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L’analisi di Assoambiente

Corte dei conti, bonifica dei Sin ancora al palo: servono Unità operative regionali specializzate

Il 56% dei procedimenti attivi si trova ancora nella prima fase, in cui lo stato della contaminazione non è neanche noto
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

La Corte dei Conti ha pubblicato, con delibera n. 87/2024/G, il rapporto intitolato “Fondo per la bonifica e la messa in sicurezza dei Siti di interesse nazionale” (in allegato in coda all’articolo), che si configura come la prima indagine nazionale di ampia portata sulla situazione delle bonifiche dei Sin.

Come noto, i Sin rappresentano “estese porzioni del territorio nazionale, di particolare pregio ambientale e intese nelle diverse matrici ambientali (compresi eventuali corpi idrici superficiali e relativi sedimenti), individuati per legge, ai fini della bonifica, in base a caratteristiche (di contaminazione e non solo) che comportano un elevato rischio sanitario ed ecologico in ragione della densità della popolazione o dell’estensione del sito stesso, nonché un rilevante impatto socio-economico e un rischio per i beni di interesse storico-culturale”.

Dall’analisi del rapporto elaborata da Assoambiente – l’associazione nazionale che riunisce le imprese attive nella gestione rifiuti e bonifiche – emerge che nel complesso i siti interessati da procedimenti di bonifica a livello nazionale siano circa 35.000; di questi circa 16.000 sono tuttora attivi. Tuttavia, più della metà dei procedimenti attivi (56%) si trova nella prima fase, quella relativa alla attivazione del procedimento; si tratta principalmente di siti il cui stato della contaminazione non è noto o lo è in modo preliminare.

Viene quindi sottolineata la parzialità del rapporto che comunque mette in luce l’attuale mancanza strutturale di un assetto organico che consenta la riparazione del generalizzato danno ambientale entro tempi compatibili con la prevenzione degli effetti peggiorativi dello stesso.

In particolare, il report della Corte dei conti riporta un elenco delle bonifiche sostenute grazie al Fondo ad hoc, istituito nel 2015 presso il ministero dell’Ambiente, in aree ad alto rischio, come la Valle del Sacco, Brescia Caffaro, Fidenza, Porto Marghera, l’Officina grande riparazione Etr di Bologna e l’area vasta di Giugliano (ai quali viene dedicato uno specifico capitolo). Viene poi espressa preoccupazione sul fronte Pnrr in quanto i fondi stanziati (500 milioni di euro) sono considerati insufficienti rispetto agli interventi necessari al ripristino delle aree per il cui inquinamento non è stato identificato un responsabile (cosiddetti “siti orfani”).

Più in generale, emergono le criticità gestionali e procedurali, come ad esempio lo scarso coordinamento tra procedimenti di bonifica e misure risarcitorie contro i danni ambientali, a detrimento dell’efficacia degli interventi.

«Per un coordinamento più strutturato tra ministero dell’Ambiente, Regioni e Province autonome, secondo i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione, e per un potenziamento delle risorse umane e finanziarie degli enti locali, la Corte dei Conti – conclude Assoambiente – suggerisce la costituzione di Unità operative regionali specializzate per garantire supporto alle attività tecniche di bonifica, maggiore trasparenza e il coinvolgimento delle comunità locali».

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Redazione Greenreport

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