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Il Parlamento frena ancora sulla riciclo dei Raee, nonostante la nuova infrazione europea

Arienti (Erion): «Paradossale che proprio nel giorno in cui la Commissione Ue accende un faro sul gap che separa l’Italia dai target europei, lo Stato perda una straordinaria occasione»
 |  Green economy

Come riportato su queste colonne, giovedì scorso la Commissione europea ha inviato all’Italia una nuova lettera di costituzione in mora, paventando l’ennesima infrazione europea, stavolta legata al mancato rispetto della direttiva che impone (tra le altre cose) un tasso minimo di raccolta differenziata di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee). A fronte di un target del 65%, il dato del nostro Paese si ferma infatti al 30,24%, peraltro in calo.

Nello stesso giorno, la commissione Attività produttive della Camera ha sorprendentemente bocciato due emendamenti al decreto legge “Disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico” che avrebbero dato – senza alcun onere aggiuntivo per le finanze pubbliche – un significativo impulso alla raccolta dei Raee, semplificando le regole per i ritiri “uno contro uno” e “uno contro zero” da parte dei negozianti e imponendo ai Consorzi che si occupano di Raee di finanziare campagne di informazione dei cittadini.

È quando denuncia oggi Erion Weee, il Consorzio nazionale che gestisce oltre due terzi del totale dei Raee intercettati dal sistema “formale” italiano.

«È davvero paradossale che proprio nel giorno in cui la Commissione Europea accende un faro sul gap che separa l’Italia dai target europei lo Stato italiano perda una straordinaria occasione per far crescere la raccolta dei Raee – dichiara Giorgio Arienti, dg di Erion Weee – Nell’audizione alla commissione Attività produttive della Camera del 2 luglio scorso avevamo proposto di inserire nel decreto legge sulle materie prime critiche alcune modifiche al D.Lgs. 49/2014 che avrebbero consentito di fare concreti e rapidi passi in avanti sulla semplificazione della raccolta e sull’informazione ai cittadini».

Le modifiche proposte da Erion Wee sono state condivise dal ministero dell’Ambiente e poi presentate in Commissione come emendamenti dal presidente Alberto Gusmeroli e dal deputato Luca Squeri, ma nella seduta della Commissione del 25 luglio sono state ritirate.

«Quanto successo è davvero inspiegabile – continua Arienti – A maggior ragione se si pensa che le modifiche da noi proposte non avrebbero comportato alcun onere aggiuntivo per lo Stato. Ed è altrettanto inspiegabile che un decreto legge sulle materie prime critiche non contenga alcun riferimento ai Raee, vera e propria «miniera urbana», il cui corretto riciclo potrebbe invece dare un concreto aiuto a ridurre la dipendenza dell’Italia da Paesi come la Cina e la Russia».

Dalle materie prime critiche passa il 38% del Pil nazionale, e si stima che l’Italia possa ricavarne fino al 32% dal riciclo. Ma come già evidenziato su queste pagine, al Governo il contributo dell’economia circolare sembra interessare poco.

Nel frattempo la filiera Raee arranca, soprattutto per due motivi come messo in evidenza da Erion. Per prima cosa, l’attuale normativa italiana in materia di Raee (D.Lgs. 49/2014) prevede che le attività di raccolta dei Raee siano effettuate dagli Enti locali e dai negozianti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee), ma non obbliga questi soggetti a consegnare i Raee ai Consorzi istituiti dai produttori di Aee. Enti Locali e negozianti sono liberi di cedere i Raee raccolti a qualunque azienda in possesso di un’autorizzazione al trattamento di questi rifiuti.

Conseguenza di questa impostazione normativa è una enorme “emorragia” di Raee. Ad esempio, nel raggruppamento R2 (lavatrici, lavastoviglie, forni ecc.) – settore nel quale in circa il 90 % dei casi si acquista un nuovo elettrodomestico quando si dismette quello vecchio – a fronte di 253.000 tonnellate di nuove apparecchiature immesse sul mercato nel 2023, sarebbe stato logico aspettarsi circa 227.000 tonnellate di Raee; invece gli Enti locali e i negozianti hanno consegnato ai Consorzi dei produttori solo 121.000 tonnellate: delle tonnellate mancanti (oltre 100.000) non c’è alcuna traccia.

In secondo luogo, molti Raee si perdono a causa della scarsa consapevolezza dei cittadini sull’importanza della raccolta differenziata: il monitoraggio effettuato periodicamente da Isos per Erion Weee rivela che 4 italiani su 10 non conoscono il significato dell’acronimo Raee e 5 su 10 non conoscono l’esistenza del servizio di ritiro “uno contro zero”.

Che fare? Per Erion lo Stato dovrebbe rapidamente agire su tre fronti: portare la raccolta dei Raee più vicina ai cittadini; effettuare campagne d’informazione; potenziare i controlli sul campo.

Redazione Greenreport

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