Ecoprogettazione, uno studio del Jrc individua le filiere di prodotti da cui partire per le regole Ue
Il Joint research centre (Jrc), Centro di ricerca della Commissione europea, ha pubblicato uno studio che individua le filiere di prodotti dai quale iniziare per la stesura delle regole europee di ecoprogettazione, secondoquanto previsto dal Regolamento sull'Ecodesign per i prodotti sostenibili (Espr). Il Regolamento (Ue) 2024/1781 sull'Ecodesign intende definire un quadro politico solido e coerente a livello Ue per rendere i prodotti sostenibili e stabilisce inoltre che per tutte le categorie di prodotti vadano individuate regole dettagliate e obbligatorie per renderli ecosostenibili durante il loro intero ciclo di vita. Il lavoro del Jrc è quindi finalizzato, individuando le categorie di prodotti prioritari, a contribuire alla preparazione del primo Piano di lavoro Espr che, secondo normativa, dovrà essere adottato dalla Commissione previa consultazione dei membri dell’Ecodesign Forum.
Il Jrc individua, nello Studio, 11 filiere di prodotti dai quali la Commissione europea dovrà iniziare a definire le regole di ecoprogettazione: tessile e calzature, mobili, pneumatici, materassi, detersivi, pitture e vernici, lubrificanti, cosmetici, giocattoli, attrezzi da pesca e prodotti assorbenti per l'igiene. La pertinenza di questi prodotti è stata valutata in termini di impatti e potenziale di miglioramento sulla base di diversi parametri: sostenibilità ambientale e circolarità, rilevanza del mercato, copertura politica esistente e pianificata, riflessioni sui costi e contributo verso un'autonomia strategica dell'UE. Ad ogni modo si tratta solamente di indicazioni non vincolanti per la Commissione europea che avrà quindi la facoltà di seguirle o di concentrarsi su altre categorie di prodotti.
Il Regolamento Espr introduce anche il Passaporto digitale del prodotto (Digital Product Passport - Dpp), ovvero lo strumento che servirà a registrare, elaborare e condividere informazioni sui prodotti (ad esempio la loro sostenibilità e circolarità), tra aziende della filiera, autorità pubbliche e consumatori. Il Dpp sarà inizialmente implementato per le categorie di prodotti tessili e batterie (febbraio 2027), prima di essere gradualmente esteso ad altri gruppi di prodotti immessi sul mercato Ue.
La Commissione, a riguardo, sta lavorando a un atto delegato che stabilisca i requisiti per i fornitori di servizi DPP e ha lanciato anche una call for evidence (è allegato in Pdf in fondo all’articolo). Sebbene questo atto delegato non si concentri realmente sul contenuto del Dpp, ma piuttosto su come funzionerà, Fead intende rispondere alla call della Commissione per iniziare a sostenere un Dpp utile per il settore dei rifiuti.
Fead ha quindi individuato i seguenti punti chiave che si ritiene debbano essere affrontati affinché il Dpp si configuri come uno strumento utilizzabile nelle operazioni quotidiane per aumentare la circolarità dei prodotti:
- le informazioni contenute nel Dpp dovrebbero essere utilizzabili su larga scala anche da parte degli operatori della gestione dei rifiuti;
- i gestori dei rifiuti dovrebbero avere facile accesso a tutti i dati necessari per le loro operazioni (raccolta, smistamento, trattamento, processo di recupero...);
- lo Scip, ovvero la banca dati contenente informazioni relative alle sostanze preoccupanti nei prodotti, potrebbe essere integrato nel DPP per informazioni su sostanze altamente preoccupanti (Substance of Very High Concern-Svhc) e contaminanti;
- l’accesso ad alcuni dati tramite il Dpp non dovrebbe rendere responsabili gli operatori della gestione dei rifiuti (ad esempio per Svhc);
- il Dpp dovrebbe essere interoperabile con gli attuali sistemi e pratiche adottati nei siti di gestione dei rifiuti;
- il Dpp dovrebbe essere identificabile facilmente e a distanza in modo da evitare la scansione di ogni singolo articolo;
- l'Rfid (l’identificazione a radio frequenza) potrebbe essere utile per l'identificazione e/o la memorizzazione automatica di dati relativi ai prodotti, ma presenta preoccupanti limitazioni per alcuni prodotti (ad esempio per le batterie, visto eccesso di sostanze metalliche, o per i tessuti, in quanto inutilizzabile dopo vari lavaggi). Pertanto, sebbene l'RFID sia uno dei possibili strumenti per aumentare la circolarità di determinati prodotti, non dovrebbe essere considerata l’unica soluzione.
Fead ha infine evidenziato come sia necessario un maggior coinvolgimento del settore della gestione dei rifiuti nell'elaborazione e nell'implementazione del DPP, ciò al fine di garantirne l'operabilità al termine del ciclo di vita del prodotto.
Testo di: AssoAmbiente