Disinformazione e misinformazione: per combatterle funzionano sia il prebunking che il debunking
Lo studio “Investigating the role of source and source trust in prebunks and debunks of misinformation in online experiments across four EU countries” pubblicato su Scientific Reports da un team di ricercatori del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea e delle università di Potsdam, Bristol, Amsterdam, Cornell e Radboud ha confermato che sia il «Prebunking che il debunking possono essere efficaci quando si contrastano una serie di affermazioni fallaci sui cambiamenti climatici e sui vaccini anti-Covid-19. Entrambi possono ridurre l'accordo con affermazioni false, la loro valutazione come credibili e la probabilità di condividere informazioni errate».
Il debunking dimostra che un'informazione è falsa e mostra cosa è vero, il prebunking avvisa in anticipo sui tentativi di manipolazione o sulle tipiche strategie fuorvianti e sono sempre più utilizzati da fact-checker, autorità o scuole.
La disinformazione, le informazioni errate o false condivise involontariamente, possono essere estremamente dannose e gli autori dello studio hanno anche scoperto che il debunking ha un leggero vantaggio sul prebunking e dicono che «Questo potrebbe essere dovuto al fatto che il debunking confuta specifiche informazioni errate e narrazioni disinformative con prove concrete, mentre il prebunking si limita ad allertare su comuni strategie fuorvianti e quindi può essere visto come meno rilevante, ma più manipolativo.
Partendo dal presupposto che il livello di fiducia nella fonte delle smentite sia importante, gli autori hanno anche analizzato in che misura il fatto di avere un'autorità pubblica come fonte influenzi i risultati e sottolineano che «Nel complesso, rivelare la fonte di entrambi gli interventi non ne ha modificato costantemente l'efficacia. La smentita da parte di un'autorità pubblica ha funzionato leggermente meglio di una neutrale per le persone che si fidavano di questa autorità, portando a valutazioni di credibilità e consenso più intensamente ridotte con gli articoli fuorvianti. Tuttavia, è preoccupante che per coloro con bassi livelli di fiducia, l'intervento di smentita da parte dell'autorità pubblica sia stato persino controproducente nell'intaccare la credibilità della disinformazione (sebbene non nel plasmare le altre reazioni alla disinformazione che sono state misurate dagli scienziati). Sebbene questo suggerisca che le autorità pubbliche possono tranquillamente smentire, coloro che le guardano con diffidenza potrebbero richiedere interventi più mirati, invece di essere avvicinati con materiali “universali”».
Molti studi precedenti sulla misinformazione e disinformazione erano basati su campioni di cittadini statunitensi, la novità di questo studio è stata la raccolta di dati da oltre 5.000 partecipanti europei di Germania, Grecia, Irlanda e Polonia.
Per aiutare gli enti pubblici a comunicare in modo più efficace, il JRC ha anche pubblicato il rapporto “Trustworthy Public Communications” e ha formulato raccomandazioni, come il riconoscimento delle preoccupazioni pubbliche prima di elaborare soluzioni politiche o l'utilizzo della segmentazione dei valori, fornendo al contempo messaggi che trovino riscontro in tutte le componenti della società.
Più in generale, il JRC supporta l'elaborazione delle politiche della Commissione europea con prove scientifiche in settori che spaziano dalla medicina nucleare al monitoraggio dei flussi di gas fino alla trasparenza algoritmica.
Il nuovo studio evidenzia che potrebbe anche essere utile Un targeting migliore: ad esempio, quando si contrasta la disinformazione e la cattiva informazione sulle malattie, potrebbe essere utile affidarsi ai professionisti sanitari, che tendono a godere di alti livelli di fiducia nel loro settore.
Lo studio prosegue il lavoro di lungo periodo dell'Ue per contrastare la disinformazione e la manipolazione e l'interferenza delle informazioni straniere, esemplificato dal progetto di punta EU vs Disinfo, la piattaforma online che contribuisce ad aumentare la consapevolezza pubblica e a contrastare la disinformazione pro-Cremlino. Parallelamente, l'European Digital Media Observatory (EDMO) e i suoi hub hanno svolto un ruolo chiave nel monitoraggio e nell'esposizione delle campagne di disinformazione, nella sensibilizzazione e nella promozione dell'alfabetizzazione mediatica in vista delle elezioni del Parlamento europeo. Hanno riunito fact-checker indipendenti, esperti di alfabetizzazione mediatica e ricercatori accademici per comprendere e analizzare la disinformazione, in collaborazione con organizzazioni mediatiche, piattaforme online e professionisti dell'alfabetizzazione mediatica.