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Emissioni, in Germania calate anche dopo l’addio al nucleare. Oggi sono a quasi -50% dal 1990

L’analisi di Clean energy wire: -10% già nel 2023, anno della storica decisione sulle centrali atomiche. Ma domenica si vota, e la candidata di AfD alla cancelleria tedesca, Alice Weidel, ha promesso battaglia alle rinnovabili
 |  Crisi climatica e adattamento

Da quando, nel 2023, ha deciso un graduale abbandono dell’energia nucleare, la Germania ha progressivamente visto diminuire le emissioni di gas serra. I pro-nuke hanno sostenuto che la chiusura delle centrali atomiche avrebbe fatto impennare il consumo di carbone – la Baviera domani notte fermerà la sua ultima grande centrale a carbone – che il prezzo dell’elettricità sarebbe andato alle stelle e le rinnovabili non sarebbero riuscite a garantire i livelli necessari – falso, nel 2024 c’è stato un calo nei prezzi del 18% proprio grazie a eolico e fotovoltaico – e il 2025 si è aperto con gli impianti solari e le turbine che hanno fatto registrare nel corso di diverse giornate più elettricità di quanta se ne sia consumata in tutto il Paese. 

E le emissioni? I gas serra Germania sono diminuiti significativamente (10%) già nel 2023 rispetto all’anno precedente. Clean energy wire segnala che il paese ha utilizzato meno combustibili fossili come carbone e gas per la produzione di elettricità e il riscaldamento proprio nell’anno in cui si è deciso l’abbandono del nucleare. Anche le emissioni dell’industria sono diminuite in modo significativo, sebbene va sottolineato che questo è dipeso da un’economia debole e dagli alti prezzi dell’energia, che hanno spinto verso il basso la produzione, specialmente nelle industrie ad alta intensità energetica come la produzione di alluminio. Rispetto al 1990, evidenzia comunque il sito specializzato in argomenti riguardanti la crisi climatica, le emissioni in Germania sono diminuite del 46,1 per cento. E nel 2024, secondo i calcoli del gruppo di esperti Agora Energiewende, un organismo di riferimento tedesco, sono ulteriormente diminuite del 3%.

Berlino mira a raggiungere la neutralità dei gas serra entro il 2045. Ha fissato obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni di almeno il 65% entro il 2030 e dell’88% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Dopo il 2050, la Germania punta a emissioni nette negative. Come? Anche attraverso un impianto normativo stringente. La prima legge nazionale sul clima del Paese - approvata nel 2019 e modificata nel 2021 e nel 2024 - contiene budget annuali di emissioni per singoli settori, come l'industria e i trasporti, fino al 2030. Gli obiettivi climatici nazionali della Germania possono essere resi più ambiziosi, ma non meno.

Gli strumenti più importanti per la Germania per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni sono la diffusione delle energie rinnovabili, la riduzione dei consumi energetici e la fine dell'uso dei combustibili fossili in tutti i settori dell'economia. A tal fine, il Paese ha fissato una serie di obiettivi di transizione energetica che riguardano principalmente l'espansione delle energie rinnovabili e la riduzione della domanda di energia. La transizione energetica è soggetta a un processo di monitoraggio annuale, in cui una commissione indipendente di esperti energetici fornisce una valutazione.

La vera incognita sul futuro del Paese, però, ora riguarda l’assetto politico che uscirà dalle elezioni convocate per domenica 23. Il vero rischio è che alle urne raccolgano cospicui compensi i candidati dell’AfD (Alternative für Deutschland), partito di destra estrema la cui leader e candidata alla cancelleria tedesca, Alice Weidel, ha promesso di abbattere tutte le pale eoliche del paese in caso di vittoria. Sebbene quelli che lei ha definito «i mulini della vergogna» costituiscano la prima fonte di elettricità della Germania.

Redazione Greenreport

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