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La Sicilia scossa da un terremoto di magnitudo 4.8 nell'area di Messina. Altro che ponte sullo Stretto

È avvenuto alle 16:19 di oggi con epicentro al largo delle isole Eolie, a 17 km sott’acqua. Paura da Catania a Palermo
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I sismografi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) hanno registrato un forte terremoto di magnitudo 4.8 della scala Richter, con epicentro nell’area di Messina, a 17 km di profondità al largo delle isole Eolie, più precisamente nel Mar Tirreno tra Alicudi e Filicudi. Tanta la paura anche se al momento non si segnalano danni, ma le verifiche sono ancora in corso. 

Alla scossa principale, avvenuta alle 16:19 ne sono poi seguite altre tre intense, con epicentro sempre nei fondali tra Alicudi e Filicudi: alle 16:40, di magnitudo 2.7; alle 16:42, di magnitudo 2.5; alle 16:48, di magnitudo 2.9. Sono in costante contatto con il capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina - dichiara all'Ansa il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani -, che a sua volta è in stretto raccordo con il sindaco di Lipari, con il prefetto di Messina e con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per un primo e rapido monitoraggio di eventuali danni, che al momento non sono stati segnalati. La Regione è, comunque, pronta a intervenire con tutti i mezzi a disposizione per supportare le comunità coinvolte e garantire la sicurezza dei cittadini».

Il terremoto delle 16:19 è stato sentito distintamente non solo a Messina città ma anche in ampia parte della Sicilia, da Catania a Palermo. Si tratta di un'area ad alto rischio sismico, come documentano i numerosi terremoti registrati nell'area nel corso dei secoli. Eppure anziché investire in prevenzione antisismica, il Governo continua a insistere nel progetto del ponte sullo Stretto di Messina da 13 miliardi di euro.

Nei giorni scorsi, in un’interrogazione sul progetto del Ponte presentata alla Commissione Ue, 21 europarlamentari italiani provenienti dalle fila di Avs, Pd e M5S sottolineano la «mancanza di studi tecnici sui rischi sismici, erosione costiera e interferenze con le aree Natura 2000». Nel testo vengono poi vengono sottolineate «la pericolosità delle autorizzazioni in deroga e la dubbia sostenibilità economica dell’opera, la cui realizzazione, a fasi progressive potrebbe comportare dispersione di risorse pubbliche e squilibri territoriali, in contrasto con la strategia europea di continuità territoriale». 

Nell’interrogazione presentata alla Commissione Ue dai partiti che nel Parlamento italiano siedono nei banchi dell’opposizione si fa anche riferimento alle «forti preoccupazioni dei territori interessati, sfociate, tra l’altro, in un ricorso al Tar del Lazio dei Comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni» e ai «rischi di incompiutezza, agli impatti socio-economici sulle comunità ed al deficit di trasparenza». Per questi motivi, nell’interrogazione si chiede alla Commissione europea «se, alla luce dell’esistenza di faglie sismiche, ed in particolare di quella attiva denominata 'Cannitello', e dell’assenza di studi specifici sull’erosione costiera, sono state svolte verifiche sulla conformità del progetto alle Direttive Ue». Inoltre, «considerate le 239 prescrizioni imposte nell’autorizzazione Via-Vas», gli europarlamentari Pd, M5S e AVS chiedono alla Commissione «di effettuare una valutazione sul rapporto costi-benefici dell’opera rispetto ad alternative più compatibili con il 'Green deal'; se la stessa Commissione sia stata interpellata per l’utilizzo di fondi Ue e quali iniziative intenda adottare per monitorare la trasparenza, il coinvolgimento delle comunità locali e la salvaguardia dei diritti dei cittadini coinvolti».

Redazione Greenreport

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