000”, rete ecologica diffusa sul territorio dell’Unione europea per garantire il mantenimento degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. «La straordinaria rilevanza politica che assumeva il pronunciamento del massimo Organo politico della Regione Campania è stata ignorata – denuncia Marevivo – dunque, così come le voci delle 88 realtà - tra associazioni, privati cittadini, professionisti, imprenditori, cooperative - che si erano opposte al Piano, attraverso osservazioni di merito, tutte contrarie, fatte pervenire al Mase».
Il 9 ottobre Marevivo ha inoltrato una lettera di diffida al ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a Raffaele Fitto, allora ancora ministro per gli Affari europei, il Sud e le politiche di coesione e il Pnrr, a Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, a Gaetano Manfredi, Commissario Straordinario bonifica Bagnoli-Coroglio, a Massimiliano Atelli, presidente Commissione PNIEC-PNRR e a Gennaro Oliviero, presidente Consiglio Regionale Campania, «per invitarli a effettuare le necessarie valutazioni e ad adottare provvedimenti adeguati ai criteri prioritari di tutela. Missiva che non ha ricevuto alcun riscontro», viene fatto sapere dall’associazione.
«Nonostante le innumerevoli azioni messe in campo da quarant’anni per proteggere l’ecosistema marino e le zone di pregio del nostro Paese, ancora una volta si sceglie di sacrificare il “paradiso” che ci fa vivere su questo Pianeta, continuando a intaccare la salute del mare attraverso scelte nocive e dissennate - dichiara Rosalba Giugni, presidente Marevivo. - Tutto questo, oltretutto, avrà inevitabili ripercussioni economiche sia a livello turistico per la presenza di famosi stabilimenti balneari, che imprenditoriale per i tradizionali allevamenti di mitili nelle sue acque. Lascia molto perplessi constatare che venga emesso un decreto che danneggia un’importante zona protetta, anziché individuare soluzioni alternative per tutelarla».