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Il Forum del Cigno verde a Firenze, in Palazzo Medici Riccardi

Più rinnovabili o più alluvioni? Legambiente dà il via alla rivoluzione energetica toscana

Per raggiungere gli obiettivi intermedi al 2030 basterebbe il 3 per mille del territorio. Giani: «Vogliamo fare della Toscana un esempio nella crescita delle energie rinnovabili»
 |  Toscana

Coniugare lo sviluppo delle fonti rinnovabili con la bellezza che la Toscana ha saputo coltivare – nell’arte come nei paesaggi – durante il corso dei secoli non solo si può, ma è l’unica strada possibile per dare un futuro sostenibile alle nostre comunità. La dimostrazione plastica è arrivata oggi nella splendida cornice di Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, dove la sala “Luca Giordano” era stracolma di persone giunte per partecipare al Forum Energia di Legambiente Toscana.

«Bellezza e innovazione possono e debbono convivere» secondo il presidente del Cigno verde regionale, Fausto Ferruzza, che non a caso è anche il delegato al Paesaggio di Legambiente nazionale ed ha guidato l’intera giornata di lavoro. Per dare il senso della sfida cui tutti siamo di fronte, la parola d’ordine che ha attraversato il Forum – più che transizione – è stata rivoluzione energetica.

«Il tema oggi non è più rimandabile, o ci muoviamo adesso o sarà troppo tardi – spiega Carlo Boni, sindaco di Pontassieve che siede nel Consiglio della Città metropolitana di Firenze con la delega all’Ambiente – Vengo da un Comune che è stato duramente colpito dall’ultima alluvione, con volumi d’acqua e tempi di ritorno degli eventi estremi prima impensabili. I territori devastati ci fanno capire che per lottare contro la crisi climatica dobbiamo tornare a governare il tema dell’energia, che va prodotta in maniera pulita: serve una presa di coscienza, favorire la nascita di impianti rinnovabili è nostro compito. E per noi enti locali è essenziale avere un supporto continuo per indirizzare le politiche, le associazioni ambientaliste come Legambiente possono darci una grande mano».

Nel merito è la responsabile Energia di Legambiente nazionale, Katiuscia Eroe, a sottolineare come una parte crescente del Paese guardi con speranza alle fonti rinnovabili, per abbassare le bollette oltre che per abbattere le emissioni climalteranti che guidano la crescita degli eventi meteo estremi. «Tutti i territori hanno le loro peculiarità, che vanno difese – sottolinea Eroe – ma quello che ci racconta il cambiamento climatico è che se non troviamo subito un modo per proteggerci, agricoltura e paesaggi per come li conosciamo sono destinati a scomparire». E la via maestra per ridurre le emissioni di gas serra è quella di abbandonare i combustibili fossili, facendo spazio a efficienza energetica e fonti rinnovabili.

Come documenta Legambiente, per rispettare il pur timido obiettivo contenuto nel decreto Aree idonee del Governo Meloni, ovvero installare +80 GW dal 2021 al 2030 (di cui almeno 4,2 GW in Toscana), l’Italia dovrebbe fare spazio a nuovi impianti per un minimo di 10,38 GW/anno – che diventano +12 GW/anno per rispettare appieno i target RePowerEu fatti propri dal Piano elettrico 2030 elaborato dalla confindustriale Elettricità futura –, mentre anche nel 2024 si è fermata ampiamente sotto questa soglia (+7,48 GW). E gli obiettivi al 2030 sono solo intermedi: per la piena decarbonizzazione del Paese servono almeno 300 GW. C’è abbastanza spazio?

«A fine 2021 avevamo in Toscana 2,4 GW di rinnovabili, arriveremo a 6,65 GW al 2030 – documenta David Tei, dirigente per la Transizione ecologica della Regione Toscana – Il termine rivoluzione è più calzate rispetto a transizione, dato in 5 anni dobbiamo fare il doppio di quanto installato in 20. E il 2030 è un obiettivo intermedio, fino alla neutralità climatica».

La legge per le Aree idonee che sta predisponendo la Regione è però sospesa, in attesa che si sciolgano nodi decisivi a livello nazionale: l’ordinanza 4928/2024 del Consiglio di Stato ha parzialmente sospeso il decreto Aree idonee varato dal Governo Meloni, da cui devono discendere le normative regionali, nella parte in cui dà facoltà e non obbligo alle Regioni di considerare idonee le aree già individuate come tali dal dlgs 199/2021. L’udienza nel merito del Tar Lazio risale ormai al 5 febbraio, ma siamo ancora in attesa degli esiti.

Di certo, però, è che quella delle rinnovabili non si propone di essere un’invasione: «Se facessimo solo fotovoltaico, per raggiungere gli obiettivi 2030 basterebbe il 3 per mille del territorio toscano», sottolinea Tei. Il 68% della Toscana è di fatto tutelata o vincolata, e la pdl in sospeso individua aree idonee per solo il 30%. In teoria, dunque, più che sufficiente agli impianti necessari al 2030.

