Le 10 proposte di Kyoto Club e Legambiente per decarbonizzare l’edilizia in Italia e in Europa
Per Kyoto Club e Legambiente «L'accelerazione del cambiamento climatico rappresenta una delle sfide più urgenti e complesse dei nostri tempi, aggravata da un panorama geopolitico in costante evoluzione: l’allargamento del conflitto in Medio Oriente e l’escalation militare tra i principali attori regionali è solo l’ultimo episodio di una lunga serie. Come dimostrato in diverse occasioni, gli obiettivi dell’Ue in materia di clima e sicurezza energetica sono complementari. Rendere più verde l’approvvigionamento energetico è la soluzione migliore per la nostra sicurezza collettiva: nessuno può “spegnere” il vento o il sole, e l’insostenibilità dei costi ambientali, economici e sociali della crisi climatica ci impongono di abbandonare i combustibili fossili. In tutto ciò, i costi dei cambiamenti climatici e i loro impatti sugli esseri umani sono ingenti e non fanno che crescere. Questi fenomeni non conoscono confini e richiedono una risposta coordinata a livello internazionale: l'Unione Europea deve rafforzare le proprie politiche climatiche e agire con determinazione, potenziando il Green Deal e promuovendo pratiche innovative e sostenibili per mitigare gli effetti del cambiamento climatico così da garantire non solo un futuro prospero e sicuro per le generazioni a venire, ma anche occasioni di sviluppo, valorizzazione dei territori e pace».
Le due associazioni sottolineano che «Tra i settori più inquinanti e climalteranti c’è sicuramente quello degli edifici: secondo le stime dell'Ue, il comparto delle costruzioni è responsabile del 40% del consumo finale di energia, produce circa il 36% dei gas serra e contribuisce per quasi la metà al particolato fine (PM2,5) totale immesso nell’atmosfera, mentre in Italia dal segmento residenziale proviene il 53% delle emissioni di PM10, dagli edifici il 18% di quelle climalteranti. In questo contesto, è evidente che il Parlamento e la Commissione europea, nel corso della X Legislatura, dovranno assumere una forte leadership continentale nel delineare un quadro legislativo all’avanguardia per migliorare l’efficienza e il risparmio delle costruzioni, ridurre la povertà energetica, decarbonizzare gli impianti di riscaldamento e raffreddamento, e tagliare le emissioni lungo l’intero ciclo di vita degli edifici. Con poco più di cinque anni che ci separano dagli obiettivi per il 2030, è necessario intensificare l’azione per il clima, aumentando sia i livelli di ambizione che l’inclusività in tutti i segmenti della società, per realizzare concretamente la transizione ecologica».
Per questo Kyoto Club e Legambiente hanno presentato il documento programmatico “Per un salto di classe - Per la decarbonizzazione degli edifici: Position Paper per il programma di lavoro del nuovo Parlamento europeo e della Commissione” nel quale avanzano 10 proposte per il ciclo legislativo 2024-2029 dell’Unione europea, «Affinché le politiche e misure future garantiscano una solida base per la decarbonizzazione del settore edilizio».
In particolare le due Associazioni chiedono: di finanziare il Green Deal e stanziare fondi adeguati per politiche climaticamente ambiziose; di monitorare il recepimento e la corretta attuazione della direttiva “Case Green” in Italia e negli altri Stati membri; di approvare un ambizioso piano d’azione per sostenere il mercato delle pompe di calore; di introdurre la revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia bloccata al Parlamento europeo dalla scorsa legislatura; di aumentare l’ambizione della strategia “Renovation Wave”; di implementare politiche per favorire il risparmio energetico e di lotta alla povertà energetica; di promuovere l’edilizia sostenibile e adottare politiche di contenimento delle emissioni incorporate; di rivedere la normativa sulla progettazione eco-compatibile.
Presentando il position paper, il responsabile comunicazione di Kyoto Club, Giacomo Pellini, ha evidenziato che «La decarbonizzazione del comparto edilizio è fondamentale per portare a compimento la transizione ecologica di tutto il nostro sistema economico. Chiediamo che il Governo e il Parlamento italiano attuino un recepimento ambizioso della Direttiva “Case Green” e auspichiamo che la Commissione europea monitori attentamente questo passaggio, in Italia come negli altri Stati membri, intervenendo laddove vi siano lacune. Se, nella scorsa legislatura il Green Deal, è stato delineato, adesso è arrivata l’ora di finanziarlo e di portarlo a compimento. Anche la Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel discorso di presentazione della sua candidatura, ha rimarcato l’importanza di “mantenere la rotta” sugli obiettivi climatici dell’Unione. La fine di questa legislatura coincide, sostanzialmente, con il termine degli obiettivi: il tempo a nostra disposizione è poco e in questi cinque anni l’Unione dovrà lavorare a fondo se vuole arrivare al taglio del 55% delle emissioni al 1990 in tutta l’Ue».
Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente, conclude: «E’ evidente che in tema di cambiamenti climatici il non agire avrà un costo economico e sociale molto più alto degli investimenti necessari alla diffusione delle rinnovabili e alla riqualificazione energetica degli edifici. Ed è altrettanto evidente che l’emergenza climatica dovrebbe essere considerata come la priorità nelle politiche europee ma anche nazionali. Eppure, a partire da quanto accade nel nostro Paese, sembra non essere così. Oggi abbiamo bisogno di accelerare le politiche green, di aumentare il livello di coraggio e di stimolare gli Stati Membri verso l’adozione di politiche ambiziose, cambiando anche la narrazione che non può raccontare il Green Deal come pura ideologia ma come l’unica strada per rendere l’Europa competitiva rispetto ad altri Paesi che stanno investendo molte risorse».