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La Cgil si schiera contro il ddl Salva Milano: «Effetti dirompenti su tutto il territorio nazionale»

«Rispondere alle esigenze di rigenerazione urbana evitando carichi urbanistici non sostenibili»
 |  Territorio e smart city

Dopo Legambiente anche la Cgil prende posizione in merito al ddl 1309 “Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia”, ribattezzato Salva Milano, ora in discussione al Senato dopo essere già stato approvato alla Camera.

Il provvedimento nasce per rispondere all’ondata d’inchieste per abuso edilizio nella città meneghina, a valle delle diverse interpretazioni possibili delle leggi in materia urbanistica ed edilizia, aprendo però interventi senza adeguate tutele ambientali, compromettendo la sostenibilità e la qualità della pianificazione territoriale.

«Il testo ora in discussione al Senato ha caratteri ancor più preoccupanti ed è destinato ad avere effetti dirompenti e irreversibili su tutto il territorio nazionale – dichiarano dalla Cgil – Si amplia l’ambito di applicazione della ristrutturazione edilizia, includendo ora anche il cambio di funzione e sovrapponendo di fatto questa al campo della rigenerazione urbana. Il tema non è tanto opporsi alla densificazione urbana, ma è soprattutto quello di rispondere alle esigenze di rigenerazione urbana cui devono essere inseriti gli interventi sulla città esistente, evitando carichi urbanistici non sostenibili, peraltro senza adeguato corrispettivo economico che assicura anche la dotazione di servizi. Occorre riaffermare con nettezza la necessità di un governo pubblico delle trasformazioni urbane, contrastando un mercato libero senza regole».

Che fare? Per il sindacato di Corso d’Italia «questo disegno di legge è profondamente sbagliato, chiediamo sia modificato con interventi che vadano nella direzione delle nostre istanze. Va ribadita la necessità e urgenza di una normativa di riordino complessivo della disciplina di settore che riaffermi la validità di piani attuativi, necessari in presenza di trasformazioni significative. Questi sono importanti per orientare i processi ormai ineludibili di rigenerazione nelle città, con ambiti a volte da ripensare, carenti di servizi e verde, dove la modalità di intervento non può essere solo legata alla componente edilizia e dove bisogna garantire servizi adeguati, in un percorso che veda la partecipazione attiva della cittadinanza per perseguire obiettivi anche di carattere sociale e ambientale, affrontando le tante disuguaglianze urbane e le transizioni che stiamo attraversando».

Come già spiegato su queste colonne dalla presidente nazionale dell’associazione Nuove Ri-Generazioni, Rossella Muroni, è «tragico vedere norme ad hoc con corsie preferenziali che rischiano di diventare un boomerang in molti altri luoghi sul fronte della pianificazione urbanistica; è tragico il contemporaneo silenzio assordante sulla cosiddetta emergenza casa, che ormai è diventata un buco strutturale: le politiche abitative sono scomparse dall’azione politica pubblica e di welfare sociale […] Il punto di partenza di ogni riflessione sulla casa nel 2025 deve necessariamente tener conto che non è più possibile ragionarne come spazio a sé, ma come spazio inserito nei luoghi, nei territori, nelle aree urbane all’interno di un processo di rigenerazione sociale oltre che edilizia. Il recupero della città pubblica deve guidare i processi di rigenerazione urbana, attraverso interventi regionali e comunali per la riqualificazione della periferia e la messa in sicurezza del territorio dai rischi del cambiamento climatico con l’obiettivo di generare lavoro, reddito ‘buono’ e inclusione sociale».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.