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Rischio sismico, l’Ingv si dichiara «totalmente estraneo a qualsivoglia relazione» per il ponte sullo Stretto di Messina

Per Salvini se «si ripetesse a Messina un terremoto disastroso i tecnici spiegano che l’unica cosa che rimane in piedi è il Ponte». Allora perché non investire i 13 miliardi di euro nell’adeguamento antisismico?
 |  Trasporti e infrastrutture

Possibile che la più grande opera infrastrutturale nei piani dello Stato italiano, ovvero il ponte da oltre 13 miliardi di euro che è in progetto in un’area ad alto rischio sismico come è il caso dello Stretto di Messina, vada avanti senza alcun coinvolgimento ufficiale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), che rappresenta l’ente scientifico su queste tematiche e di fatto il braccio tecnico dello Stato stesso su queste tematiche? Evidentemente sì.

Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina ha ricevuto oggi un rocambolesco parere favorevole da parte della Commissione tecnica di Valutazione dell’impatto ambientale (Ctva) ministeriale, ma ieri l’Ingv si è premurato di ufficializzare la propria estraneità alle valutazioni in merito al rischio sismico.

L’ad della società Stretto di Messina spa, Pietro Ciucci, sulle pagine di Avvenire si premura oggi di affermare che «non manca alcun “via libera sismico” o “certificazione”, il progetto definitivo del ponte sullo Stretto è completo e molto approfondito. Ricercatori di Ingv hanno collaborato sia nella fase di redazione del Progetto definitivo del 2011, sia nel recente aggiornamento per la ulteriore definizione nel dettaglio del quadro geosismotettonico anche mediante rilievi in sito, prospezioni geosismiche, sondaggi geognostici. Il dipartimento Scienze della Terra dell’Università la Sapienza di Roma, incaricata da Eurolink per approfondimenti, ha stipulato un accordo scientifico con Ingv per l’aggiornamento del quadro geosismotettonico. Inoltre, la Stretto di Messina ha recentemente stipulato un accordo di collaborazione tecnico-scientifica con Ingv per la gestione della rete di monitoraggio geotecnica e per lo scambio di dati e informazioni scientifiche».

Ma è lo stesso Ingv a mettere le cose in chiaro: «Le relazioni tecnico-scientifiche prodotte a valle dell’Accordo sono di esclusiva responsabilità degli autori, ancorché dipendenti dell’Ingv, con esclusione di qualsivoglia responsabilità dell’Istituto sul loro contenuto e utilizzo. Pertanto, l’Istituto si dichiara totalmente estraneo a qualsivoglia relazione che, eventualmente firmata da personale dell’Ingv, rappresenta solo il pensiero scientifico degli autori».

La nota ufficiale dell’Ingv non fa dunque che rimarcare quanto già affermato nei giorni scorsi a mezzo stampa dal presidente Carlo Doglioni, ovvero che «l’Ingv non ha avuto incarico da parte della Stretto di Messina a svolgere indagini sulla presenza di faglie attive», e sottolineando carenze sotto il profilo della valutazione del rischio sismico: «Nella documentazione disponibile come riferimento di terremoto per il progetto del Ponte l’accelerazione al suolo utilizzata risulta essere di 0,58 a l’Aquila si sono registrate accelerazioni fino a 0,66 e ad Amatrice fino a 0.95. Ma lo Stretto di Messina può essere epicentrale per eventi sismici con accelerazioni facilmente superiori a 1 ma possibili anche fino a 1,5-2».

Una situazione tragicomica, splendidamente riassunta da un’involontaria battuta arrivata in queste ore da parte del principale sponsor del ponte, ovvero il ministro Salvini, per il quale «qualora si ripetesse a Messina un terremoto disastroso i tecnici spiegano che l’unica cosa che rimane in piedi è il Ponte». Il fatto che il ministro delle Infrastrutture non venga sfiorato dal fatto che dunque sarebbe prioritario investire i 13 miliardi di euro nell’adeguamento antisismico delle case e degli edifici presenti nell’area, anziché sul ponte, non è che la quadratura del cerchio di un progetto ormai surreale.

Redazione Greenreport

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