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Estrazione mineraria in acque profonde: il mondo della pesca contro il rapporto Draghi

Troppi rischi per l’ambiente marino. Si alla moratoria chiesta dall’Unione europea. No al via libera della Norvegia
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Il Long Distance Fleet Advisory Council (LDAC) è un organo consultivo dell'Unione europea per la pesca che rappresenta gli stakeholders sia del settore della pesca (incluse le imprese di cattura, trasformazione e commercializzazione e i sindacati) sia ONG ambientaliste, consumatori e società civile. Attualmente è composto da oltre 50 membri provenienti da 12 Stati membri dell'Ue. La sua missione è quella di fornire consulenza alle istituzioni europee (Commissione, Consiglio e Parlamento) e agli Stati membri dell'Ue su questioni relative alla pesca in alto mare e agli accordi di pesca con Paesi extra-Ue, nonché sulle relazioni commerciali e sul mercato internazionale dei prodotti ittici. Il LDAC ha espresso un importante parere - Recommendations on Deep-Sea Mining (DSM) and its impacts on fisheries. Response to the Draghi Report on the “Future of European Competitiveness”. Impacts of DSM on fisheries in the high seas and Norway’s plans to advance exploration and exploitation activities in the Arctic - sul rapporto Draghi.
Nelle motivazioni generali della posizione si legge che «I consigli consultivi The Long Distance Fisheries, North Western Waters, Pelagic Species and South Western Waters hanno esaminato le raccomandazioni del rapporto Draghi sul futuro della competitività europea, in particolare il suggerimento che l'Ue "esplori attentamente il potenziale dell'attività mineraria in acque profonde ecosostenibile" (DSM) per garantire i minerali per la transizione verde. Sebbene sosteniamo l'idea di promuovere un pensiero e degli sforzi innovativi per migliorare la competitività europea e garantire il successo della transizione verde e della blue economy, nutriamo notevoli preoccupazioni sia sui rischi ambientali che socioeconomici associati al DSM. Inoltre, l'affermazione del rapporto Draghi sul potenziale del DSM si basa su uno studio di oltre 11 anni fa, che giustifica una rivalutazione della sua rilevanza per la transizione verde. In linea con il parere congiunto di LDAC, NWWAC e PELAC adottato nel 2021, riaffermiamo - in conformità con l'approccio precauzionale - che se non ci sono prove sufficienti per determinare il pieno impatto del DSM sull'ambiente marino e, a meno che non si possa dimostrare che nessuna perdita di biodiversità marina o degradazione degli ecosistemi marini siano il risultato di queste attività, dovrebbe essere implementata una moratoria o un divieto totale sullo sfruttamento dei minerali di acque profonde. Nonostante i crescenti sforzi degli scienziati marini, l'attuale comprensione degli ecosistemi di acque profonde e dei potenziali rischi associati al DSM non è ancora ben sviluppata, come evidenziato nella letteratura scientifica e affermato da un gruppo di oltre 800 scienziati marini ed esperti marini, che sottolineano le lacune di conoscenza riguardanti gli ecosistemi di acque profonde e i potenziali effetti dannosi del DSM».
Il parere del LDAC prende in esame i potenziali impatti sulla pesca dell'estrazione mineraria in acque profonde ed evidenzia che «I rischi per la pesca, in particolare, sono allarmanti. Diversi studi hanno documentato i significativi impatti negativi che il DSM potrebbe avere sugli ecosistemi marini, tra cui la pesca. I pennacchi di sedimenti in diverse parti della colonna d'acqua, l'inquinamento acustico e lo scarico delle navi minerarie potrebbero avere gravi ripercussioni sulle specie commerciali, in particolare sugli stock altamente migratori e ampiamente distribuiti come il tonno tropicale, come osservato in recenti studi nel Pacifico (van der Grient e Drazen, 2021; Amon et al., 2023). Queste attività rappresentano una minaccia non solo per le specie direttamente interessate, ma anche per le più ampie reti alimentari e i servizi ecosistemici da cui dipende la pesca sostenibile (Drazen et al., 2021). Inoltre, varie istituzioni hanno già sollevato preoccupazioni sulla necessità del DSM e sulle potenziali implicazioni negative sulla pesca. L'European Academies Science Advisory Council (EASAC) ha detto che l'affermazione secondo cui il DSM è essenziale per raggiungere gli obiettivi climatici è fuorviante, osservando inoltre che qualsiasi beneficio economico dell'attività mineraria deve essere giustificato dall'elevato rischio e dalla natura a lungo termine del danno. Allo stesso modo, le Parti della Convention on Migratory Species, durante il loro meeting del 2024, hanno sottolineato che "gli impatti dell'attività mineraria di DSM sulle specie migratorie e sulle loro prede potrebbero essere estesi e duraturi". Alla luce dei rischi e in risposta alla recente decisione della Norvegia di aprire i propri fondali marini al DSM, il Parlamento europeo ha espresso preoccupazioni e ha affermato che gli impatti "potrebbero essere dannosi per gli stock ittici e la pesca e potrebbero influire sull'accesso delle navi degli Stati membri dell'UE alle zone di pesca della zona". Di conseguenza, il Consiglio dell'Ue ha espresso preoccupazioni in merito alla decisione della Norvegia, ricordando gli impegni internazionali per un processo di valutazione approfondita degli impatti ambientali. Inoltre, ricordiamo che, in linea con il principio di precauzione, la Commissione europea ha finora sostenuto di vietare l'attività mineraria in acque profonde "finché le lacune scientifiche non saranno adeguatamente colmate, non si verificheranno effetti dannosi dall'attività mineraria e l'ambiente marino non sarà efficacemente protetto" e il Parlamento europeo chiede "di promuovere una moratoria [...] sull'attività mineraria in acque profonde"».
