
Bruxelles vara il Piano acciaio: «Per un’industria competitiva e decarbonizzata in Europa»

L’industria siderurgica europea è di primaria importanza: conta circa 500 siti produttivi in 22 Stati membri, contribuisce per circa 80 miliardi di euro al Pil dell’Ue e assicura oltre 2,6 milioni di posti di lavoro. Non a caso Bruxelles ha deciso nei mesi scorsi scorsi di investire un surplus di impegno su questo settore. E ora la Commissione europea ha compiuto un primo importante passo dando il via libera a un Piano d'azione per l’acciaio e i metalli che si basa sulle misure del Clean industrial deal e del Piano d'azione per un'energia accessibile. È il secondo piano settoriale di questa Commissione dopo quello per l'industria automobilistica presentato il 5 marzo scorso.
L’obiettivo di Bruxelles, con questa operazione, è quello di mantenere ed espandere le capacità industriali europee nei settori dell'acciaio e dei metalli, mirando a rafforzare la competitività del settore e a salvaguardarne il futuro. L'industria siderurgica europea è infatti fondamentale per l'economia europea, in quanto fornisce input a settori critici come quello automobilistico, delle tecnologie pulite e della difesa. Un'industria siderurgica e metallurgica forte in Europa è fondamentale per garantire la sicurezza dell'Ue nell'attuale contesto geopolitico e per realizzare il “Piano ReArm Europe/Readiness 2030”. Allo stesso tempo, questo settore si trova a un punto di svolta critico, sfidato dagli alti costi dell'energia, dalla concorrenza globale sleale e dalla necessità di investimenti per ridurre le emissioni di gas serra.
Il Piano viene presentato in un momento delicato, anche per le politiche sui dazi innescate dall’amministrazione Trump. Non a caso, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha sottolineato la necessità di sostenere il settore con misure che ne garantiscano la competitività a livello globale: «L'industria siderurgica è sempre stata un motore fondamentale per la prosperità europea. L'acciaio pulito di nuova generazione deve quindi continuare ad essere prodotto in Europa. Ciò significa che dobbiamo aiutare i nostri produttori di acciaio che si trovano ad affrontare forti venti contrari sul mercato globale. Per garantire che rimangano competitivi, dobbiamo ridurre i costi energetici e aiutarli a introdurre sul mercato tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio. Con il piano d'azione di oggi offriamo soluzioni concrete per una fiorente industria siderurgica europea».
Con questo piano d’azione, la Commissione punta a sostenere questi settori nell’affrontare le sfide che si stanno addensando tanto nel breve quanto nel medio termine. Le misure adottate sono il risultato di un processo che ha comportato molteplici discussioni e il coinvolgimento delle parti interessate, tra cui il Dialogo sull'acciaio che si è svolto il 4 marzo scorso.
Nel dettaglio, il Piano d'azione prevede misure molto precise volte a garantire i seguenti obiettivi:
- Garantire un approvvigionamento energetico sicuro e conveniente per il settore. I costi energetici rappresentano infatti una quota maggiore dei costi di produzione per i metalli rispetto ad altri settori. Il Piano d'azione promuove l'uso di accordi di acquisto di energia (Ppa) e incoraggia gli Stati membri a sfruttare la flessibilità della tassazione energetica e la riduzione delle tariffe di rete per alleviare la volatilità dei prezzi dell'elettricità. Il Piano promuove un accesso più rapido alla rete per le industrie ad alta intensità energetica e sostiene un maggiore utilizzo di idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio all'interno dei settori.
- Prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio: il meccanismo di aggiustamento delle emissioni di carbonio (Carbon border adjustment mechanism, Cbam) deve garantire condizioni di parità. Dovrebbe inoltre garantire che le industrie extra-Ue non facciano “greenwashing” dei loro metalli per apparire a basse emissioni di carbonio, pur continuando a fare affidamento su fonti energetiche ad alte emissioni. Nel secondo trimestre di quest'anno, la Commissione pubblicherà una comunicazione su come affrontare il problema della rilocalizzazione delle emissioni di carbonio per i beni Cbam esportati dall'UeE verso Paesi terzi. Inoltre, la Commissione effettuerà una revisione del Cbam, con una prima proposta legislativa entro la fine del 2025 che estenderà il campo di applicazione del Cbam a determinati prodotti a valle a base di acciaio e alluminio e includerà ulteriori misure antielusione.
- Espandere e proteggere le capacità industriali europee: la sovraccapacità globale è una grave minaccia per la redditività e la competitività del settore. L'Ue è già intervenuta con misure di difesa commerciale contro la concorrenza sleale nei settori dell'acciaio, dell'alluminio e delle ferroleghe, ma la situazione continua a peggiorare. Per questo motivo la Commissione sta rafforzando le attuali misure di salvaguardia per l'acciaio. Entro la fine dell'anno, la Commissione proporrà una nuova misura a lungo termine per mantenere una protezione altamente efficace del settore siderurgico dell'Ue una volta che l'attuale salvaguardia scadrà a metà del 2026. Per evitare che gli esportatori aggirino le misure di difesa commerciale, la Commissione valuterà anche l'introduzione della «regola della fusione e del versamento» per determinare l'origine dei prodotti metallici.
