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Ponte sullo Stretto, Corrado promuove un’interrogazione parlamentare alla Commissione Ue

L’eurodeputata S&D e responsabile Conversione ecologica del Pd domanda se Bruxelles intenda dare via libera a «un progetto che prevede la costruzione del ponte sospeso più grande d’Europa su faglie attive, in un’area che si configura ad elevata sismicità e con procedure sui costi in violazione a una direttiva comunitaria»
 |  Trasporti e infrastrutture

«La Commissione europea ritiene in tutta coscienza di poter dare il proprio benestare a un progetto che prevede la costruzione del ponte sospeso più grande d’Europa su faglie attive, in un’area che si configura ad elevata sismicità?». È questo il cuore della questione che Annalisa Corrado porta all’attenzione di Bruxelles. L’eurodeputata S&D e responsabile Conversione ecologica del Pd fa parte della Commissione Envi al Parlamento europeo, organismo che si occupa di ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare. Il tema, secondo l’esponente dem, deve essere oggetto di un’approfondita riflessione in sede comunitaria più di quanto sia stato finora. 

Il Parlamento italiano su iniziativa dell’esecutivo, ricorda l’europarlamentare S&D, ha proceduto con l’emanazione di leggi che abilitano la ripresa delle attività di progettazione e di realizzazione del Ponte di Messina. Un’iniziativa di cui Bruxelles e Strasburgo devono non solo essere consapevoli, ma anche monitorare con la massima attenzione. Per questo Corrado ha promosso come prima firmataria un’Interrogazione parlamentare rivolta alla Commissione Ue relativa alla realizzazione dell’opera, che dovrebbe dar vita a una connessione stabile tra la Regione Sicilia e la Regione Calabria, ma le circostanze della cui costruzione sembrano sin d’ora a dir poco nebulose.

«La riattivazione dei progetti da parte del governo Meloni prevede, alla legge 8 agosto 2024, n.120, che la realizzazione del progetto esecutivo possa essere approvata per fasi esecutive, e dunque acconsente ad una realizzazione per lotti, che è invece espressamente esclusa dal bando di gara dell’Aprile 2006 cui la legge del 2024 fa riferimento», spiega Annalisa Corrado. Che aggiunge: «I costi totali dell’opera sono oggi stimati, nel documento GER0332 “Aggiornamento analisi costi-benefici”, a € 13,5 miliardi – un aumento di più del 50% rispetto a quanto previsto dal contratto tra Stretto di Messina SpA (SdM) e ATI “Eurolink”, che invece fissava un corrispettivo pari a poco meno di quattro miliardi di euro Iva esclusa. Una situazione in aperta violazione della direttiva 2014/24/UE, che stabilisce il principio secondo cui l’eventuale aumento di prezzo non deve eccedere il 50 % del valore del contratto iniziale».

L’Interrogazione in questione, viene tra l’altro anticipato, è la prima di una serie che verrà rivolta sul tema alla Commissione europea, e nasce da un confronto serrato e costante con i comitati di cittadini che quotidianamente si adoperano per mantenere alta l’attenzione sul Ponte, e con il Pd siciliano.

«Il tema, senz’altro complesso, che è nostro interesse sollevare – spiega Corrado – è il seguente: la Commissione europea ritiene in tutta coscienza di poter dare il proprio benestare a un progetto che prevede la costruzione del ponte sospeso più grande d’Europa su faglie attive, in un’area che si configura ad elevata sismicità? Attenderemo le risposte della Commissione in merito, ma di certo non ci fermeremo qui». Per la responsabile Conversione ecologica del Pd il Ponte sullo stretto è un’opera «dannosa, insostenibile ed antistorica»: «Non sta in piedi il progetto, figuriamoci se può stare in piedi il Ponte». Inoltre, evidenzia l’europarlamentare «non si è parlato abbastanza della devastazione che porterebbe nei territori, della distruzione della biodiversità e del devastante consumo di suolo e di acqua per i cantieri e, soprattutto, dei rischi in termini di salubrità ambientale che ricadrebbero sulle comunità coinvolte. Un costo incalcolabile e totalmente incompatibile con la situazione di gravissimo stress idrico dell’isola». Conclude l’eurodeputata S&D: «È in ballo il futuro di territori che hanno assoluto bisogno di interventi seri, e che non possono rischiare di rimanere appesi all’ecomostro del progetto di Salvini».

Redazione Greenreport

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