Rifiuti tessili: in Italia manca la governance. Raccolti solo 2,7 Kg/abitante all’anno
Dal 1° gennaio 2025, in tutti i Paesi Ue i rifiuti tessili dovranno essere raccolti separatamente rispetto all’indifferenziato. A luglio 2023 la Commissione europea ha proposto un regime di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) con l’obiettivo di e promuovere la gestione sostenibile dei rifiuti tessili in tutta l’Ue. I produttori saranno anche invitati ad aumentare la circolarità dei prodotti progettandoli meglio fin dall’inizio: il Parlamento Europeo ha introdotto l’eco-modulazione degli eco-contributi che dovranno tenere in considerazione gli standard in materia di durabilità, riparabilità e riciclabilità. Questo permetterà di fare leva sulla condivisione delle criticità della gestione del fine vita dei prodotti per migliorarne la progettazione, la riciclabilità e l’impatto ambientale.
Ma siamo molto lontani da questa gestione virtuosa: ogni anno in Europa vengono gettati in discarica 7 milioni di tonnellate di prodotti tessili, quanto 70 Colossei in peso. E L’Italia è tra i Paesi che immettono sul mercato il maggior numero di prodotti tessili, con 23 kg per abitante ogni anno a fronte di una raccolta di soli 2,7 kg pro capite, che corrispondono a circa 160 mila tonnellate (di cui 80mila raccolte al Nord, 33,5mila raccolte nel Centro Italia e 46,7mila al Sud).
E il Wwf ricorda che «I nostri abiti finiscono anche per inquinare mari, fiumi e laghi: si calcola che ogni anno vengano rilasciate nelle acque di superficie 13mila tonnellate di microfibre tessili, pari a 25 grammi per persona. La causa di questi numeri è legata anche agli acquisti sfrenati di capi a basso costo ma a grande impatto ambientale: negli ultimi 15 anni il tempo di utilizzo di un indumento si è ridotto del 36%. In questo settore si produce e si spreca troppo». Ma ad oggi si registra un tasso di riciclo solo dell’1% per un tessile che è il quarto per maggiore impiego di materie prime e acqua, responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, più dell’intero trasporto aereo e marittimo insieme.
Luca Campadello, strategic development & innovation manager di Erion Textiles - il Consorzio delle aziende di abbigliamento, accessori, pelletteria, tessili per la casa e calzature, dedicato alla gestione dei Rifiuti di prodotti Tessili – è convinto che «E’ necessaria un’azione sinergica da parte di tutti gli attori per riuscire ad implementare la direttiva europea in modo da organizzare al meglio la filiera del fine vita, discutendone i requisiti con il MASE e Il MIMIT e allineandosi con tutti i consorzi per creare regole univoche e armonizzate nell’interesse dei Produttori. A seguito del Trilogo riceveremo le indicazioni definitive dall’Europa, è fondamentale essere presenti ora ai tavoli di lavoro nazionali per impostare insieme al Governo quello che sarà il sistema del futuro arrivando a regole condivise il Consorzio delle aziende di abbigliamento, accessori, pelletteria, tessili per la casa e calzature, dedicato alla gestione dei Rifiuti di prodotti Tessili».
il ruolo principale dei Consorzi come Erion Textiles, nati su iniziativa volontaria dei produttori, è quello di promuovere una gestione efficiente dei rifiuti tessili. Sarà importante definire il modello di raccolta e selezione dei rifiuti tessili, così come chiarire il ruolo della distribuzione, sia tradizionale sia online. I Consorzi dovranno, poi, fornire supporto ai produttori per l’adesione alle regole del decreto, ma anche per identificare e sviluppare soluzioni innovative per migliorare la riparabilità, la riutilizzabilità e il riciclo dei materiali. Inoltre, organizzeranno campagne di sensibilizzazione verso il consumatore finale per la corretta dismissione dell’abbigliamento a fine vita e favoriranno il dialogo con tutti gli attori della filiera (comuni, rivenditori, selezionatori, riciclatori) per la definizione degli accordi di programma per migliorare la raccolta e garantire standard di qualità della selezione e del riciclo dei rifiuti tessili.
A Erion Textiles spiegano che «I produttori finanzieranno i consorzi tramite gli eco-contributi. Ad esempio, nel mercato francese, che è stato il primo a introdurre la normativa EPR per il settore tessile, un’azienda che commercializza 1 milione e mezzo di prodotti (tra abbigliamento, calzature, accessori e tessile per la casa) contribuisce ai costi di gestione del Consorzio Refashion per più di 100.000 euro. Considerati gli importi in gioco, Erion Textiles insieme ai suoi produttori sta svolgendo le simulazioni e gli scenari del mercato italiano per definire gli eco-contributi che i produttori dovranno prevedere a budget nelle collezioni dei prossimi anni».
Il Consorzio fa notare che «Ad oggi manca una forte governance per la gestione dei rifiuti tessili: nonostante esistano esperienze per la raccolta e la selezione non è stato costruito un sistema industriale per il riciclo. E’ in via di definizione la norma europea alla quale seguiranno i decreti nazionali che permetteranno agli attori della filiera di operare e agire attivamente. Quali sono le mancanze più gravi? Si potrebbe dire che non è ancora avvenuto un confronto franco con le istituzioni, i Comuni e gli operatori della filiera sul modello di gestione dei rifiuti tessili. Considerate le pochissime esperienze di riciclo della frazione di rifiuti tessili non riutilizzabili sarà necessario investire in ricerca per trovare soluzioni di riciclo. Sarà necessario garantire trasparenza e tracciabilità del percorso dei rifiuti tramite standard minimi di qualità per le attività di selezione e infine sensibilizzare i consumatori sulla corretta dismissione dei loro capi a fine vita».
Secondo il Wwf Italia, «La fashion week in programma a Milano da metà settembre può e deve essere un momento di riflessione per cambiare il modello su cui oggi si regge l’industria tessile e della moda. Come consumatori possiamo fare la nostra parte e attivarci per esempio chiedendoci se ogni acquisto è davvero indispensabile oppure affittando abiti invece di comprarli e farli poi marcire nel nostro armadio. Anche la scelta dei tessuti e le modalità di produzione giocano un ruolo importante». Su questo il Wwf sta facendo la sua parte con la sua nuova collezione “Il Panda siamo noi”. Le t-shirt e le shopper in vendita sono realizzate in 100% cotone biologico GOTS (Global Organic Textile Standard) e OEKO-TEX (garantisce che il prodotto e i processi produttivi non contengano né rilascino sostanze tossiche) e con il claim “Estinguerci. Lo stiamo facendo bene” e la frase “Anche oggi ci salviamo domani”.
Il Panda conclude: «La natura si protegge anche dentro l’armadio e sono veramente tanti e semplici i gesti che possiamo fare ogni giorno. Prendersi cura degli abiti che già abbiamo è il primo passo, come leggere attentamente le etichette, controllare se il capo scelto è riparabile e fare attenzione alla trasparenza delle informazioni e alla sostenibilità dei materiali utilizzati. Per un evento o una cerimonia possiamo affittare un abito o sceglierne uno vintage che evita la produzione di nuovi vestiti».