- Promuovere la circolarità: migliorare il riciclaggio è fondamentale per ridurre le emissioni e il consumo di energia nell'industria dei metalli. La Commissione intende fissare obiettivi per l'acciaio e l'alluminio riciclati in settori chiave e valutare se altri prodotti, come i materiali da costruzione e l'elettronica, debbano avere requisiti di riciclaggio o di contenuto riciclato. Inoltre, la Commissione prenderà in considerazione misure commerciali sui rottami metallici, un fattore vitale per l'acciaio decarbonizzato, per garantire una sufficiente disponibilità di rottami.
- Riduzione del rischio di decarbonizzazione: la futura legge sull'acceleratore della decarbonizzazione industriale introdurrà criteri di resilienza e sostenibilità per i prodotti europei negli appalti pubblici per incrementare la domanda di metalli a basse emissioni di carbonio prodotti nell'UE, creando mercati guida. La Commissione stanzierà 150 milioni di euro attraverso il Fondo di ricerca per il carbone e l'acciaio nel 2026-27, mentre altri 600 milioni di euro attraverso Horizon Europe saranno destinati al Clean Industrial Deal. Nella fase di scale-up, la Commissione mira a stanziare 100 miliardi di euro attraverso la Banca per la decarbonizzazione industriale, attingendo al Fondo per l'innovazione e ad altre fonti, con un'asta pilota da 1 miliardo di euro nel 2025 incentrata sulla decarbonizzazione e l'elettrificazione dei processi industriali chiave.
- Proteggere i posti di lavoro industriali di qualità: l'industria siderurgica e metallurgica è vitale per l'economia dell'Ue e impiega direttamente e indirettamente quasi 2,6 milioni di persone. Politiche del lavoro attive sosterranno lo sviluppo delle competenze e transizioni lavorative eque. L'Osservatorio europeo per la transizione equa e la Tabella di marcia per l'occupazione di qualità, che fanno parte del Clean Industrial Deal, controlleranno l'impatto sull'occupazione, garantendo la tutela dei diritti dei lavoratori.
Il Piano messo a punto da Bruxelles viene giudicato dalle associazioni ambientaliste «un primo passo nel riconoscere l'urgente necessità di una profonda transizione nel settore siderurgico», però le sigle green evidenziano al contempo più le ombre che non le luci presenti nel documento. «La Commissione europea – si legge in una nota dell’European environmental bureau – riconosce giustamente che l'elettrificazione e la circolarità sono fondamentali per la transizione e per ridurre i costi industriali. Tuttavia, il piano non è all'altezza di fornire una tabella di marcia completa e ambiziosa per guidare questa transizione». Il network europeo delle organizzazioni che si battono per la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici sottolinea che «pur segnalando l'intenzione della Commissione europea di affrontare questa sfida, il piano manca dei parametri di riferimento, degli obiettivi e delle azioni concrete necessarie per catalizzare progressi trasformativi e su larga scala». Il settore siderurgico europeo, sostiene Eeb, ha bisogno di una strategia «coraggiosa e innovativa per eliminare gradualmente la produzione inquinante basata sui combustibili fossili, accelerare l'adozione di obiettivi ambiziosi in termini di contenuto riciclato e garantire una transizione equa per i lavoratori».
Concetti ribaditi dal Wwf Italia, che insieme ad altre 27 organizzazioni ha firmato un documento in cui si sottolinea l’Unione europea deve accelerare l’abbandono della produzione di acciaio basata sul carbone per garantire la competitività industriale e il futuro di oltre due milioni di lavoratori del settore. Lo studio, intitolato The State of the European Steel Transition, evidenzia come il comparto siderurgico europeo si trovi a un bivio cruciale, ma con «un chiaro percorso verso l’acciaio verde». Il Panda sottolinea tra l’altro il fatto che il Piano europeo «è stato redatto senza il contributo di Ong ambientaliste, lasciando spazio a un’influenza sbilanciata dell’industria legata ai combustibili fossili».
Essendo uno dei settori a maggiore intensità di emissioni, responsabile del 5% delle emissioni totali dell'Ue e di oltre un quarto delle emissioni industriali, sottolineano le associazioni che hanno presentato una sorta di “contro-piano”, la sua trasformazione è essenziale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici dell'Unione europea.
Il settore siderurgico deve subire una rapida decarbonizzazione, insistono le associazioni ambientaliste europee, abbandonando l'inquinante produzione a base di carbone per passare ad alternative pulite e a emissioni prossime allo zero. «Questa transizione non è solo un imperativo ambientale, ma anche un'opportunità per garantire la competitività a lungo termine dell'industria, assicurare la sicurezza dei posti di lavoro e rafforzare la leadership industriale dell'Europa in un mercato globale in continua evoluzione». Tuttavia, rilevano gli autori del “contro-piano”, oltre il 50% della produzione siderurgica dell'Ue si basa ancora su processi di altoforno a carbone e forno a ossigeno di base. «La maggior parte degli altiforni è obsoleta e deve essere reinvestita o dismessa prima del 2035, quindi è necessario prendere una decisione: reinvestire in una tecnologia obsoleta e inquinante o accelerare le alternative siderurgiche a emissioni quasi zero».
