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La risposta alla crisi climatica passa dal supporto di Enti d’ambito e Autorità di bacino

Acqua, col nuovo MTI-4 Arera apre la tariffa a opere sovrambito come le dighe e incentiva il riuso

La volontà è rendere il gestore del servizio idrico integrato uno dei principali soggetti responsabili della gestione tout court della risorsa idrica
 |  Acqua

Il metodo tariffario idrico per il periodo 2024-2029 è la risposta della regolazione ai cambiamenti climatici, con alcune importanti novità. La tariffa si apre al riconoscimento delle opere sovrambito, come grandi e piccole dighe, nonché interventi per migliorare il monitoraggio e la regolazione della risorsa idrica. Vi sono poi nuovi incentivi per promuovere l’efficienza energetica, l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e il riutilizzo delle acque reflue depurate. Perché questo cambio di passo possa realizzarsi, sarà tuttavia decisivo il supporto degli Enti di Governo d’Ambito e il loro dialogo con le Autorità di Bacino Distrettuale. È venuto il momento di riflettere sulla portata delle sfide poste dal cambiamento del clima e dalla tutela dell’ambiente, e riconoscere che il servizio idrico ha di fronte impegni e complessità superiori a quelli di altri servizi regolati.

Il periodo regolatorio si estende da 4 a 6 anni

Il settore idrico italiano si trova ad affrontare sfide sempre più complesse e pervasive. Fenomeni intensi e imprevedibili quali effetti del climate change e una diversa e crescente domanda di acqua per le attività umane mettono a dura prova la resilienza dei sistemi idrici, la sicurezza dei sistemi di approvvigionamento e, almeno in alcune zone del nostro Paese, la disponibilità stessa della risorsa acqua.

In questo contesto, l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) ha recentemente approvato il Metodo Tariffario per il Quarto Periodo Regolatorio (MTI-4) con il quale viene introdotta una serie di importanti novità regolatorie volte a mettere a disposizione dei gestori alcuni nuovi “percorsi” regolatori per sostenere questi obiettivi.

Tra le novità di rilievo, vi è soprattutto l’estensione del periodo regolatorio da 4 a 6 anni (periodo 2024-2029). L’intento è offrire agli operatori una prospettiva temporale più ampia per la programmazione degli investimenti e il perseguimento di una strategia industriale di lungo periodo. A questa estensione segue anche l’allungamento del periodo di riferimento del Piano delle Opere Strategiche (POS) al 2035. Si tratta di due chiari segnali forniti dal regolatore nel voler conferire al settore una visione strategica più ampia in termini di risposta ai crescenti fabbisogni infrastrutturali del servizio, anche per far fronte ai rischi legati ai cambiamenti climatici.

Orizzonte temporale di medio-lungo termine per la programmazione degli investimenti, attenzione agli interventi di area vasta (sovrambito), che per loro natura tendono a coinvolgere più territori e più attori a diversi livelli di governance (Regioni, Autorità di bacino, EGA, gestori) e possibile ampliamento del perimetro del servizio idrico alla gestione tout court delle acque meteoriche rappresentano tre pilastri innovativi del nuovo corso regolatorio.

Più in generale, ARERA ha confermato l’impianto building block a cinque componenti della tariffa (costi operativi, costi di capitale, costi ambientali, fondo nuovi investimenti e conguagli) e la natura asimmetrica della regolazione con sei schemi tariffari, caratterizzati da limiti differenziati di crescita annuale della tariffa in funzione di tre grandezze come il fabbisogno specifico di investimenti del gestore, la “sostenibilità” del costo del servizio in ciascun territorio e la presenza di variazioni di perimetro del servizio o dei processi tecnici.

La matrice regolatoria resta dunque la medesima del precedente periodo regolatorio, mentre ad avere un impatto significativo è la scelta delle soglie per la collocazione dei gestori negli schemi tariffari.

L’estensione del periodo regolatorio e la stabilità della regolazione sostengono, inoltre, i processi di completamento degli assetti gestionali del settore in tutto il Paese. In questo senso può essere letto l’aggiornamento proposto da ARERA per lo schema di convergenza, che, oltre a traguardare anch’esso un periodo di sei anni in linea con la durata del MTI-4, prevede nuovi obblighi per gli EGA e per i gestori, in particolare per quanto concerne l’adeguamento alla regolazione del servizio di misura (TIMSII) al termine del secondo anno e la predisposizione del Programma degli Interventi per il sesto e ultimo anno di convergenza.

In ottica generale, dunque, l’innalzamento dei limiti di crescita della tariffa pone le basi per accompagnare l’aumento degli investimenti coerente con l’allargamento del perimetro del servizio e della sfera di azione delle gestioni idriche.

