
Siccità, in Emilia Romagna piove meno che in Israele

Le ultime quanto scarse precipitazioni, cadute per lo più a macchia di leopardo in Romagna, sono ormai un ricordo risalendo a 40 giorni fa. Lasciando spazio alla siccità.
Secondo i dati raccolti dal Cer (Canale Emiliano Romagnolo) insieme all’Anbi che riunisce i Consorzi di bonifica attivi in Regione, dall’inizio dell’anno il totale delle piogge è di circa 170 mm ovvero la metà esatta della media pluriennale delle piogge del periodo. Quindi una pluviometria di almeno il 40% inferiore a quella di Haifa in Israele.
Anche il livello del fiume Po preoccupa per la precoce discesa del livello (circa 25%- 30% secondo i più recenti dati diffusi dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po - Mite) che si spera non prosegua ai ritmi attuali.
«In Romagna ad oggi scorre solo l’acqua del Cer – affermano dal Canale – La somma delle portate dei fiumi appenninici regionali non arriva a metà di quella del Cer che oggi è di 55 metri cubi al secondo sollevati dal Po con tutte le pompe idrovore funzionanti a servizio del Cer: la cosiddetta Autostrada dell’acqua di 135 km dal grande fiume a Rimini. Le registrazioni più aggiornate ci dicono che sono già stati distribuiti dal sistema Cer oltre 150 milioni di metri cubi d’acqua a servizio dei Consorzi di bonifica associati per l’agricoltura, nonché per i potabilizzatori di Romagna Acque e di Hera-Imola, per il termovalorizzatore dei rifiuti di Bologna (Hera), dell’industria (petrolchimico di Ravenna e agroindustrie tra le quali il Gruppo Amadori) e di oltre 4.000 ettari di zone umide, alcune di importanza internazionale (Ramsar)».
I danni della siccità sono comunque gravi e ricadono sulle imprese agricole del territorio: «Purtroppo, non tutte le aziende hanno risorsa idrica sufficientee tecnologia irrigua in grado di soddisfare le necessità incombenti, con conseguenti perdite produttive sullecoltivazioni ortive e oltre il 40% anche sulle colture poco idroesigenti. Al danno dell’assenza di piogge, e con le previsioni metereologiche di una estate “rovente”, si è infatti aggiunto l’incremento dei fabbisogni determinati proprio dall’aumento delle temperature e quindi dell’evapotraspirazione».
Per questo i Consorzi di bonifica associati al Cer sono costantemente alla ricerca di una pianificazione progettuale mirata per estendere le superfici irrigate nei prossimi anni: «Il cambiamento climatico mette ancora in maggiore evidenza l’importanza dell’acqua per l’agricoltura e per gli altri usi, e quindi che il Cer è strategico ed indispensabile per l’economia dell’Emilia-Romagna – commenta il presidente del Canale, Nicola Dalmonte – Per noi questo scenario rappresenta una grandissima responsabilità perché anche solo un giorno di sospensione del nostro funzionamento porterebbe a gravi danni alle colture, all’ambiente e non solo. Stiamo accelerando i processi di studio approfondito per individuare tutte le soluzioni praticabili grazie al contributo del nostro staff, tutte le soluzioni utili per rendere sicuro e sempre più efficiente il funzionamento degli impianti - avviato nel 2021 già dal 25 febbraio – Inoltre la nostra ricerca scientifica sta mettendo a punto ulteriori soluzioni per ottenere la massima produzione col minimo d’acqua».
