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Per irrigare i campi della Nurra servono 30 mln di mc, ma ce ne sono circa 5

Siccità, nel nord-ovest della Sardegna non c’è più acqua per l’agricoltura

Vincenzi (Anbi): «È arrivato il tempo delle scelte, selezionare le colture da salvaguardare e decidere quali invece non si potranno piantare»
 |  Acqua

Nella Sardegna che ha reso inidoneo agli impianti rinnovabili il 99% del proprio territorio, per “difendere” il proprio territorio insieme alle attività economiche tradizionali, ci sta pensando la siccità causata dalla crisi climatica in corso a fare terra bruciata di paesaggio, turismo e agricoltura.

È l’associazione nazionale che riunisce i Consorzi di bonifica (Anbi) a raccontare la disperazione nelle campagne della Nurra, che per questa stagione irrigua potranno contare solo sulla disponibilità di pochi milioni di metri cubi di risorse idriche, pur attingendo anche dalle acque reflue dei depuratori di Sassari ed Alghero, nonché da alcuni pozzi (Tottubella, Bonassai, Sella & Mosca): si potrà così arrivare ad avere una disponibilità di circa 5 milioni di metri cubi a fronte di un fabbisogno di 30 milioni per irrigare i 5.000 ettari nel Nord-Ovest della Sardegna.

Il Consorzio di bonifica della Nurra, insieme alle organizzazioni professionali di settore, ha chiamato a raccolta gli agricoltori, presenti anche gli Assessori ai Lavori Pubblici ed all'Agricoltura di Regione Sardegna, Antonio Piu e Gian Franco Satta, cui ci si era rivolti per disporre eccezionalmente di ulteriori 5 milioni d'acqua dalle dighe Temo e Cuga per "salvare il salvabile"; la richiesta, però, non è stata accettata, perché tali risorse non possono derogare dalla destinazione idropotabile

«Nel rispetto delle priorità di legge, è comunque sconcertante lo scontro fra interessi primari con il paradosso che un fattore di ricchezza per il territorio, come il turismo, diventi un problema per un settore altrettanto vitale per l'economia locale quale l'agricoltura che, ricordiamolo sempre, produce cibo e tutela dell'ambiente», dichiara il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi.

Nel frattempo il disastro annunciato si aggrava di settimana in settimana. «È arrivato il tempo delle scelte – informa Gavino Zirattu, presidente del Consorzio di bonifica della Nurra – selezionare le colture da salvaguardare e decidere quali invece non si potranno piantare quest'anno con pesanti conseguenze sulla redditività del settore; a rischio ci sono soprattutto mais ed ortofrutta A breve invieremo in Regione un'ulteriore proposta ridimensionata, che tenga conto dell'attuale, scarsa disponibilità di risorsa idrica, sperando che possa essere accolta».

Secondo Anbi, l'emergenza potrà dirsi superata solo con la conclusione dei lavori sulla condotta dal bacino Coghinas: si parla però del marzo 2026. Nel frattempo gli agricoltori rimasti senz'acqua chiedono almeno il diritto agli aiuti economici per il mancato reddito.

«L'estremizzazione degli eventi atmosferici, conseguenza della crisi climatica, evidenzia la parcellizzazione delle emergenze – conclude Massimo Gargano, dg Anbi – Quanto si sta drammaticamente registrando in un'area della Sardegna, così come nella pugliese Capitanata, dimostra la necessità di accelerare, ad ogni livello, la concretizzazione di più volte annunciate volontà politiche: servono nuove infrastrutture idrauliche con iter procedurali rigorosi, ma semplificati perché, per aumentare la resilienza delle comunità, non si possono certo aspettare gli 11 anni mediamente necessari in Italia per realizzare un'opera pubblica».

Lo stesso vale per gli interventi di mitigazione della crisi climatica, come la realizzazione degli impianti rinnovabili cui paradossalmente una parte del mondo agricolo continua ad opporsi; in un’Italia in continuo surriscaldamento, infatti, neanche le pur necessarie infrastrutture idriche riusciranno a risolvere il periodico ritorno della siccità.

Redazione Greenreport

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