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Presentati a Roma i risultati della multinazionale toscana della carta

Rapporto sostenibilità Lucart, le scelte green convengono: aumenta il fatturato e CO2 in calo

Ciafani (Legambiente): «La transizione ecologica è un’opportunità, non un problema»
 |  Green economy

Aumentare il fatturato e allo stesso tempo abbattere i consumi idrici, l’intensità energetica e le emissioni di CO2 è impresa non facile per qualunque azienda. E però se si considerano gli investimenti in sostenibilità non un mero costo, ma una componente essenziale per creare ulteriore valore, allora viene fuori che le scelte green non solo sono lodevoli dal punto di vista ambientale, ma sono anche decisamente vantaggiose dal punto di vista prettamente economico.

Ne è un esempio il contenuto del 19° Rapporto di sostenibilità presentato oggi da Lucart presso l’auditorium di Save the children Italia.

La multinazionale toscana, che promuove un modo sostenibile di produrre carta conosciuto soprattutto per i brand Tenderly, Grazie EcoNatural e Tutto Pannocarta, ha fatto registrare nel 2023 una performance positiva su entrambe le facce della medaglia.

Da un lato, rispetto all’anno scorso ha segnato un +6,7% alla voce fatturato (765 milioni di euro) e un Ebitda (ovvero l’indicatore che aiuta a valutare il profitto di un’impresa) più che raddoppiato rispetto all’anno precedente. E, dall’altro, ha certificato soltanto riduzioni sul fronte delle emissioni di gas clima-alteranti e dei consumi energetici e delle materie prime: rispetto al 2021 -7% di CO2 per emissioni dirette e -33% per le indirette, -35,9% di consumi idrici specifici rispetto a dieci anni prima (oggi l’azienda utilizza 9,48 mc di acqua per ogni tonnellata di carta prodotta) e -25% di intensità energetica rispetto al 2014.

Dal rapporto emergono anche altri dati positivi per l’ambiente, a cominciare dall’utilizzo delle materie prime, considerato che oltre la metà della produzione dei prodotti Lucart si basa su carta da riciclare (per l’esattezza il 55% del totale, contro il 45% di cellulosa vergine), dagli imballaggi impiegati (dal 2021 al 100% riciclabili o compostabili, con l’80% caratterizzato da un contenuto di materia riciclata superiore al 30%) e dalla percentuale di rifiuti recuperati: nel dettaglio, Lucart genera 0,242 ton rifiuti per tonnellata di carta prodotta e avvia l’83,7% a recupero, un dato che potrebbe essere ancora più ampio – e più sostenibile – se fosse possibile recuperare energia dai rifiuti non riciclabili attraverso impianti di prossimità, abbattendo emissioni di CO2 e costi d’impresa.

Risultati che sono valsi al gruppo, che produce oltre 396 mila tonnellate di carta l’anno in 10 stabilimenti produttivi (5 in Italia, 2 in Spagna e uno in Francia, Ungheria e Regno Unito), il rating Platinum per il secondo anno consecutivo da parte dell’agenzia indipendente Ecovadis, un riconoscimento che viene assegnato soltanto all’1% delle oltre 90mila imprese analizzate a livello mondiale.

Il tutto, come sottolinea l’amministratore delegato di Lucart Massimo Pasquini, senza intaccare ma anzi incrementando il fatturato aziendale. Dice Pasquini: «Questi risultati sono la dimostrazione più tangibile di come un’azienda possa raggiungere ottime performance economiche ottenendo allo stesso tempo performance ambientali e sociali di altissimo livello».

Risultati resi possibili, gli fa eco il chief sales di Lucart Francesco Pasquini, dalla scelta compiuta negli anni passati di «inglobare la sostenibilità nella proposta di valore dei prodotti immessi sul mercato».

Come quella, compiuta agli inizi degli anni 90, non solo di produrre rotoli di carta igienica partendo da carta riciclata, ma di rendere esplicita e in bella evidenza la provenienza della materia prima sulle confezioni di vendita. Qualcuno all’inizio storceva la bocca? Pazienza, alla fine la scelta si è dimostrata premiante. Qualcuno, alla fine degli anni 90, quando si pubblicizzava sul packaging che i materiali impiegati per il confezionamento erano riciclabili o compostabili reagiva al massimo con un’alzata di spalle? Poco male, anche su questo il mercato ha dato loro ragione.

E anche il mondo ambientalista, intervenuto con diverse personalità alla presentazione del Rapporto di sostenibilità Lucart, dà ragione alle scelte compiute in questi anni.

«Già il fatto che siate arrivati al 19° rapporto dimostra che avete imboccato per tempo la strada giusta», dice il presidente di Symbola Ermete Realacci, sottolineando il rapporto che ormai si fa sempre più evidente tra sostenibilità e qualità dei prodotti.

«Le imprese rivestono un ruolo importante per la transizione ecologica – evidenzia il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – che qualcuno descrive come un problema col quale dobbiamo fare i conti mentre in realtà riveste un’importante opportunità per tutti».

L’Italia, dal punto di vista del riciclo e riuso, spiega Edo Ronchi, gioca un ruolo da leader a livello mondiale, ma gli ultimi dati ci dicono che dobbiamo insistere maggiormente su questo terreno. Sia come Paese, sottolinea il presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, perché ad esempio sui nuovi impianti per le energie rinnovabili si può e si deve fare molto di più. Sia a livello di imprese perché, spiega Ronchi, si sta «presentando con sempre maggiore evidenza un problema di scarsità di risorse e materie prime, e le aziende devono fare un salto di qualità non più rinviabile».

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Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.