Altri elementi di novità

Oltre all’estensione del periodo regolatorio, il primo elemento di discontinuità rispetto al recente passato riguarda la rivisitazione delle modalità di riconoscimento dei costi dell’energia elettrica, un tema delicato che ha interessato il dibattito del settore nel corso del 2022 per le note vicende legate allo shock energetico conseguente all’invasione del territorio ucraino da parte della Russia. Con il MTI-4 il costo dell’energia elettrica sarà trattato al pari degli altri costi esogeni, riconoscendo in prima battuta il costo a consuntivo e facendo confluire nella componente dei conguagli una nuova metodologia di efficientamento di prezzo della fornitura.

Un secondo aspetto è relativo alla facoltà di ampliamento, a fini tariffari, del perimetro del servizio idrico al drenaggio urbano, con il riconoscimento dei costi operativi e di capitale nella tariffa del SII: conseguentemente, i costi operativi incrementali per la gestione di tale attività potranno essere richiesti sotto forma di Opnew e potranno essere considerati come costi ambientali (ERC). In questa misura si nota la volontà di ARERA di rendere il gestore del SII uno dei principali soggetti responsabili della gestione tout court della risorsa idrica. Il passaggio di tale attività ad un soggetto regolato consentirà di avere un maggiore controllo sulla qualità del servizio, con particolare riguardo alle interazioni con i segmenti di fognatura e depurazione a fronte di eventi climatici avversi, garantendo al tempo stesso l’efficienza dal punto di vista dei costi.

Infine, tra le principali novità si annota l’introduzione di due nuovi meccanismi di incentivazione legati alla sostenibilità ambientale del servizio, in termini di efficientamento energetico e promozione della circolarità. I nuovi indicatori sono tesi a misurare da una parte la riduzione delle quantità di energia elettrica acquistata da terzi e dall’altra l’aumento della quota di acqua depurata destinata effettivamente al riutilizzo nei settori al di fuori del SII. Meccanismi esclusivamente incentivanti, legati a determinati obiettivi in ottica output based, al fine di promuovere, il primo, l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo e, il secondo, il riuso dell’acqua depurata nei settori agricolo e industriale.  

Oltre a queste novità strutturali ad elevato impatto potenziale sulla strategia industriale delle gestioni, sono state introdotte ulteriori modifiche di dettaglio tecnico legate a specifiche componenti tariffarie e che sono meglio dettagliate nella versione estesa di questo Position Paper.

L’efficienza al servizio dell’innovazione e della sostenibilità ambientale

Sul fronte dei costi endogeni, ARERA ha confermato la logica di aggiornamento del costo efficiente riconosciuto sulla base dell’inflazione, dando altresì continuità al meccanismo di efficientamento parametrico introdotto con il MTI-3. La quota parte di recupero di efficienza da restituire agli utenti (ΔOpex) sarà valorizzata sull’anno 2020 (rispetto al precedente 2016) e alimenta il Fondo per l’innovazione del SII istituito presso CSEA, in cui fino ad oggi è stato versato un gettito pari a circa 148 milioni di euro.

In questo senso, con il MTI-4 ARERA dà avvio effettivo alla stagione di finanziamento dell’innovazione nel SII per raggiungere determinati obiettivi ambientali, destinando le risorse del Fondo alla promozione dell’efficientamento energetico e del riuso delle acque reflue depurate, con l’introduzione di due meccanismi esclusivamente incentivanti.

Il primo meccanismo poggia su un indicatore (denominato “ENE-Quantità di energia elettrica acquistata”) che va a misurare, a parità di condizioni impiantistiche e di perimetro, il livello di dipendenza da terzi per la fornitura di energia elettrica, premiando quelle gestioni che nel 2025 registreranno una diminuzione di almeno il 5% della quantità in chilowattora di energia elettrica acquistata da fornitori esterni rispetto ai volumi mediamente acquistati nel corso del quadriennio 2020-2023. Un meccanismo che, accanto al riconoscimento in tariffa dei costi dell’energia autoprodotta e autoconsumata, dovrebbe incentivare un piano di sviluppo straordinario di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili (principalmente fotovoltaico), anche per adeguarsi all’obiettivo di neutralità energetica del segmento di depurazione introdotto dalla nuova Direttiva Acque Reflue. Al di là del fatto che si sia di fronte a obiettivi piuttosto sfidanti (si veda anche Position Paper n. 250), l’Autorità promuove dunque gli investimenti volti alla autoproduzione di energia elettrica, anche in considerazione del fatto che all’interno dei costi dell’energia può essere riconosciuta la componente di costo dell’energia autoprodotta e consumata.

Il secondo meccanismo verte invece su un indicatore (denominato “RIU-Quota dei volumi depurati destinabili al riutilizzo ma non destinati a tale finalità”) volto a misurare la quota di acqua depurata effettivamente consegnata ad utenti al di fuori del SII rispetto a quella potenzialmente destinabile a tale scopo.

