Trovato l'antidoto per i bombi contro i pesticidi mortali?
Lo studio “Ingestible hydrogel microparticles improve bee health after pesticide exposure”, pubblicato recentemente su Nature Sustainability da un team di ricercatori della Cornell University , che mostra promettenti risultati iniziali sui comuni bombi orientali (Bombus impatiens): gli scienziati potrebbero aver trovato un antidoto ai pesticidi che uccidono direttamente e indirettamente le api.
Alla Cornell evidenziano che «I risultati sono di fondamentale importanza, poiché le api forniscono servizi essenziali di impollinazione per quasi l'80% delle colture mondiali, ma tra il 2017 e il 2020 le perdite annuali di alveari gestiti di api mellifere statunitensi hanno raggiunto in media il 44%. Decine di studi hanno documentato cali regionali e globali delle api selvatiche».
Lo studio proof-of-concept sui bombi descrive l'uso di minuscole microparticelle di idrogel (5 micron di diametro e visibili solo al microscopio) ingeribili che si legano fisicamente ai neonicotinoidi, una classe di pesticidi vietati nell’Unione europea e ancora utilizzati in modo limitato negli Stati Uniti. Una volta assorbiti, i pesticidi e le microparticelle attraversano il tratto digerente dell'ape e vengono escreti.
Lo studio ha scoperto che «Quando le microparticelle venivano somministrate in acqua zuccherata ai bombi, aumentavano del 30% i tassi di sopravvivenza nei bombi esposti a dosi letali di neonicotinoidi e riducevano significativamente i sintomi nei bombi esposti a dosi subletali della sostanza chimica».
I ricercatori sono convinti che questo antidoto possa essere applicato selettivamente ad altri pesticidi, compresi gli organofosfati ampiamente utilizzati.
L’autrice principale dello studio, Julia Caserto, sottolinea che «Le api sono fondamentali per l'impollinazione delle colture, l'agricoltura e la sicurezza alimentare, quindi è importante che le persone prendano sul serio la salute delle api. Eliminare del tutto i pesticidi sarebbe un buon obiettivo, ma potrebbe non essere del tutto realistico. Vogliamo provare a superare queste esposizioni ai pesticidi nelle api gestite in modo da poter avere ancora un'impollinazione delle colture sufficiente perché tutto sia sostenibile».
Ma l’impresa è improba perché, come spiegano gli stessi ricercatori della Cornell, «I neonicotinoidi penetrano nelle falde acquifere e possono essere assorbiti dalle piante, entrando nel polline e nel nettare. Quando le api estraggono il nettare, possono essere esposte al pesticida, che colpisce specificamente i recettori degli insetti. Le api riportano anche il polline contaminato negli alveari. In dosi subletali, i neonicotinoidi influenzano i mitocondri delle api, l'organello cellulare in cui viene prodotta energia, e possono influenzare il trasferimento di energia nelle api, inibendone il movimento e il volo. Compromettono anche l'immunità delle api, rendendole più suscettibili agli acari e ai virus».
Lo studio, sostenuto dal New York State Environmental Protection Fund e dal Dipartimento dell’agricoltura Usa, ha dimostrato che quando ai bombi venivano somministrate dosi letali di neonicotinoidi, gli esemplari che erano stati nutriti con microparticelle avevano un tasso di sopravvivenza del 30% più alto rispetto alle api che non avevano ricevuto l'antidoto. I ricercatori hanno anche scoperto che «Dopo una dose subletale, il trattamento con microparticelle ha migliorato la motivazione delle api a nutrirsi e ha portato a un aumento del 44% del numero di api in grado di camminare attraverso i canali sperimentali». Utilizzando una telecamera ad alta velocità, i ricercatori hanno anche scoperto che «La frequenza alterata del battito delle ali dopo l'esposizione è migliorata significativamente con il trattamento».
In futuro la ricerca potrebbero includere la sperimentazione dell’antidoto sulle api mellifere allevate, che sono più piccole dei bombi, quindi i pesticidi potrebbero avere effetti diversi.
Ma i ricercatori fanno notare che «Il trattamento non è fattibile per le api selvatiche, poiché sarebbe difficile somministrare le microparticelle». Invece, se l'antidoto venisse alla fine applicato alle api gestite sul campo, le microparticelle potrebbero essere aggiunte agli integratori già in uso, come le pastiglie di polline, che includono polline e altri nutrienti.
L’autore corrispondente dello studio, Minglin Ma del Department of Biological and Environmental Engineering della Cornell, conclude: «La ricerca fornisce non solo una potenziale strategia per affrontare i problemi dei pesticidi per le api allevate, ma anche un esempio in cui approcci interdisciplinari, come i biomateriali in questo caso, possono essere adottati per affrontare le sfide agricole e di sostenibilità».