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Se in acqua non fa mai buio

La luce artificiale notturna modifica il comportamento dei pesci, anche nella generazione successiva
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

La luce artificiale notturna inquina l'ambiente aggiungendo luminescenza a luoghi che altrimenti sarebbero bui di notte. Colpisce attraverso le luci che illuminano strade, edifici e aree industriali per tutta la notte. Lo studio “Behavioural and transgenerational effects of artificial light at night (ALAN) of varying spectral compositions in zebrafish (Danio rerio)”, pubblicato su Science of The Total Environment da un team di ricercatori cinesi, Tedeschi e svedesi ha dimostrato che «L'inquinamento luminoso, in particolare la luce nello spettro blu, può alterare il comportamento dei pesci dopo solo poche notti e avere effetti a catena sulla loro prole».

Il team ha studiato come hanno reagito le femmine di pesce zebra dopo essere state esposte alla luce artificiale di notte, che è considerata la principale fonte di inquinamento luminoso nel mondo. I pesci sono stati esposti a diverse lunghezze d'onda di luce artificiale per 9 notti, il che, scrivono i ricercatori «Li ha portati a nuotare meno, a stare più vicini e a trascorrere più tempo vicino alla parete dell'acquario. Questi comportamenti simili all'ansia sono stati osservati nei pesci sotto tutte le lunghezze d'onda della luce, ma la luce a lunghezza d'onda corta nello spettro blu ha causato i cambiamenti più rapidi e forti. I risultati rivelano inoltre che l'inquinamento luminoso può avere effetti duraturi: la prole nata da madri esposte alla luce ha nuotato meno nonostante non sia mai stata esposta loro stessa».

E’ noto che la luce artificiale notturna ha un impatto sulla maggior parte degli organismi interrompendo i ritmi naturali dei processi biologici, che sono coordinati da cicli di luce e buio. Il principale autore dello studio,  Wei Wei Lidel Max-Planck-Instituts für Verhaltensbiologie, evidenzia che «Il sonno è uno dei principali processi degli animali che viene interrotto dalla luce artificiale notturna, quindi eravamo curiosi di sapere cosa significasse per la loro capacità di gestire le loro vite. In altre parole, cosa significasse per il loro comportamento? I livelli di luce che abbiamo utilizzato nel nostro studio corrispondevano a quel che già illumina le case degli animali di notte attraverso le numerose fonti che posizioniamo all'esterno. E abbiamo riscontrato effetti negativi estremamente forti e chiari sul comportamento dei pesci e della loro prole dopo solo poche notti luminose».

Dato che è noto che gli effetti negativi della luce artificiale notturna si verificano negli esseri umani a causa dell'esposizione alla luce nello spettro blu, il team voleva capire se diverse lunghezze d'onda influenzassero anche il comportamento dei pesci in modo diverso. Hanno esposto le femmine di pesce zebra alla luce notturna a 10 regimi di luce: 9 lunghezze d'onda separate nello spettro visibile e luce bianca. Le luci sono state impostate a 20 lux, approssimativamente l'intensità dei lampioni stradali visti a distanza e alla quale  gli animali sarebbero esposti negli ambienti esterni. Hanno così scoperto che «Dopo otto notti di esposizione, tutte le lunghezze d'onda facevano sì che i pesci nuotassero meno, stessero più vicini e trascorressero più tempo vicino alla parete dell'acquario, un comportamento noto come "thigmotaxis" o wall-hugging, che è un indicatore di ansia negli animali. Tuttavia, l'effetto della luce blu poteva essere visto prima, dopo soli cinque giorni di esposizione, con la luce a 470 nm che aveva l'effetto più forte di tutti». Un altro autore dello studio, Aneesh Bose, ex Max Planck Institute e ora alla Sveriges lantbruksuniversitet, sottolinea che «Questo è coerente con quel che è noto negli esseri umani, ovvero che l'esposizione alla luce blu dei nostri display elettronici ha il maggiore effetto sul nostro sonno e forse su altri cicli fisiologici».

Lo studio non si prefiggeva di scoprire un meccanismo, ma gli autori ipotizzano che la privazione del sonno potrebbe essere alla base dei modelli nei loro dati. La loro scoperta che i cambiamenti comportamentali si sono rivelati dopo cinque o otto notti di esposizione, piuttosto che immediatamente, potrebbe essere spiegata dalla mancanza di sonno. Bose spiega ancora: «I pesci potevavo passare qualche notte in bianco, ma dopo troppe notti di sonno interrotto alla fine li ha distrutti».

Lo studio ha anche rivelato che gli impatti dell'inquinamento luminoso non si sono limitati Al singolo individuo, ma sono stati trasmessi alla prole: dopo l'esposizione alla luce artificiale di notte, le femmine di pesce zebra dello studio sono state fatte riprodurre  e il team ha allevato la loro prole in condizioni di luce naturale. Dopo 15 giorni, i ricercatori hanno testato i comportamenti natatori delle larve utilizzando un software di tracciamento automatizzato specializzato progettato per quantificare i livelli di attività degli avanotti e ne è emerso che «La prole delle madri esposte ha mostrato una riduzione del movimento diurno nonostante non fossero mai state esposte alle luci di notte».

L’autore senior dello studio,  Ming Duan dell'Istituto di idrobiologia dell'Accademia cinese delle scienze ha concluso: «Abbiamo scoperto che l'inquinamento luminoso altera il comportamento naturale dei pesci e questa alterazione potrebbe avere conseguenze sulla forma fisica e sulle prestazioni. Per mitigare queste conseguenze della luce artificiale notturna sugli animali selvatici è necessario prestare particolare attenzione alla luce emessa dalle fonti umane. Molti dei luoghi in cui illuminiamo di notte sono vicini agli habitat degli animali. La cosa migliore che possiamo fare è ridurre al minimo l'uso di fonti di luce a lunghezza d'onda blu dove gli animali cercano di dormire».

Redazione Greenreport

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