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Clima, l'italiano Giacomo Grassi eletto nella task force Ipcc sugli inventari delle emissioni

Si tratta di un lavoro essenziale, perché partono da qui le stime degli Stati per valutare il raggiungimento o meno degli obiettivi climatici nazionali
 |  Crisi climatica e adattamento

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu ha concluso le elezioni del suo nuovo Ufficio di presidenza, portando lo scozzese Jim Skea alla guida dell’Ipcc e Giacomo Grassi – unico scienziato italiano – tra i 12 nuovi membri dell’Ipcc bureau del Task force on greenhouse gas inventories (Tfi).

Una nomina arrivata grazie ad «un’ottima collaborazione tra Commissione europea, Mise e Cmcc», come osserva lo stesso scienziato, oggi scientific officer al Joint research centre (Jrc) della Commissione europea.

Grassi lavorerà dunque all’aggiornamento e alla promozione delle metodologie necessarie a ogni Paese aderente alla convenzione Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc) per stimare, a cadenza periodica, le emissioni e gli assorbimenti di gas ad effetto serra che avvengono nel proprio territorio.

Un lavoro essenziale, perché poi queste stime sono usate dai paesi per rendicontare il raggiungimento o meno degli obiettivi climatici nazionali nell’ambito dell’Accordo di Parigi sul clima.

«Come nuovo membro di bureau della Tfi, contribuirò ad aggiornare e promuovere ulteriormente queste metodologie, con particolare attenzione alla loro diffusione nei paesi in via di sviluppo – spiega Grassi – Farò affidamento all’esperienza maturata presso il Joint research centre (Jrc) della Commissione Europea, dove lavoro e per il quale ho coordinato per molti anni le stime per il settore ‘Uso del suolo e delle foreste’ (Lulucf) dell’inventario di gas serra dell’Unione europea».

Il Tfi bureau coordina infatti lo sviluppo e la diffusione delle metodologie necessarie per effettuare queste stime, secondo criteri approvati dalla comunità scientifica internazionale.

Secondo Grassi, tra le principali sfide in questo percorso ci sono proprio le stime del settore Lulucf, molto complesse ed incerte; in particolare, i modelli globali usati dai rapporti di valutazione Ipcc usano approcci di stima del contributo antropico differenti rispetto agli inventari nazionali.

«Come membro del Tfi bureau – continua Grassi – proporrò di riconciliare i metodi usati dai modelli globali con quelli applicati dagli inventari nazionali, attraverso un maggiore collegamento tra l’Ipcc bureau (che coordina il lavoro dei Working groups 1-3 e i relativi rapporti di valutazione) e il Tfi bureau. Questo lavoro sarà utile ad aumentare qualità e la coerenza dei prodotti Ipcc, la fiducia nelle stime dei paesi, e la valutazione indipendente di dove siamo rispetto agli obiettivi degli Accordi di Parigi».

Redazione Greenreport

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