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Torrenti tombati e ponti senza luce: dal caso Sesto Fiorentino all’urgenza delle città spugna

Hanno fatto il giro d’Italia i video del Rimaggio uscito dal proprio alveo, esondando nel centro cittadino: un’inondazione partita da un ponticello occluso
 |  Crisi climatica e adattamento

Il Comune di Sesto Fiorentino, all’interno della Città metropolitana di Firenze, è diventato suo malgrado uno degli epicentri dell’alluvione che lo scorso venerdì è tornata a colpire la Toscana seguendo l’impeto crescente della crisi climatica in corso guidata dall'uso dei combustibili fossili, che ha portato gli eventi climatici estremi ad aumentare in tutta Italia del +485% rispetto al 2015.

Hanno fatto il giro d’Italia i video del torrente Rimaggio, uscito con violenza dall’alveo fino a sommergere Piazza del Mercato e dunque il centro cittadino; la forza dell’acqua ha divelto una parte degli argini e travolto macchine, case e attività commerciali proseguendo la sua corsa verso altre vie del centro.

Già nel pomeriggio di venerdì i lavori di ripristino dell’argine del Rimaggio ad opera del Consorzio di bonifica si erano conclusi, come sottolineato dal sindaco Falchi; in urgenza, con blocchi in cemento (si veda la foto in fondo pagina). Ma il caso del Rimaggio è emblematico della necessità di rivedere di sana pianta la gestione del reticolo idraulico minore, oggi del tutto inadatta ad affrontare gli eventi meteo sempre più frequenti e intensi portati dal cambiamento climatico.

Nell’immagine in testa all’articolo è possibile vedere la “luce” del ponticello che ha provocato l’esondazione del Rimaggio. Ripresa a valle, mentre a monte per metà è occlusa da accumuli di terra stratificati nel tempo, tanto da farci crescere l’erba.

Sotto la continua colata di cemento che negli scorsi decenni è scivolata sopra la Piana fiorentina si nascondono innumerevoli rii tombati e torrenti racchiusi in spazi angusti, che gridano vendetta fino a esplodere in superficie durante le sempre più frequenti alluvioni.

Un problema riconosciuto con franchezza ieri dal presidente Eugenio Giani, durante l’incontro col capo del Dipartimento nazionale della Protezione civile, Fabio Ciciliano. Dopo aver parlato della «sfida vinta nei confronti della minaccia rappresentata dalla piena dell’Arno» grazie alle numerose opere di contenimento del rischio idraulico messe a terra nel corso dei lustri – come il canale Scolmatore e le casse d’espansione pienamente realizzate, come Roffia, e quelle in via di realizzazione come Pizziconi e Restone –, adesso l’attenzione deve rivolgersi rapidamente ai fiumi minori.

«L’emergenza – argomenta Giani – ha mostrato la necessità di prestare una maggiore attenzione al reticolo dei corsi d’acqua minori, che in condizioni di alta criticità, come in questi giorni, possono rappresentare un serio problema, come dimostrano gli eventi di Sesto Fiorentino. Queste situazioni impongono ormai di fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici e sull’impatto che hanno sul territorio. Penso allora ad uno strumento normativo, un vero e proprio piano intersettoriale di azioni che consenta ai Comuni di rimettere mano alla gestione ambientale, infrastrutturale dei loro territori, individuando quelle opere che nelle condizioni di oggi richiedono una diversa collocazione. Su questo avvieremo subito un lavoro di confronto, innanzitutto con gli enti locali».

L’obiettivo è trasformare i centri urbani, da bombe a orologeria in attesa della prossima alluvione, in città spugna in grado di assorbire l’acqua piovana evitando la crisi del sistema fognario, favorendo l’infiltrazione naturale nel sottosuolo o l’accumulazione artificiale dell’acqua per usi successivi.

rimaggio urgenza giani fb

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.