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La bomba al mercurio dell’Artico innescata dal riscaldamento globale

Nel permafrost potrebbe essersi accumulato più mercurio che negli oceani, nel suolo, nell’atmosfera e nella biosfera messi insieme
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Secondo lo studio “Mercury stocks in discontinuous permafrost and their mobilization by river migration in the Yukon River Basin” pubblicato su Environmental Research Letters da un team di ricercatori statunitensi e olandesi guidato dalla University of Southern California (USC), mentre il permafrost artico si scioglie a un ritmo record, vaste riserve di mercurio tossico mettono in grave pericolo la catena alimentare (e le comunità che ne dipendono.

Gli scienziati della USC Dornsife  spiegano che «Il fiume Yukon scorre verso ovest attraverso l'Alaska verso il mare di Bering, erodendo il permafrost artico lungo le sue rive e trasportando sedimenti a valle. In quei sedimenti si nasconde un clandestino tossico: il mercurio. Mentre l'Artico si riscalda a causa del cambiamento climatico, riscaldandosi fino a 4 volte più velocemente della media globale, il mercurio sequestrato nel permafrost per millenni viene eroso dai fiumi e rilasciato nell'ambiente».

Lo studio presenta un metodo più accurato per misurare la quantità di mercurio rilasciata dal permafrost nel  fiume e stimare il mercurio totale che potrebbe essre rilasciato e avverte che «Questo metallo tossico rappresenta una minaccia per l'ambiente e la salute dei 5 milioni di persone che vivono nella zona artica, più di 3 milioni delle quali vivono in aree in cui si prevede che il permafrost scomparirà del tutto entro il 2050».

l’autore senior dello studio, Joshua West, professore di scienze della Terra e studi ambientali all’USC Dornsife, conferma che «Nell'Artico Potrebbe esserci questa gigantesca bomba al mercurio in attesa di esplodere. Il mercurio si sposta dall'aria alla terra all'acqua. La circolazione atmosferica naturale del pianeta tende a spostare gli inquinanti verso le alte latitudini, il che si traduce in un accumulo di mercurio nell'Artico. A causa del modo in cui si comporta chimicamente, molto inquinamento da mercurio finisce nell'Artico. Il permafrost ha accumulato così tanto mercurio che potrebbe eclissare la quantità contenuta negli oceani, nei terreni, nell'atmosfera e nella biosfera messi insieme».

Nell'Artico, le piante assorbono il mercurio, poi muoiono e diventano parte del terreno, che alla fine si congela nel permafrost. Nel corso di migliaia di anni, le concentrazioni di mercurio si sono accumulate nel  terreno ghiacciato, almeno fino allo scongelamento, un evento sempre più comune a causa del cambiamento climatico.

Il team di ricerca, che comprende scienziati del  California Institute of Technology, dello Yukon River Inter-Tribal Watershed Council, del Massachusetts Institute of Technology e della  Technische Universiteit Delft, si è concentrato su due villaggi nel bacino del fiume Yukon in Alaska: Beaver, situato circa 100 miglia a nord di Fairbanks, e Huslia, 250 miglia a ovest di Beaver.  Gli scienziati fanno notare che «I precedenti metodi di stima dei livelli di mercurio, che utilizzavano campioni di carotaggio prelevati nei primi tre metri (circa 10 piedi) del permafrost, variavano fino a 4 volte e presentavano limitazioni dovute alla profondità di campionamento».

Il team guidato dal’USC Dornsife ha analizzato il mercurio nei sedimenti nelle rive dei fiumi e nei banchi di sabbia, attingendo a strati di terreno più profondi e i ricercatori hanno scoperto che «I livelli di mercurio nei sedimenti erano in linea con le stime più elevate degli studi precedenti, confermando che i campioni di sedimenti forniscono una misura affidabile del contenuto di mercurio e offrono una visione più approfondita dei pericoli nascosti del permafrost».

Inoltre, il team ha utilizzato dati satellitari per monitorare la velocità con cui il fiume Yukon sta cambiando corso e gli scienziati dicono che «Questi cambiamenti nel percorso del fiume sono significativi perché influenzano la quantità di sedimenti carichi di mercurio che vengono erosi dalle rive del fiume e depositati lungo i banchi di sabbia. Comprendere questi cambiamenti dinamici è fondamentale, poiché aiuta i ricercatori a prevedere il movimento del mercurio. E’ interessante notare che i sedimenti con grani più fini contenevano più mercurio rispetto a quelli con grani più grossi, il che suggerisce che specifici tipi di terreno potrebbero presentare rischi maggiori».

Isabel Smith , dottoranda presso USC Dornsife e autrice corrispondente dello studio, aggiunge che «Il fiume può mobilitare rapidamente grandi quantità di sedimenti contenenti mercurio. Tenere conto di tutti questi fattori dovrebbe darci una stima più accurata del mercurio totale che potrebbe essere rilasciato man mano che il permafrost continua a sciogliersi nei prossimi decenni».

Anche se attualmente il mercurio ambientale rilasciato dallo scioglimento del permafrost non rappresenta una grossa minaccia tossica, i suoi effetti si accumulano nel tempo e l'esposizione aumenta man mano che il metallo si accumula nella catena alimentare, in particolare attraverso pesci e selvaggina consumati dagli esseri umani.

West fa notare che «Il rischio di contaminazione attraverso l'acqua potabile è minimo. Non stiamo affrontando una situazione come quella di Flint, in Michigan. La maggior parte dell'esposizione umana al mercurio avviene tramite la dieta.Inoltre, nonostante il fiume eroda le sponde e mobiliti sedimenti carichi di mercurio, rideposita anche quei sedimenti sui banchi di sabbia e sulle spiagge lungo le rive. Qui c’è  un altro livello di complessità. I fiumi stanno riseppellendo una quantità considerevole di mercurio. Per avere davvero un'idea di quanto il mercurio sia una minaccia, dobbiamo capire sia i processi di erosione che di riseppellimento».

Ma  gli effetti a lungo termine potrebbero essere devastanti, in particolare per le comunità artiche che dipendono dalla caccia e dalla pesca.

La Smith conclude: «Decenni di esposizione, soprattutto con livelli crescenti dovuti al rilascio di più mercurio, potrebbero avere un impatto enorme sull'ambiente e sulla salute di coloro che vivono in queste aree. Speriamo che gli strumenti che abbiamo sviluppato consentiranno una valutazione più precisa della "bomba al mercurio", nella speranza che possa essere disinnescata»

Redazione Greenreport

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