Qualità dell’aria, le città del Nord Italia in fondo alla classifica Ue
Nove delle 14 città più inquinate d’Europa sono nel nord Italia. E, allargando lo sguardo a livelli di inquinamento meno allarmanti ma comunque oltre la soglia d’attenzione, sono ben 25 i centri urbani presenti nelle nostre regioni settentrionali che hanno fatto registrare livelli di concentrazione media annua di particolato fine (Pm2.5) tra i 15 e i 25 microgrammi per metro cubo d’aria (μg/m3).
Il dato emerge dal visualizzatore aggiornato della qualità dell'aria urbana europea realizzato dalla European environment agency (Eea), l’Agenzia europea che si occupa del monitoraggio delle condizioni ambientali del nostro continente.
Nel rapporto che accompagna lo strumento di monitoraggio viene sottolineato che «le persone di Uppsala e Umeå, in Svezia, e Faro, in Portogallo, possono godere dell’aria urbana più pulita d’Europa», che «tre europei su quattro vivono in aree urbane e la maggior parte di loro è esposta a livelli non sicuri di inquinamento atmosferico», che «migliorare la qualità dell’aria ai livelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità potrebbe ridurre significativamente le morti premature causate dall’inquinamento atmosferico» e che nel corso delle indagini relative agli anni 2022 e 2023 è emerso che «solo 13 città europee avevano concentrazioni medie di particolato fine che erano inferiori al livello indicato dalle linee guide per la salute dell’Oms, ovvero 5 microgrammi per metro cubo di aria».
Ma la vera notizia, per noi italiani fortemente negativa, emerge dall’analisi del dettaglio della concentrazione di polveri sottili nelle 372 città comunitarie presenti nella ricerca. Già guardando la mappa dell’Unione europea, si nota che una qualità dell’aria «bassa», cioè con livelli di Pm2.5 superiori ai 15 microgrammi per metro cubo d’aria, è stata registrata nel 2022 e nel 2023 soprattutto in una vasta area che copre le principali regioni del nord Italia. Scorrendo poi i nomi delle 14 città in fondo alla classifica sottostante, quelle cioè con livelli di particolato uguali o superiori a 20,7 μg/m3, si apprende che ben 9 nomi sono di città italiane. Ovvero, citate per ordine crescente di inquinamento dell’aria: Treviso, Brescia, Bergamo, Torino, Piacenza, Venezia, Padova, Vicenza e Cremona. E, se si allarga la classifica guardando le città con particolato uguale o superiore a 15 μg/m3 si capisce che l’aria non è poi tanto migliore a Lecco, Terni, Ancona, Parma, Prato, Ravenna, Rimini, Ferrara, Novara, Sassuolo, Verona, Modena, Asti, Pavia, Alessandria e Milano.
Al contrario, le città con un’accettabile qualità dell’aria (tra 5 e 10 μg/m3) si contano sulle dita di una mano. E sono: Savona, Livorno, Battipaglia, Sassari e Siracusa.
Il rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente e il materiale grafico di supporto al testo dimostrano purtroppoun dato già divulgato dall’Istat nel mese di maggio, e cioè che nonostante la qualità dell’aria respirata dagli italiani sia generalmente migliorata nel corso degli ultimi decenni, non solo siamo ancora ben lontani dagli obiettivi Oms, ma ultimamente le centraline di monitoraggio diffuse lungo tutta la penisola hanno fatto registrare un «netto peggioramento». E benché il fenomeno interessi appunto tutto il territorio nazionale, già da analisi condotte in Italia la scorsa primavera era emerso che soprattutto al nord il problema arriva a dimensioni estremamente preoccupanti. In particolare, in Lombardia e nell’intera area della Pianura Padana sono presenti polveri sottili che in alcuni casi ha fatto registrare una concentrazione anche quattro o addirittura cinque volte superiore a quella raccomandata dall’Oms. Colpa delle fabbriche? No, si parla soprattutto di climatizzazione edifici, traffico veicolare e non solo. È stato infatti rilevato che gli allevamenti di bovini e suini sono responsabili fino a un quarto dei livelli totali di inquinamento dell’aria.