Se l’auto elettrica in Italia morde il freno, non va meglio coi treni: mobilità sostenibile al palo
Nel silenzio quasi tombale del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che si è limitato ad un laconico siamo al lavoro per risolvere il prima possibile, oggi è imploso per l’ennesima volta il servizio ferroviario nazionale: epicentro, Roma.
Le stazioni Termini e Tiburtina e sono rimaste completamente bloccate dalle 6.30 alle 8.45 di stamattina, gettando nel caos anche il resto della giornata. A ora si conta oltre un centinaio di treni cancellati totalmente o parzialmente, con circa 40 treni ad alta velocità su cui gravano ritardi da più di un’ora: «I treni Alta Velocità, Intercity e Regionali possono essere instradati su percorsi alternativi e registrare un maggior tempo di percorrenza fino a 240 minuti o subire limitazioni di percorso e cancellazioni», informa Trenitalia, che parla di un non meglio precisato «guasto alla linea».
Dai banchi dell’opposizione, il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, parla di una «situazione inaccettabile. Migliaia di viaggiatori bloccati stamani a Termini e a Tiburtina e sui treni intorno Roma. Sono ormai mesi con guasti e ritardi insostenibili: è ora che il ministro Salvini vada a casa».
I gravi disagi di oggi arrivano dopo un’estate già molto complicata sui binari, non solo a Roma, e lasciano aperti grandi interrogativi su quale sia la politica del Paese per migliorare e rendere più sostenibile il fronte della mobilità.
Il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di CO2 in Europa, il 71,7% delle quali è prodotto dal trasporto stradale. Diventa quindi essenziale una mobilità basata sul trasporto sostenibile, alternativa all’uso dei mezzi privati, come il trasporto pubblico, la mobilità pedonale e ciclabile, i veicoli elettrici, la mobilità condivisa. Tutti fronti sui quali l’Italia è indietro, tant’è che dal 1990 al 2022 il comparto dei trasporti mostra addirittura emissioni di gas serra in crescita (+7,4%), fino a raggiungere il primo posto tra le fonti emissive.
Mentre in Europa le emissioni stradali stanno diminuendo – con conseguenti impatti sulla qualità dell’aria, oltre che in termini di lotta alla crisi climatica – grazie alla progressiva penetrazione sul mercato delle auto elettriche (nonostante i recenti scossoni sul mercato), l’Italia resta fanalino di coda per le nuove immatricolazioni, a causa di una politica industriale di fatto assente, come mostrano le vicende Stellantis, e di inadeguati incentivi allo sviluppo del mercato nazionale.
Il disastroso guasto consumatosi oggi sui binari romani è un efficace promemoria su quanto ci sia ancora da lavorare anche sull’altro pilastro della mobilità sostenibile, ovvero quella su ferro. Sarebbe forse utile rivedere le priorità d’investimento del ministero e più in generale del Governo Meloni, ad esempio dirottando i circa 15 miliardi di euro previsti per la realizzazione dell’inutile quanto rischioso ponte sullo Stretto di Messina per irrobustire la cura del ferro di cui l’Italia ha (sempre più) bisogno.