In Norvegia, l'estrazione mineraria in acque profonde sta emergendo come una questione controversa tra i partiti politici. Mentre il governo prevede di assegnare le licenze già nella primavera del 2025, le agenzie governative norvegesi sono state molto critiche, affermando che la valutazione di impatto strategico del governo non soddisfa i requisiti legali nazionali o internazionali e che i rischi di scorie e particelle radioattive non sono stati valutati correttamente. Inoltre, anche le comunità indigene nazionali stanno alzando la voce contro l'estrazione mineraria in acque profonde. E il LDAC nel suo parere fa notare che «Le organizzazioni della pesca, tra cui la Norwegian Fishing Vessel Owners Association (Fiskebåt) e la Norwegian Fishermen's Association, hanno criticato i piani di aprire aree per il DSM, così come hanno fatto gruppi di pesca in Africa, Asia e Pacifico, come la LMMA Network e la CAOPA. Queste organizzazioni hanno evidenziato il rischio per il settore marittimo, in particolare la pesca, e hanno chiesto una moratoria sul DSM finché non verrà stabilita una migliore comprensione delle conseguenze a lungo termine».
Il LDAC ricorda ancora che »Un numero crescente di paesi si sta esprimendo contro l'introduzione del DSM, tra cui 11 Stati membri dell'Ue. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, istituzioni finanziarie, popolazioni indigene, organizzazioni civili e milioni di firmatari di petizioni chiedono di fermarlo. Anche le principali aziende industriali stanno già chiedendo una moratoria sull'estrazione mineraria in acque profonde ed escludono questi minerali dalle loro catene di approvvigionamento»,
Il documento si conclude con alcune raccomandazioni: «Dati gli argomenti e le preoccupazioni sopra menzionati, LDAC, NWWAC, PELAC e SWWAC: Esprimono il loro forte sostegno alla Commissione europea che ribadisce la sua posizione di sostenere la proibizione dell'estrazione mineraria in acque profonde finché solide prove scientifiche non dimostreranno che non avrà un impatto negativo sugli ecosistemi marini né metterà a repentaglio i mezzi di sussistenza di coloro che dipendono dal mare, tra cui la pesca. Chiedono a tutti gli Stati membri dell'Ue di seguire questo consiglio per evitare di adottare misure premature nell'estrazione mineraria in acque profonde. I rischi di danni irreversibili agli ecosistemi marini e di interruzioni a lungo termine della pesca sono troppo grandi. Il principio di precauzione deve guidare le decisioni dell'Ue. Incoraggiare la priorità al riutilizzo dei materiali e all'attuazione di strategie di economia circolare, in modo che la Commissione europea possa ottimizzare le risorse e migliorare la competitività dell'UE attraverso pratiche realmente sostenibili e responsabili».
L'Environmental Justice Foundation (EJF) e la Deep Sea Conservation Coalition (DSCC) hanno accolto con favore la posizione del Long Distance Advisory Council In risposta alla raccomandazione del rapporto Draghi della Commissione europea sull'esplorazione dell'estrazione mineraria in acque profonde.
Steve Trent, CEO e fondatore di EJF, ha commentato: «Il nostro oceano vale più se protetto che saccheggiato. La posizione ferma di LDAC è un segnale potente che la Norvegia e le nazioni di tutto il mondo dovrebbero ascoltare. La scienza non potrebbe essere più chiara: fermare l'estrazione mineraria in acque profonde è essenziale per evitare danni irreversibili ai preziosi ecosistemi che le comunità hanno coltivato per secoli. Le vere opportunità sono nell'economia circolare, nelle nuove tecnologie delle batterie e nel riciclaggio di materiali critici. La natura è già sotto pressione così com'è; un'altra decisione di distruggere l'ultimo spazio selvaggio del nostro pianeta è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno».
Matt Gianni, co-fondatore e analista politico della Deep Sea Conservation Coalition, ha concluso: «I pescatori e le organizzazioni del settore della pesca in tutto il mondo stanno riconoscendo sempre di più la minaccia che l'estrazione mineraria in acque profonde in alto mare rappresenta sia per la pesca che per l'ambiente marino. Mentre le imprese e i Paesi favorevoli all'estrazione mineraria tentano di accelerare lo sviluppo di questo settore, è fondamentale che i pescatori chiariscano che i rischi posti dall'estrazione mineraria in acque profonde alla pesca sono reali e che questo settore non deve ricevere il via libera dall'International Seabed Authority».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.