Più nel dettaglio, ARERA ha definito quattro classi alle quali è associato un obiettivo differenziato in funzione del grado di sviluppo effettivo del riuso che sarà raggiunto nel 2025 rispetto al livello di partenza del 2023 e sarà tanto più sfidante da raggiungere quanto più il potenziale riutilizzabile non troverà una destinazione finale effettiva.

In questo senso, dunque, i due meccanismi appaiono particolarmente incentivanti e tali da permettere un cambio di passo, fermo restando che, mentre gli obiettivi di efficientamento energetico risultano maggiormente nel controllo del gestore, quelli sul riuso dipendono anche da fattori esogeni quali la collocazione dei depuratori e dunque l’effettiva domanda attivabile di acqua di riuso a valle, principalmente nei settori agricoli e industriale, che suggeriscono una valutazione caso per caso. Il meccanismo non controlla per i volumi totali depurati dalla gestione né per il numero minimo di depuratori che dovrebbero essere interessati da un processo di revamping a fini del riuso, motivo per cui, nei casi in cui i volumi destinabili al riuso nel 2023 fossero pari a zero, per accedere al meccanismo e raggiungere l’obiettivo sarebbe sufficiente effettuare un intervento minimo necessario a rendere disponibili volumi di riuso pari a quelli di effettiva consegna, i quali potrebbero limitarsi a quella di un singolo utilizzatore di acqua da riuso.

Con il meccanismo promosso da ARERA potrebbero venire meno gli ostacoli economico-finanziari allo sviluppo del riuso lato gestore idrico, in quanto i costi spesati in tariffa e le premialità potenzialmente perseguibili per il raggiungimento dei target potrebbero giustificare anche la consegna di acqua di riuso a titolo gratuito agli utenti extra SII, a valle di una accurata analisi costi-benefici degli aspetti economici, finanziari, ambientali e sociali. Rimane tuttavia da chiarire il punto di chi dovrà sostenere gli interventi legati alle opere accessorie di stoccaggio e/o di trasporto necessarie alla consegna a valle dei depuratori, i cui costi sono invece esclusi dal perimetro di quelli ammissibili. In questi casi, potrebbe essere auspicabile finanziare le opere dell’ultimo “miglio” con contributi pubblici a fondo perduto (es. un Piano nazionale dedicato, alla stregua del PNIISSI) al fine di rimuove gli ostacoli che frenano l’utilizzo di acqua di riuso.

Resta fermo che una vera incentivazione endogena ad alimentare il fabbisogno di acqua di riuso passa inevitabilmente da una rideterminazione dei canoni di derivazione per l’irrigazione o autoapprovvigionamento dell’industria, in modo tale da incorporare i costi ambientali e di tutela della risorsa idrica, in congiunzione con l’introduzione di strumenti economici a sostegno del riuso, quali i certificati di riuso, con l’obiettivo di colmare il divario economico e “culturale” che penalizza l’acqua di riuso e sostiene al contempo un uso non razionale di quella prelevata dall’ambiente.

MTI-4: il nuovo meccanismo di riconoscimento dell’energia

La modalità di riconoscimento dei costi dell’energia elettrica è stata al centro dell’attenzione nel precedente biennio regolatorio a causa delle tensioni sui mercati energetici conseguenti all’invasione del territorio ucraino da parte della Russia. Già nell’aggiornamento per il biennio 2022-2023, ARERA aveva introdotto misure volte a mitigare gli effetti economico-finanziari negativi di tali dinamiche (per approfondire si vedano i Position Paper n. 249 e 250)

Ora, con il nuovo metodo, il costo dell’energia elettrica sostenuto dal gestore risulta, in un primo momento, riconosciuto a consuntivo, con un meccanismo di efficientamento di prezzo che opera in sede di conguaglio.

Un primo aspetto di rilevante novità riguarda il possibile riconoscimento dei costi dell’energia autoprodotta e consumata come componente aggiuntiva della tariffa, valorizzata economicamente al costo medio di acquisto della fornitura di energia da terzi. Tale riconoscimento, la cui facoltà è delegata agli EGA (e non al gestore), è tuttavia vincolato alla condizione che i costi di produzione associati, anche di capitale, non trovino già copertura in altre componenti tariffarie.

Il riconoscimento della componente legata all’autoproduzione si riflette anche sul meccanismo di efficientamento dei consumi di energia che consente ai gestori di trattenere una quota, pari al 25%, del risparmio di costo conseguente a un contenimento della quantità di energia elettrica complessivamente consumata, rispetto alla media dei consumi registrati nei quattro anni precedenti.

