
Acqua e olivi: la Turchia e i suoi mercenari jihadisti scatenano la guerra delle risorse contro i Kurdi

Il 7 maggio, l’agenzia Rojnfo ha denunciato che «La Tirchia continua ad abbassare il livello d’acqua dell’Eufrate». Eppure, secondo l’accordo firmato tra Siria, Turchia e Iraq nel 1987, la Turchia deve consentire il flusso di 500 m3 di acqua al secondo nell’Eufrate, ma il governo di Ankara viola questo accordo internazionale.
A dimostrarlo c’è una foto scattata da un giornalista dell’agenzia di stampa kurda Hawarnews (ANHA) e questo taglio fa parte della guerra di invasione scatenata dalla Turchia nel nord della Siria per impedire che i kurdi costituissero un’entità autonoma e democratica. Infatti, come spiega Rojnfo «La riduzione dell’acqua dell’Eufrate colpisce l’accesso all’acqua potabile delle regioni di Manbij, Kobanê, Raqqa, Deir ez-Zor e Aleppo».
L’Eufrate è lungo 2.800 km e attraversa la Siria per 610 km. Decine di città e piccoli centri, arabi, kurdi e di altre minoranze etniche dipendono dalla sua acqua per sopravvivere. Ad essere duramente colpite dal taglio dell’acqua sono le zone agricole del bacino dell’Eufrate: le dighe dell’area sono ormai inutilizzabili, visto che il livello del fiume cala e anche le ore in cui i kurdi possono utilizzare l’elettricità sono diminuite. La riduzione del flusso dell’Eufrate sta avendo anche un effetto drammatico sui pesci e sull’altra fauna acquatica.
L’amministrazione della diga kurdo-siriana di Tişrin ha smentito la Turchia che assicurava di aver aumentato la quantità d’acqua lasciata scorrere a valle dalle dighe turche. Precedentemente, l’amministrazione autonoma del Rojava aveva lanciato un appello alla comunità internazionale perché facesse cessare questo crimine sociale, economico e ambientale commesso dalla Turchia.
Ma, come risposta, ieri dei mercenari jihadisti filo-turchi hanno dato fuoco a dei terreni agricoli con l’intento di incendiare le condotte d’acqua che riforniscono la zona occidentale del cantone di Kobanê. L’incendio è stato appiccato durante la notte nel distretto di Shexler a una trentina di Km dalla città martire kurda e ha impedito il rifornimento dell’acqua a gran parte della popolazione. Secondo l’amministrazione idrica di Kobanê, nell’ovest del cantone attualmente l’approvvigionamento d’acqua è limitato e la popolazione è stata invitata ad utilizzare l’acqua con ancora più attenzione.
I jihadisti si sarebbero infiltrati nel cantone di Kobanê dalla regione siriana di Jarablus, occupata dall’esercito turco e dai suoi alleati islamisti siriani e stranieri. Ma in molti fanno notare che nei giorni precedenti aerei da ricognizione turchi avevavo sorvolato proprio la zona dove è avvenuto l’attentato incendiario.
Una guerra delle risorse che dura da molto tempo, visto che i kurdi ricordano che «Degli incendi criminali avvengono ogni anno nelle controllate dall’Amministrazione autonoma del nord e dell’est della Siria (AANES)».
E che in Siria le risorse vengano usate come arma di guerra lo dice anche quello che è successo nel distretto di Jandares, ad Afrin, dove i mercenari jihadisti filo-turchi del gruppo Samarkand hanno abbattuto circa 3.500 olivi a tre famiglie del villaggio di Kafr Safra. Uno dei proprietari degli ulivi è morto per una crisi cardiaca mentre i mercenari di Samarkand tagliavano 100 dei suoi alberi.
Dopo che nel 2018 la Turchia ha invaso la regione di Afrin per impedire che la regione autonoma kurda si estendesse su tutta la Siria nord-orientale, diverse centinaia di migliaia di abitanti, soprattutto kurdi, sono stati costretti ad abbandonare le loro case, le persone ammazzar te dai militari turchi e dai loro complici islamisti si contano a centinaia e migliaia di persone subiscono ogni giorno le vessazioni delle milizie jihadiste armate e pagate dalla Turchia.
