
Corte dei conti, l’attuale sistema tariffario è inadeguato agli investimenti necessari al servizio idrico

Anche la Corte dei Conti, fa i “conti in tasca” al settore idrico, con un Rapporto (relatore il consigliere Calvi) di estremo interesse, per i dati riportati ma soprattutto per l’autorevolezza della fonte.
Partiamo dalla frase più illuminante: «L’analisi degli investimenti lordi nel periodo 2012/23 [...], il rapporto fra valori medi delle tariffe e prodotto interno lordo procapite dei Paesi dell’Unione europea, dà conto della inadeguatezza dell’attuale sistema tariffario a garantire gli investimenti necessari. Per il futuro pertanto si pone la scelta fra l’adeguamento delle tariffe ed il reperimento di fonti finanziarie di altra natura che sostituiscano le risorse assicurate fino al 2026 dal Pnrr».
Sei righe che dicono tutto su un settore che avrebbe bisogno di 6 miliardi di euro all’anno di investimenti ma la tariffa ne garantisce oggi solo 4.
Interessanti le tabelle fornite dal Rapporto. Se è vero (come ci ha ampiamento illustrato il recente Blue Book che Corte dei Conti usa spesso come fonte) che gli investimenti procapite nel servizio idrico integrato sono più che raddoppiati dal 2012 al 2023 (da 34 a 70 euro ad abitante), questi sono ancora bassi rispetto alla media europea, con i paesi leader stabilmente sopra i 100 euro ad abitante/anno.
Ma soprattutto le tariffe italiane sono ancora molto basse se confrontate con il valore delle tariffe degli altri Paesi (media Italia 2,1 euro/mc nel 2022, Germania 6,3, Francia 3,7, Spagna 2,5, Polonia 3, Olanda 4,8).
Ancora più chiaro e corretto il confronto del valore delle tariffe nazionali rapportato al Pil procapite, classifica dove l’Italia si posiziona ancora al di sotto dei principali paesi europei.
Interessanti anche i dati riportati dal Rapporto sulla disponibilità in questi anni di risorse finanziarie pubbliche, connesse a diversi strumenti di spese: Pnrr, ReActEu, il Pniissi, il Fondo invasi del Ministero dell’agricoltura e foreste, i fondi di coesione. In tutto oltre 5,3 miliardi sul servizio idrico, solo per approvvigionamento e distribuzione, senza considerare i fondi del Mase per la depurazione, da distribuire in alcuni anni. Ma che termineranno nel 2026.
Anche dalla Corte dei Conti quindi un avviso ai naviganti: gli obiettivi globali dell’Agenda 2030 e gli obiettivi europei in campo idrico per garantire acqua a tutti, di buona qualità e condizioni ecologiche dei corsi d’acqua buoni, occorre uno sforzo di investimenti gigantesco, ad oggi impossibile con i soli strumenti tariffari attuali. Arera e Governo dovranno dare una risposta alla domanda iniziale della Corte: si aumentano le tariffe? Si stanziano altri fondi pubblici dopo il 2026? Entrambe le cose?