Inoltre, a differenza del MTI-3, il nuovo metodo chiarisce che il confronto tra i consumi di energia registrati nell’anno di riferimento per l’aggiornamento (a-2) e la media dei consumi annuali del quadriennio precedente dovrà essere effettuato a parità di perimetro e di condizioni impiantistiche, a tutela in particolare di quei gestori che hanno esteso e/o estenderanno in futuro il perimetro di servizio o le attività gestite, garantendo in questo modo un confronto omogeneo e valorizzando l’effettiva efficienza dei consumi conseguita dai gestori. Al tempo stesso, il confronto potrebbe risultare complesso dal punto di vista operativo proprio per le gestioni che hanno ampliato il loro perimetro, in quanto potrebbero non disporre del corredo informativo completo dalle gestioni in economia cui sono subentrate. Alla luce di tali modifiche, anche la componente dei conguagli relativa ai costi di energia elettrica ha subito una importante revisione, che vedrà la prima applicazione a partire dal 2026.

Cosa ci si deve attendere?

Il percorso tracciato da ARERA con MTI-4 rappresenta un’occasione per accelerare la transizione verso un modello di gestione sostenibile e resiliente della risorsa acqua. Le novità introdotte nell’assetto regolatorio forniscono infatti un quadro di incentivi e strumenti concreti per promuovere gli investimenti strategici di cui il Paese ha urgente bisogno per fronteggiare le sfide poste dai cambiamenti climatici.

È fondamentale che i gestori del SII colgano appieno le opportunità offerte dal nuovo periodo regolatorio, elaborando fin da subito piani industriali di ampio respiro che puntino a realizzare quelle infrastrutture capaci di aumentare la sicurezza e la flessibilità dei sistemi idrici. In quest’ottica, assume particolare rilevanza la possibilità di ricomprendere nella tariffa gli investimenti in opere sovrambito come grandi e piccole dighe, nonché gli interventi finalizzati a migliorare il monitoraggio e la regolazione della risorsa idrica.

Allo stesso tempo, è auspicabile che i gestori colgano a pieno i nuovi meccanismi incentivanti per promuovere l’efficienza energetica e il riutilizzo delle acque reflue depurate, colmando così il ritardo accumulato dall’Italia rispetto agli obiettivi europei di economia circolare. L’avvio di piani di sviluppo di impianti per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e la realizzazione di progetti per il riuso dell’acqua depurata in settori come l’agricoltura e l’industria rappresentano due direttrici prioritarie su cui concentrare gli sforzi.

Perché questo cambio di passo possa realizzarsi, sarà tuttavia decisivo il supporto degli Enti di Governo d’Ambito, chiamati a svolgere un ruolo di indirizzo e coordinamento strategico nella pianificazione degli interventi di area vasta. Un’attenta programmazione degli investimenti sovrambito, basata su un’analisi approfondita dei fabbisogni e delle criticità a scala minima di distretto idrografico, potrà consentire di massimizzare l’impatto e l’efficacia delle azioni. In questa prospettiva, andrà giocoforza valorizzato il dialogo e il coordinamento con le Autorità di Bacino Distrettuali, soggetti chiave per la definizione di una governance integrata della risorsa idrica che consenta di armonizzare e bilanciare in modo ottimale gli usi concorrenti (civile, agricolo, industriale, energetico) in un’ottica di gestione sostenibile.

Infine, un ruolo cruciale per accelerare la realizzazione degli investimenti previsti dai Piani d’Ambito potrà essere svolto dal ricorso a strumenti di finanza innovativi, come il project financing o i green bond, che consentano di attrarre capitali privati per il cofinanziamento delle opere, integrando le risorse pubbliche rese disponibili attraverso il PNRR e gli altri canali di finanziamento nazionali ed europei.

La sfida che attende il settore idrico italiano nei prossimi anni è impegnativa: se da una parte le condizioni per affrontarla ci sono tutte cogliendo appieno le opportunità offerte dal nuovo assetto regolatorio, dall’altra diventa imprescindibile una rinnovata collaborazione tra istituzioni, gestori e stakeholder del settore.

a cura di Donato Berardi, Francesca Signori, Samir Traini, Zeno Vigato

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Il Laboratorio è un think tank che riunisce rappresentanti del mondo dell’impresa e delle istituzioni al fine di rilanciare il dibattito sul futuro dei servizi pubblici locali. Molteplici tensioni sono presenti nel panorama economico italiano, quali la crisi delle finanze pubbliche, la spinta comunitaria verso la concorrenza, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, il rapporto tra amministratori e cittadini, la tutela dell’ambiente. Per esperienza, indipendenza e qualità nella ricerca economica REF Ricerche è il “luogo ideale” per condurre il dibattito su binari di “razionalità economica” e sostenere sviluppo e occupazione nella transizione ecologica.