Eppure potremmo (e dovremmo) fare meglio. «Non vedo perché in parte del 68% di Toscana vincolata non si possano fare impianti, quando è dimostrato che con la loro presenza la biodiversità migliora. Se si limitano le aree dov’è possibile fare rinnovabili, questo incide sui prezzi, e non riuscire ad abbassarli è un problema: il territorio va salvaguardato con criteri costruttivi, di progettazione, per fare bene gli impianti più che limitando le aree», argomenta Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento Free: «Per abbassare il prezzo dell’energia è necessario il giusto mix tra impianti in autoconsumo e grandi impianti utility scale. In Spagna, dove hanno già portato le rinnovabili al 60% del mix elettrico anziché al circa 40% italiano, il prezzo dell’elettricità nell’ultimo anno è stato il 40% più basso rispetto all’Italia».

Occorre dunque superare le sindromi Nimto (non nel mio mandato elettorale) oltre che le sindromi Nimby (non nel mio giardino), come evidenzia Davide Astasio Garcia, segretario generale dell’Anev, e la Toscana ha già dimostrato di saperlo fare nel caso della geotermia: la Regione ha concesso a febbraio all’attuale gestore – Enel green power – il rinnovo ventennale delle concessioni, a fronte di un piano investimenti da 3 miliardi di euro (che arrivano a 7,4 considerando anche i costi di esercizio e manutenzione ordinaria).

Già oggi, il calore rinnovabile naturalmente presente nel sottosuolo è un modello di sviluppo sostenibile integrato: «Abbiamo alcune centrali geotermiche in zone Sic e Zps, è dunque possibile fare bene impianti rinnovabili anche in aree vincolate – nota Giampaolo Vecchieschi di Egp – Valorizzando anche gli usi plurimi dell’energia: per teleriscaldamenti, per fornire calore alla filiera agroalimentare, per alimentare il turismo sostenibile valorizzando la bellezza dei luoghi geotermici, mostrando che un settore industriale può e anzi deve svilupparsi insieme al territorio, basti pensare alle centrali presenti nel Geoparco delle Colline metallifere».

La stessa filiera agrolimentare può trovare nuova linfa dallo sviluppo delle fonti rinnovabili, come sottolinea con forza il responsabile Agricoltura di Legambiente nazionale, il maremmano Angelo Gentili: «Serve produrre energia da rinnovabili fino al 100%, altrimenti il paesaggio viene devastato dalla crisi climatica e l’agricoltura con esso. Abbiamo fame di rinnovabili, eolico e fotovoltaico sono la soluzione economica e veloce che abbiamo a disposizione. Il problema dell’agricoltura non sono le rinnovabili ma la mancanza di reddito: abbiamo perso 10 mln di ettari negli ultimi 100 anni, con aree montane, aree fertili che vengono abbandonate. Non subiamo gli impianti, guidiamoli e sperimentiamo gli effetti positivi degli impianti, ad esempio per quanto l’ombreggiatura garantita dall’agrivoltaico. Penso ad esempio al pecorino toscano: è in grande difficoltà e l’agrivoltaico può contribuire a risollevare questa filiera».

La vera “speculazione energetica” da cui dobbiamo liberarci – come porta all’attenzione della sala Gaia Pedrolli di Ecolobby – non è quella delle fonti rinnovabili, ma semmai quella dei sussidi ambientalmente dannosi e dell’aumento dei prezzi dell’energia, guidati dai combustibili fossili. Per riuscirci occorre fare rete tra stakeholder, mondo della ricerca, istituzioni – evidenzia nel merito Paolo Picchi di Eta-Florence e ricercatore dell’Università di Firenze.

«Apprezzo il lavoro che gli amici di Legambiente stanno facendo, il Forum per l’energia in Toscana è particolarmente importante in questo momento – conclude il presidente della Regione, Eugenio Giani – perché va a accompagnare una fase di grandi scelte decisionali. Noi vogliamo fare della Toscana un esempio nella crescita delle energie rinnovabili, è questo l’obiettivo: i cambiamenti climatici sono lì a dimostrarci che dobbiamo intervenire in modo forte e radicale per la conversione delle nostre fonti energetiche: in meno di tre anni abbiamo avuto cinque volte uno stato d’emergenza nazionale. Occorre una visione generale, accompagnando i cambiamenti della società: per questo ad esempio ho voluto gestire in prima persona il rinnovo delle concessioni geotermiche, e adesso ritengo utile sviluppare un Centro di ricerca sulla geotermia per dare gambe anche alla geotermia a bassa e media entalpia. L’altro fronte importante è quello aperto sulla legge della Aree idonee, su cui sta lavorando bene l’assessora all’Ambiente Monia Monni: sarà una delibera delicatissima viste le resistenze che spesso montano sui territori, dobbiamo trovare un equilibrio al rialzo».

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Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.