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Le milizie M23 conquistano anche Bukavu. Le mani del Rwanda sulle risorse della RDC orientale

Unione africana e Guterres, no alla balcanizzazione della RDC. WFP: saccheggiati i depositi di aiuti alimentari
 |  Green economy

Intervenendo a margine del summit dell’Unione Africana in corso nella capitale etiope Addis Abeba, il commissario per la pace e la sicurezza dell'UA, Bankole Adeoye, ha detto che «Non vogliamo una balcanizzazione della Repubblica democratica del Congo (RDC) orientale. Stiamo chiedendo l'immediato ritiro del Muvement du 23 mars (M23) e dei sui sostenitori da tutte le città e i paesi, compreso l'aeroporto di Goma».

Da decenni nella RDC orientale, ricca di risorse minerarie e naturali, è in corso una guerra di gruppi armati, compreso l’M23 appoggiato e armato dal Rwanda, che combattono contro il debolissimo governo di Kinshasa. A fine gennaio, i ribelli hanno preso Goma, la capitale della provincia del Nord Kivu e hanno nominato un governatore della provincia e un sindaco per Goma.

La dichiarazione di Adeoye arriva dopo che l'M23 ha conquistato anche Bukavu, la capitale della provincia del Sud Kivu e controlla completamente il confine col Rwanda anche grazie alla partecipazione ai combattimenti di circa 4.000 soldati delle Rwandan Defence Force, eppure il governo di Kigali continua a negare l’evidenza e smentisce ogni suo coinvolgimento.
Intervenendo al vertice UA, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha detto che «L'escalation regionale deve essere evitata a tutti i costi. Minaccia di spingere l'intera regione oltre l’orlo del precipizio. NON esiste una soluzione militare al conflitto nella RDC, e che può essere risolto solo tramite il dialogo».
Ma M23 e soldati rwandesi hanno conquistato Bukavu, che conta circa un milione di abitanti, sbaragliando facilmente la debolissima div fesa delle male armate e corrottissime Les Forces Armées de la République Démocratique du Congo (FARDC) e ormai i conquistatori hanno creato uno Stato vassallo del Rwanda che controlla minerali rari e indispensabili per la green economy.

In un messaggio, il world Food Programme (WFP) «Condanna il saccheggio dei suoi magazzini a Bukavu, nel Sud Kivu… le scorte alimentari lì conservate erano destinate a fornire un sostegno vitale alle famiglie più vulnerabili che ora affrontano una crescente crisi umanitaria».

Sotto gli occhi dei miliziani dell’M23 e dei soldati rwandesi, i saccheggiatori si sono impadroniti di 7.000 tonnellate di scorte alimentari umanitarie e l’agenzia Onu denuncia che «Mentre la violenza si diffonde e l'accesso al cibo diventa sempre più difficile, il WFP è pronto a riprendere gli aiuti alimentari essenziali per i più vulnerabili non appena sarà sicuro farlo. Esortiamo tutte le parti in conflitto a rispettare i propri obblighi nei confronti del diritto internazionale umanitario, che include la protezione dei civili e degli operatori umanitari».
Il 13 febbraio, il coordinatore umanitario dell’Onu nella RDC, Bruno Lemarquis, veva lanciato un allarme sulla chiusura dell’accesso agli aiuti aiuto nella regione ricca di minerali e ha ricordato che «Già rima dell'ultima offensiva dell'M23 all'inizio dell'anno, la situazione umanitaria nel Sud Kivu era già disperata. Circa 1,65 milioni di persone, ovvero poco più del 20% della popolazione della provincia, sono state sfollate per una vasta gamma di ragioni. Ci sono altri conflitti nella provincia, tensioni nella comunità, tensioni legate alla terra. Il Sud Kivu è inoltre soggetto a disastri naturali, tra cui le frane sulle rive del lago Kivu, che causano numerosi sfollamenti. Quindi, abbiamo avviato un'importante operazione umanitaria nel Sud Kivu. Le recenti avanzate dei ribelli M23, la cui incursione nel Sud Kivu è la prima dopo il ritiro della Mission de l’Organisation des Nations Unies pour la stabilisation en RD Congo (MONUSCO) dalla provincia nel giugno 2024 , stanno aggravando problemi storici. Questo non farà che aumentare la complessità e le necessità».

Parlando a margine del Summit dell'Unione Africana, Guterres ha detto ai giornalisti che «E’ il momento di mettere a tacere le armi, è il momento della diplomazia e del dialogo. La sovranità e l'integrità territoriale della RDC devono essere rispettate. MONUSCO , la forza internazionale di mantenimento della pace delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo, continuerà a fornire supporto. Ma una forza di mantenimento della pace non può risolvere il problema perché non c'è una pace da mantenere. Il conflitto sarà risolto se ci sarà un'unità africana efficace e una diplomazia africana per risolvere il problema. Sono importanti e cruciali sforzi come il vertice congiunto recentemente tenuto dalla Comunità per lo sviluppo dell'Africa meridionale in Tanzania, che ha portato a un percorso chiaro per un cessate il fuoco immediato».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.