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Acque reflue urbane, il Consiglio Ue adotta regole più stringenti per un trattamento più efficiente

Via libera alla nuova direttiva che estende la portata delle misure agli agglomerati più piccoli, copre anche i microinquinanti e contribuisce alla neutralità energetica
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

La novità era attesa da tempo, dopo che a inizio anno Consiglio e Parlamento Ue erano arrivati a un accordo provvisorio sul tema e dopo che nel corso dei mesi è stato ribadito che la conclusione dell’iter sarebbe dovuta arrivare entro dicembre. Ora c’è la conferma: il Consiglio europeo ha dato il via libera finale a una direttiva Ue sul trattamento delle acque reflue urbane che va a modificare quella in vigore dal 1991. 

La direttiva rivista estende la portata delle misure agli agglomerati più piccoli, copre più inquinanti, compresi i microinquinanti, e contribuisce alla neutralità energetica.

Nel dettaglio, le nuove norme prevedono che gli Stati membri raccolgano e trattino le acque reflue di tutti gli agglomerati superiori a 1.000 abitanti equivalenti - una misurazione utilizzata per calcolare l’inquinamento delle acque reflue urbane - secondo gli standard minimi dell’Ue (la soglia stabilita nella direttiva varata nel 1991 era di .2000 abitanti equivalenti).

Per affrontare meglio l’inquinamento e prevenire gli scarichi di acque reflue urbane non trattate nell’ambiente, tutti gli agglomerati superiori ai 1.000 abitanti equivalenti devono dunque essere dotati di sistemi di raccolta e tutte le fonti di acque reflue domestiche devono essere collegate a questi sistemi entro il 2035. Sempre per questi agglomerati e sempre entro tale anno, gli Stati membri dovranno rimuovere la materia organica biodegradabile dalle acque reflue urbane (trattamento secondario) prima di essere scaricate nell’ambiente. Le deroghe si applicheranno agli Stati membri in cui la copertura dei sistemi di raccolta è molto bassa e quindi richiederebbe investimenti significativi. Stati membri che hanno aderito all’Ue più di recente e hanno già fatto ultimamente investimenti significativi per attuare l’attuale direttiva (ad esempio Romania, Bulgaria e Croazia) possono anche beneficiare di deroghe. Entro il 2039, invece, la rimozione di azoto e fosforo (trattamento terziario) sarà obbligatoria per gli impianti che trattano le acque reflue urbane con un carico di 150000 equivalenti di popolazione e oltre. Entro il 2045, infine, gli Stati membri dovranno applicare un trattamento aggiuntivo per rimuovere i microinquinanti. A tal proposito, i produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici – la principale fonte di microinquinanti nelle acque reflue urbane – dovranno contribuire con un minimo dell’80% dei costi aggiuntivi per il cosiddetto trattamento quaternario, attraverso un sistema di responsabilità estesa del produttore (Epr) e in conformità con il principio «l’inquinatore paga».

Come viene sottolineato dal Consiglio europeo e non solo, il settore del trattamento delle acque reflue urbane può svolgere un ruolo importante nel ridurre significativamente le emissioni di gas serra e aiutare l’Ue a raggiungere il suo obiettivo di neutralità climatica. Le nuove regole introducono infatti un obiettivo di neutralità energetica, il che significa che entro il 2045 gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane che trattano un carico di 10.000 equivalenti di popolazione e oltre dovranno utilizzare energia da fonti rinnovabili generate dai rispettivi impianti.

Questa adozione formale segna il passo finale della procedura legislativa ordinaria. La nuova direttiva sarà ora firmata e pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Ue ed entrerà in vigore il 20° giorno successivo alla pubblicazione. Gli Stati membri dell’Ue avranno quindi fino a 31 mesi per recepire la direttiva, ovvero adattare la loro legislazione nazionale nel rispetto delle nuove norme.

Redazione Greenreport

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