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Le emissioni di metano dell’industria lattiero casearia sono da 4 a 5 volte più alte di quanto si credesse

Convertirle in biogas potrebbe far risparmiare più di 400 milioni di sterline all'anno solo al settore lattiero-caseario britannico
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Il nuovo studio “Estimating methane emissions from manure: a suitable case for treatment” pubblicato su   Environmental Research, Food Systems da  Neil Ward dell’University of East Anglia (UEA) e da Andrew Atkins e Penny Atkins dell’International Fugitive Emissions Abatement Association (IFEAA), ha scoperto che «Le emissioni di metano provenienti dai depositi di liquami negli allevamenti lattiero-caseari potrebbero essere fino a 5 volte superiori a quanto suggeriscono le statistiche ufficiali, evidenziando l'enorme potenziale di trasformazione di tali depositi in una fonte di energia rinnovabile».

Lo studio, sostenuto dal Net Zero Methane Hub e che ha ricevuto 285.000 sterline dal governo del Regno Unito attraverso lo Shared Prosperity Fund ,dimostra che, «Se catturato e trasformato in biogas, il metano emesso potrebbe valere più di 400 milioni di sterline all'anno per il settore lattiero-caseario in termini di risparmio sui costi del carburante, ovvero circa 52.500 sterline per un'azienda agricola di medie dimensioni».  

I ricercatori sottolineano che «La tecnologia di cattura esiste già e, se implementata in tutti gli allevamenti da latte dell'Ue, la conversione del metano in biocarburante potrebbe ridurre le emissioni in misura pari a circa il 5,8% del restante budget per l'aumento della temperatura globale, se la temperatura venisse mantenuta a un riscaldamento di 1,5 ◦ C». 

Lo studio si basa su misurazioni ra realizzate in due aziende lattiero-casearie in Cornovaglia, in Inghilterra e a un crescente corpus di ricerca internazionale sul campo e suggerisce che «I calcoli "Tier 2" utilizzati dai Paesi per segnalare annualmente le proprie emissioni all'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) potrebbero non essere solidi».

Gli attuali inventari nazionali delle emissioni di gas serra segnalano che le emissioni enteriche, ovvero quelle provenienti direttamente dall'apparato digerente degli animali, sono da 3 a 9 volte maggiori di quelle derivanti dalla gestione del letame, compreso lo stoccaggio e lo spandimento di liquami e letame, ma i risultati riportati su Environmental Research: Food Systems e il libro bianco dell'IFEAA Net Zero Methane Hub  suggeriscono che «L'equilibrio tra emissioni enteriche e quelle derivanti dalla gestione del letame potrebbe essere molto più vicino al 50-50». Gli autori dello studio chiedono anche una maggiore attenzione da parte di ricercatori e leader politici sulle emissioni derivanti dalla gestione del letame.   

Il principale autore dello studio, Neil Ward , del Tyndall Centre for Climate Change Research dell’UEA, ha confermato che «La metodologia internazionale standard sembra sottostimare le emissioni di metano derivanti dallo stoccaggio dei fanghi.  Fortunatamente, abbiamo la tecnologia per trasformare questo problema in un'opportunità di business per gli agricoltori che possono ridurre le bollette energetiche e diventare indipendenti dal punto di vista energetico se catturano e utilizzano il metano come combustibile. Se le emissioni derivanti dalla gestione del letame vengono notevolmente sottostimate, questo significa non solo che le stime ufficiali sono imprecise, ma anche che le priorità relative alle opzioni di mitigazione potrebbero essere distorte.  Questa ricerca rappresenta quindi un urgente invito all'azione e a ulteriori lavori per comprendere meglio le emissioni di metano derivanti dalla gestione del letame». 
I ricercatori hanno analizzato le misurazioni delle emissioni di liquami dei bacini di lagunaggio delle due fattorie nel 2022-23. Le lagune sono state coperte con coperture ermetiche e il metano è stato catturato ed è stato così scoperto che i lagunaggi di liquami producono molto più metano di quanto suggerito dalle stime ufficiali, come quelle basate sui metodi sviluppati dall'IPCC: «Le emissioni effettive delle fattorie erano rispettivamente di 145 kg per mucca all'anno e 198 kg per mucca all'anno. Questo è 4 o 5 volte superiore alla cifra ufficiale esistente di 38 kg per mucca riportata nell'inventario nazionale del Regno Unito». 

Le raccomandazioni che ne sono derivate per il governo includono priorità di ricerca e sviluppo, l'aumento delle sovvenzioni per le coperture dei fanghi e l'estensione di questo sostegno finanziario agli impianti di stoccaggio e riuso del ga. 

La Atkins, CEO dell'IFEAA, ha ricordato che «Esiste una tecnologia per catturare, elaborare e utilizzare il metano che attualmente si disperde nell'atmosfera e contribuisce all'accumulo di gas serra, e sembra economicamente promettente, in particolare se si riesce a implementare un quadro di incentivi per gli investimenti di capitale nelle aziende agricole, abbinato al supporto normativo.  Il contributo cumulativo di metano derivante dalla gestione del letame degli allevamenti lattiero-caseari è significativo e questi dati dimostrano che dobbiamo agire ora per ridurre le emissioni». 

Inoltre. i ricercatori invitano i decisori politici a semplificare i processi di pianificazione e rilascio dei permessi, nonché di prevedere agevolazioni fiscali per gli investimenti nella filiera del recupero e dell'utilizzo del metano, come gli investimenti delle aziende di trasformazione del latte nelle aziende agricole fornitrici.  

George Eustice, ex segretario di Stato per l'ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali del Partito Conservatore e attuale presidente dell'IFEAA, ha concluso: «Il metano è un gas serra potente ma di breve durata e la riduzione delle emissioni è fondamentale per raggiungere l'obiettivo di emissioni net zero e limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi. La cattiva notizia è che le emissioni derivanti dall’agricoltura sono più elevate di quanto si pensasse in precedenza, ma la buona notizia è che questo metano può essere facilmente catturato e utilizzato come alternativa ai combustibili fossili, creando un flusso di reddito aggiuntivo per le aziende agricole». 

Redazione Greenreport

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