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Design e limiti dello sviluppo

Modelli di produzione industriale, tutela dell’ambiente, sviluppo sostenibile e cultura del design devono essere considerati come fattori interrelati
 |  Green economy

AIS/Design. Storia e ricerca è la rivista dell’Associazione italiana storici del Design fondata nel 2012. È una rivista online ad accesso libero che pubblica numeri tematici riguardanti tutti gli ambiti della storia del design. Il tema dell’ultimo numero, Design e limiti dello sviluppo,  si è proposto esplorare come la cultura del design si sia confrontata, prevalentemente nel corso del Novecento – attraverso teorie, proposte e progetti – con il tema della sostenibilità ambientale e, più in generale, con i limiti dell’utilizzo delle risorse.
All’interno della cultura del design è infatti possibile riscontrare, fin dalla prime fasi dello sviluppo tecnologico ottocentesco, la presenza, di due indirizzi: il primo sinergico al modello produttivo industriale, il secondo più critico verso gli squilibri che questo ha provocato.

La consapevolezza che i processi di produzione modificassero le condizioni ambientali risale all’età classica, ma l’efficacia nella ricerca delle soluzioni non è stata costante nei diversi momenti storici.

Nel corso del XX secolo, le due visioni (quella del problem-solving collaborativo e quella della contrapposizione), hanno sviluppato teorie e progetti che hanno alimentato, all’interno delle discipline del progetto, un dibattito non ancora storicizzato. Come non appare ancora storicizzato quell’ampio movimento di idee, sostenuto da progetti di comunicazione bottom-up che, influenzando attraverso l’opinione pubblica la cultura economico-politica, ha promosso la nascita di vincoli legislativi divenuti elementi di indirizzo anche per lo sviluppo dei prodotti industriali.

Il numero - curato da Dario Scodeller ed Eleonora Trivellin - è introdotto dall’editoriale nel quale si riportano alcune dei momenti ritenuti significativi del rapporto tra la disciplina del design e le risorse ambientali.

Viene citato come William Morris, già nel 1875, nella doppia veste di progettista-imprenditore del design e di conferenziere-critico dell’industrializzazione, abbia contribuito ad anticipare alcuni temi legati al ruolo del progetto nel conferimento di qualità all’ambiente antropizzato e al dovere degli intellettuali e degli artisti di contrastare gli effetti nefasti dell’industrializzazione.

Si ricordano gli studi del secondo dopoguerra sull’applicazioni di energie e materiali rinnovabili, per poi citare la figura di Ezio Manzini che, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, ha fatto sintesi tra il concetto di sostenibilità ambientale e sociale.

Molti dei nove saggi contenuti nella rivista si concentrano sul decennio a cavallo tra anni sessanta e settanta dove si ha una significativa e progressiva presa di coscienza dei problemi ambientali.

In questi anni si manifesta l’interesse degli storici italiani per il rapporto tra cultura del progetto e cultura ambientalista nei suoi aspetti di denuncia del sistema di produzione industriale e di elaborazione e prototipazione di modelli alternativi. Rapporto che vede emergere, nuove forme di consapevolezza critica, che si interrogano sul rapporto tra design, tecnica e politica e sulle prospettive e sulle potenzialità delle discipline del progetto nell’affrontare le tematiche ambientali.

Tale sensibilità viene espressa in conferenze, convegni e workshop e siglata in documenti, accordi e legislazioni che hanno posto vincoli e condizionato anche il progetto dei prodotti industriali, indirizzandone le pratiche e le teorizzazioni verso una maggiore visione sistemica.

Tra i temi approfonditi da alcuni saggi possono essere citati le diverse edizioni dell’International Design Conference at Aspen (IDCA), o  il rapporto Meadows sui limiti della crescita, del 1972 elaborato dal MIT, che ha avuto la sua genesi all’interno della cultura manageriale italiana, e che proponeva un’alternativa inaccettabile per le economie dell’occidente industrializzato: la crescita zero.

Il carattere dei saggi racconti in questo numero è di natura prevalentemente teorica ma non mancano elementi di analisi anche sull’uso dei materiali, sul prodotto e sulla comunicazione.

Se, dunque, modelli di produzione industriale, tutela dell’ambiente, sviluppo sostenibile e cultura del design devono essere considerati come fattori interrelati, appare opportuna una storicizzazione di queste relazioni che permetta di consolidare la comprensione di alcuni eventi e “punti di svolta”  su uno dei temi divenuti fondamentali era la cultura del progetto di design.

Per gli approfondimenti si rimanda alla lettura della rivista: https://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/272/262

Eleonora Trivellin e Dario Scodeller

Dario Scodeller è professore associato e coordinatore del Corso di laurea in design presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara. È membro della SID (Società italiana di design) e ed è vicedirettore della rivista scientifica MD Journal edita dal LAB MD Unife.

Eleonora Trivellin, architetto e PhD, è ricercatrice in Disegno Industriale presso il Dipartimento di Architettura di Ferrara (Italia). È tra i fondatori del laboratorio congiunto Communication Design for Sustainability.