
La cura dei fiumi toscani riuscirà a coniugarsi con la salvaguardia della biodiversità?

La Regione Toscana e Anbi hanno celebrato la giornata della manutenzioni per la cura dei fiumi toscani. È stato fatto il punto sull'attività svolta dai 6 Consorzi di Bonifica ai quali è affidata la cura quotidiana dei 36mila chilometri del reticolo idraulico. L’impegno economico è ingente, assomma a circa 100 milioni la maggior parte derivanti dal tributo di bonifica versato annualmente da ciascun cittadino.
Una parte considerevole dell'attività dei Consorzi è costituita dalla gestione della vegetazione ripariale, che in questi anni è stata effettuata continuativamente con sfalci dell'erba più volte l'anno, tagli di vegetazione sottochioma e alberature, anche durante i mesi della nidificazione che vanno da marzo a luglio.
Le direttive regionali per la manutenzione e per la protezione e conservazione dell'ecosistema toscano riportano che la gestione deve essere finalizzata anche alla conservazione della biodiversità, in quanto la vegetazione ripariale costituisce parte integrante degli ecosistemi fluviali, fornendo rifugio alla fauna, riducendo i carichi inquinanti delle acque e garantendo un utile ombreggiamento, oltre che a svolgere ruolo di corridoio ecologico e non ultimo paesaggistico.
La Lipu Toscana osserva che gli interventi eseguiti finora hanno seguito spesso modi e tempi non rispettosi della naturalità e biodiversità dei corsi d'acqua e hanno comportato pesanti e permanenti danni all'ambiente fluviale. Lascia perplessi la successiva riqualificazione con progetti dedicati alla tutela dell'ambiente dopo che si è fatto tabula rasa di ogni forma di vita di flora e fauna.
Dove le sponde sono state rasate a prato per centinaia di metri con al più qualche raro albero sulla sponda non sono più presenti le specie tipiche di ambienti fluviali (Usignolo di fiume, Martin pescatore, Gallinella d'acqua, Cannaiola, Cannareccione, Scricciolo), resistono le specie più adattabili quali le cornacchie, i gabbiani e qualche sporadica garzetta.
Se si assume una sezione minima di sfalcio di 10 metri per sponda, si ottiene un ettaro di ambiente compromesso ogni 500 metri di corso d’acqua. In base a studi recenti pubblicati su riviste scientifiche è stato calcolato che la densità tipica degli uccelli nidificanti negli ambienti ripariali è di 6-10 coppie per ettaro. Quindi ogni 10 km di fiumi sfalciati vengono distrutti circa 200 nidi di specie di uccelli protetti, oltre alle piante, agli habitat e ogni altra forma di vita (libellule, anfibi, pesci, micromammiferi, ecc.). Se si considera che i consorzi di bonifica in Toscana effettuano la manutenzione ordinaria mediamente ogni anno su circa 10.000 km di corsi d'acqua, e che questa modalità perdura da almeno 5 anni, il numero di nidi di uccelli distrutti è stimabile nell'ordine di centinaia di migliaia, uccelli e nidi che le leggi nazionali e regionali dovrebbero tutelare.
Ne è riprova il fatto che i censimenti in corso a Firenze per la quarta edizione dell’atlante ornitologico urbano, in un km di Arno a valle del Ponte all’Indiano hanno individuato una sola coppia di Usignolo di fiume, mentre in un tratto di 500 metri della Greve (zona Ponte a Greve) non è stata rilevata nessuna specie ornitica che tipicamente nidifica nella vegetazione ripariale, semplicemente perché gli argini sono stati rasati come un prato da golf.
La Lipu Toscana fa appello alla politica perché sia recuperata la cultura dell'ambiente e per la gestione di questo delicato aspetto della vita dei fiumi si trovi il giusto equilibrio tra rischio idraulico e conservazione della biodiversità così come enunciato nella normativa.
di Andrea Somma per Lipu Pisa
