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La plenaria del Parlamento europeo ha approvato con voto palese la squadra presieduta da Ursula von der Leyen

Via libera alla nuova Commissione Ue con solo 370 sì: mai l’esecutivo comunitario era partito così debole

A favore soltanto 10 europarlamentari in più della maggioranza. La presidente dei Greens Reintke: «Errore l’apertura alle destre». La responsabile ambiente del Pd, Corrado: «Hanno pesato le forzature del capogruppo Ppe Weber»
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Parte, ma con una fragilità che non si era mai vista prima. Il Parlamento europeo ha approvato con voto palese la nuova Commissione Ue presieduta nuovamente da Ursula von der Leyen. Ma l’esito dello scrutinio mostra una debolezza mai vista nella storia comunitaria. I sì si sono infatti fermati a quota 370, soltanto 10 in più rispetto alla maggioranza degli aventi diritto, con i no che hanno toccato quota 282 e 36 astensioni. Il distacco rispetto alle precedenti votazioni dell’ultima trentina di anni è netto, ma anche rispetto ai voti favorevoli incassati a luglio da von der Leyen per la riconferma il divario non è di poco conto: 31 voti in meno. 

A pesare è stata la partita dei commissari e soprattutto dei vicepresidenti, con l’apertura al gruppo Ecr delle forze conservatrici e di destra radicale. La famiglia politica di cui fanno parte gli eletti di Fratelli d’Italia, che quattro mesi fa si era schierata contro la “maggioranza Ursula” formata da Ppe, S&D, Liberali e anche Verdi, si è spaccata. Così come il gruppo dei Greens, nonostante la mossa di von der Leyen di scegliere due giorni facome suo consigliere per il clima l’ex co-presidente del gruppo Philippe Lamberts. Ma il tentativo di assicurarsi i voti ambientalisti non è riuscito.

«Il Parlamento europeo si è dato la zappa sui piedi – è sbottata la presidente dei Verdi Terry Reintke – All’Eurocamera c’è stata una partita di poker tra potenti, con alcuni candidati fatti passare dalle commissioni con i voti della destra». 

Quello di Raffaele Fitto è uno dei nomi su cui più c’è stato contrasto. Ma anche le prime mosse di questa nuova legislatura non piacciono alle forze ambientaliste, a partire dal rinvio di un anno della legge contro la deforestazione, approvato dopo che Ppe e partiti di destra hanno siglato un accordo in questo senso. «Noi come Verdi abbiamo votato contro perché riteniamo che solo un’Europa costruita dai partiti centristi ed europeisti possa funzionare», ha spiegato Reintke parlando in aula a Strasburgo nel dibattito che ha preceduto il voto sulla nuova Commissione Ue. «Il Ppe dimostra sempre più chiaramente di lavorare con i partiti di destra, ma noi Verdi diciamo che proprio perché l'Europa ci sta a cuore dobbiamo continuare a lottare». Alla fine qualche deputato tra i Greens ha comunque votato a favore. «All’interno del nostro gruppo c’è stato un negoziato duro, e non tutti i deputati dei Verdi sono d’accordo, ma una maggioranza risicata ha deciso di supportare questa Commissione».

Voti in dissenso rispetto alle famiglie di appartenenza, seppur sporadici, ci sono stati anche nella famiglia S&D. Per quanto riguarda gli italiani, tra gli europarlamentari che non hanno votato a favore della nuova Commissione Ue ci sono gli eletti indipendenti nella lista del Pd, Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Voti contrari sono stati espressi anche dai 10 eletti italiani del gruppo Left di cui fanno parte esponenti di Sinistra italiana e del M5s. Nessun sì – in linea col gruppo Greens – neanche dai 3 eurodeputati Verdi. Compatto il no degli 8 della Lega. Tutti compatti per il sì i 24 di Fratelli d’Italia (40 i colleghi di gruppo Ecr che invece hanno votato contro).

Nonostante la debolezza mostrata dalla Commissione Ursula bis con questo voto di partenza, un po’ tutti a Strasburgo fanno buon viso a cattivo gioco. Ed enfatizzano il sostegno delle forze centriste nascondendo invece le conseguenze dannose per questo voto derivate dall’aver aperto al gruppo Ecr nella fase di selezione della squadra e dei vicepresidenti. «Oggi è un bel giorno per l’Europa perché il voto mostra la tenuta del centro. Sono molto grata per la fiducia espressa dal Parlamento europeo al nuovo collegio», ha detto von der Leyen in conferenza stampa. 

«In questi tempi molto turbolenti dal punto di vista geopolitico, quello di oggi è un voto per la stabilità e la responsabilità - ha spiegato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola - e ha confermato l’approccio basato sul consenso con forze pro-europee costruttive al centro. Ora mettiamoci al lavoro insieme». 

Ma per la responsabile Ambiente del Pd, l'europarlamentare Annalisa Corrado, la realtà con cui bisogna fare i conti è un'altra: «Con numeri che sono andati assottigliandosi rispetto alla votazione di luglio e con quasi tutti i principali gruppi politici divisi al loro interno, la Commissione von der Leyen passa la prova del voto parlamentare, rendendo evidente che guardare a destra non allarga la maggioranza, ma la infragilisce». Per l'esponente della segreteria Pd e Mep S&D, la Commissione indebolita è l'esito delle forzature messe in atto a più riprese dal capogruppo del Ppe Weber: «Giocando a costruire maggioranze variabili aprendo a destra, ha messo a repentaglio la forza politica che il Parlamento può e deve esprimere nella direzione della coesione europea e di un posizionamento forte internazionale negli ambiti della transizione energetica, del contrasto alla crisi climatica, della pace. Vigileremo ogni giorno, come Pd e come gruppo S&D - conclude Corrado - perché questi capisaldi restino centrali nel lavoro della Commissione e non vengano traditi».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.