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Clean industrial deal e Piano energia: le raccomandazioni di Can Europe a Bruxelles
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Il 26 febbraio la Commissione Ue presenta il Clean industrial deal, che costituisce l’implementazione del Green deal annunciata dalla presidente Ursula von der Leyen fin dalla sua riconferma, e l’Affordable energy action plan, ovvero il Piano di azione per l’energia a prezzi accessibili. Ma bozze di entrambi i documenti stanno già circolando a Bruxelles. E dopo averle visionate, Climate action network (Can) Europe fa sentire la sua voce. La rete di Ong che si battono contro i cambiamenti climatici chiede che con le misure a cui stanno lavorando i commissari europei si garantisca che le industrie europee facciano da capofila nella transizione verso un modello economico sostenibile, che generi benefici sociali a livello planetario. «Il Clean industrial deal non deve diventare un assegno in bianco per gli inquinatori, e pochi giorni prima della sua pubblicazione il rischio è reale», dice la direttrice di Can Europe Chiara Martinelli. «La politica industriale europea deve basarsi sull'attuazione del Green deal europeo e presentare un ambizioso obiettivo per il 2040 come stella polare, guidando i tagli reali delle emissioni. Il Clean industrial deal dovrebbe includere condizionalità ambientali e sociali chiare e concrete incorporate in modo da aumentare le energie rinnovabili, sostenere le industrie sostenibili e i leader innovativi che abbiamo in Europa e creare posti di lavoro a prova di futuro. Devono essere messe in atto forti salvaguardie per garantire che i finanziamenti pubblici vadano a beneficio delle persone e del pianeta, non dei profitti aziendali».
Can Europe ha anche stilato un corposo documento che delinea le raccomandazioni delle Ong che ne fanno parte attraverso cinque pilastri chiave di una strategia industriale sostenibile. Al primo posto c’è «coerenza e ambizione climatica» («l’attuazione del Green deal europeo e un ambizioso obiettivo per il 2040 dovrebbero essere il principio guida della strategia industriale dell'Ue, guidando gli investimenti e le politiche») e al secondo la necessità «espandere le energie rinnovabili e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili» (nel documento viene definito nel dettaglio come farlo, citando l’elettrificazione, la riduzione dei materiali primari e l’aumento dei tassi dell’uso dei secondari, una revisione delle regole sugli appalti pubblici e altro). Il terzo pilastro riguarda «un approccio alla trasformazione industriale incentrato sulle persone», il quarto «investimenti mirati per la trasformazione industriale» (al primo punto di questo capitolo c’è la necessità di sviluppare un piano di investimento sociale e verde supportato da un fondo Next generation 2.0 da 1 trilione di euro) e il quinto parla di «governance inclusiva per politiche industriali dell'Ue efficaci e trasparenti» (tra le raccomandazioni inserite in questo capitolo c’è quella di includere la società civile e le parti sociali nella governance della politica industriale e la creazione di un osservatorio indipendente per monitorare e valutare le politiche industriali dell'Ue).
Greg Van Elsen, responsabile di Can Europe per le politiche riguardanti il Clean industrial deal, sottoliea: «La dipendenza dell'Europa dall'energia importata e dalle materie prime ci rende vulnerabili, spingendo i costi sia per l'industria che per le famiglie. Per costruire un'economia più resiliente, dobbiamo utilizzare l'energia e le risorse in modo più efficiente: aiutare le industrie a fare di più con meno e ridurre la nostra impronta materiale complessiva. Politiche industriali pulite possono rafforzare la nostra sicurezza economica, rendendo l'Europa più autosufficiente, competitiva e sostenibile. Le industrie europee sono sotto pressione, dal declino della produzione alla ristrutturazione su larga scala. Nelle regioni dipendenti dal carbone, i cambiamenti economici colpiranno duramente e, per milioni di europei, questi cambiamenti sono aggravati dalla crisi del costo della vita. Il Clean industrial deal deve fornire risultati socialmente equi, garantendo che nessuno sia lasciato indietro. Ciò significa affrontare gli impatti distributivi della politica, sostenere i lavoratori durante la transizione, affrontare la carenza di competenze e mettere l'equità al centro. Soprattutto, deve creare posti di lavoro ben pagati e di qualità per le persone in tutta Europa. Dopo decenni di abbandono, la politica industriale è tornata, ma senza una direzione chiara. Rischia di sostenere gli operatori storici dei combustibili fossili invece di guidare una trasformazione industriale che riduce le emissioni e promuove una produzione circolare e sostenibile. L'Ue deve dare priorità agli investimenti in industrie a zero emissioni come i produttori di reti e batterie, non le dispense che si bloccano nel passato fossile».
Non c’è però soltanto il Clean industrial deal che verrà formalmente presentato il 26 a Bruxelles. L’altro grande tema con cui è alle prese l’Europa è l’alto costo dell’energia negli Stati membri, che penalizza le aziende comunitarie in rapporto a quelle statunitensi e cinesi, che possono contare su costi inferiori. Anche su questo tema circolano bozze a cui sta lavorando la Commissione europea e anche su questo Can Europe interviene con un corposo e dettagliato documento contenente diverse raccomandazioni. La rete di organizzazioni che si battono contro i cambiamenti climatici sottolinea innanzitutto che l’Affordable energy action plan per essere veramente efficace, deve allinearsi con la transizione al 100% delle energie rinnovabili: «Le industrie e le famiglie dell'Ue hanno bisogno di energia accessibile, sicura e pulita, cosa che non può essere raggiunta con combustibili fossili o energia nucleare».
Le rinnovabili, sottolinea Can Europe, rappresentano la soluzione più conveniente per produrre energia e aumentare l'approvvigionamento energetico complessivo. Per ottenere un'energia sostenibile e conveniente, l'Ue deve accelerare la decarbonizzazione del sistema energetico, eliminare gradualmente i combustibili fossili e aumentare drasticamente gli sforzi per risparmiare energia. «Questo aiuterà ad abbassare i prezzi mentre progredisce più velocemente nella transizione, generando benefici economici e sociali sulla strada. L'Ue deve dare priorità alle energie rinnovabili rispetto ai gas fossili e ad altri combustibili fossili, aumentare la flessibilità e gli investimenti in rete e garantire una transizione giusta che non pesi sulle famiglie». Ciò include, sottolinea Can Europea, la creazione di programmi di sostegno alle famiglie per accelerare la transizione verso le energie rinnovabili.
Il 26 si vedrà quante di queste raccomandazioni avranno trovato spazio nei due documenti che verranno presentati dalla Commissione europea.
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