
Rischio di disastro ambientale elevato nel Mar del Nord, dopo lo scontro tra le navi Stena Immaculate e Solong

È stato un pugno allo stomaco la notizia della collisione al largo della costa nordorientale inglese – al traverso del porto di Hull – tra la nave cisterna “Stena Immaculate”, battente bandiera statunitense e, secondo fonti accreditare, in servizio per il governo degli Stati Uniti, e la nave portacontainer Solong. La prima si trovava alla fonda, quando la seconda nave (battente bandiera portoghese in quanto registrata a Madeira ma risultante essere gestita da una società svedese) l’ha centrata in pieno.
Nelle cisterne della nave statunitense sembrerebbe (il condizionale in questi casi è d’obbligo) si trovassero quantitativi non meglio indicati di carburante per aerei militari americani. Questo il dato crudo che riportano autorevoli fonti d’informazione.
La prima immediata riflessione, a parte la fondata preoccupazione per uno dei membri dell’equipaggio risultante ancora disperso, si rivolge per le prevedibili ripercussioni sull’ambiente marino. L’inquinamento già in atto, provocato dalla fuoriuscita di fuel-jet avrà conseguenze serie, soprattutto in relazione ai quantitativi sversati in mare. Se poi aggiungiamo anche il timore (per fortuna ancora non confermato) che la porta container “Solong” trasportasse anche cianuro di sodio, sostanza di per sé molto tossica e che potrebbe danneggiare la vita marina; di certo i 220.000 barili di carburante per aerei hanno causato un’enorme palla di fuoco.
La collisione si è verificata nel Mare del Nord, a circa 10 miglia dalla costa inglese. La nave Solong, una portacontainer, stava navigando verso Rotterdam dopo essere partita da Grangemouth, in Scozia; secondo le informazioni fornite dalla “Crowley”, la compagnia logistica statunitense che gestisce la “Stena Immaculate”, l’impatto ha innescato diverse esplosioni a bordo della petroliera.
Un funzionario del governo statunitense ha confermato che la nave trasportava un carico destinato a supportare il “necessity” del dipartimento della Difesa. Tuttavia, ha rassicurato che l’incidente non avrebbe avuto ripercussioni sulle operazioni militari o sulla prontezza al combattimento, e conclude asserendo che le autorità stanno monitorando attentamente la situazione per contenere danni ecologici.
Una riflessione a caldo, ci sentiamo, comunque, di dover fare: questa volta la sfortuna non c’entra proprio nulla e non li ha salvati neanche il doppio scafo (double hull). Speriamo davvero si tratti solo di carburante per aerei (Jet-A1), che è assimilabile al gasolio per punto d’infiammabilità (55° centigradi) e che si riesca a spegnere l’incendio divampato sulla porta container, che francamente ci preoccupa di più, perché le cisterne della petroliera saranno già state sicuramente inertizzate. Sempre sperando che la cisterna con la falla sia solamente una.
