
Salva Milano: ora anche il Comune chiede di bloccare l’iter di approvazione del DDL in Senato

Dopo averlo difeso strenuamente per mesi, anche contro pezzi consistenti della sua maggioranza, di fronte alle recentissime rivelazioni politiche e giudiziarie anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha chiesto di bloccare l’iter di approvazione del DDL “Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia”, il cosiddetto “Salvamilano”, approdato al Senato dopo essere passato alla Camera tra le proteste degli ambientalisti e di Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle contro la “regolarizzare” i tanti cantieri sorti a Milano conformemente alla normativa urbanistica lombarda e al piano urbano della città, ma difformi dalle previsioni dell’art.41 quinquies della L.1150/42 e dell’art.8 del DM 1444. .
La ritirata di Sala era stata annunciata da una dichiarazione della segretaria del Pd Elly Schlein: «Dopo i gravi fatti emersi oggi dalla magistratura è evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti in una discussione sul Ddl ” Salva Milano”. Da alcune cose che emergono sembra ci fosse addirittura intenzione di colpire il sindaco Sala, a cui va la mia solidarietà, naturalmente».
La Schlein sottolinea che le rilevazioni riguardano «Esponenti del centro-destra, su queste si è già espresso anche il Partito Democratico di Milano».
Nel comunicato di Palazzo Marino si legge che «Alla luce delle ipotesi di reato emerse dall’Ordinanza del GIP del 21 febbraio 2025, che il Comune di Milano ha ricevuto oggi e ha potuto leggere integralmente, l’Amministrazione considera di costituirsi parte civile. A partire dal 2020 il Comune di Milano ha reso obbligatorio per dirigenti e funzionari responsabili dichiarare eventuali condizioni di incompatibilità. E questo vale anche per i membri di Commissione, compresa la Commissione comunale per il Paesaggio, sia alla nomina sia in sede di trattazione di ogni pratica. Dichiarazioni che non risultano essere state rese da chi oggi indagato».
La nota ricorda che «Il Comune di Milano, alla luce delle indagini che recentemente hanno riguardato l’urbanistica, ha già messo in atto diverse misure: con apposita delibera di Giunta, datata febbraio 2024, lo Sportello Unico per l’Edilizia si è adeguato alle interpretazioni del GIP in tema di pianificazione attuativa e ristrutturazione edilizia; a settembre 2024 è stato modificato il Regolamento della Commissione comunale per il Paesaggio, rafforzando ulteriormente il principio di trasparenza che lo guida e prevedendo che almeno 8 componenti su 15, compreso il Presidente, per l’intera durata dell’incarico non svolgano attività di libera professione nel territorio comunale; a novembre sono state introdotte regole molto restrittive sui contatti tra funzionari dello Sportello Unico per l’Edilizia e gli utenti privati; è datato 1° marzo 2025 l’avvicendamento di alcuni dirigenti; inoltre a maggio 2023 il Consiglio comunale ha approvato la delibera di Giunta relativa all’aggiornamento degli oneri di urbanizzazione e a novembre 2024 sono stati aggiornati anche i criteri di monetizzazione dello standard. Nel frattempo sono stati avviati i lavori per un nuovo Piano di Governo del Territorio. Infine, gli elementi di novità, e purtroppo di maggiore gravità, descritti negli atti di accusa inducono questa Amministrazione a non sostenere più la necessità di proseguire nell’iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta “Salva Milano”».
Eppure le associazioni ambientaliste avevano avvertito che dal “SalvaMilano” emanava un forte puzzo di bruciato e il solito cattivo odore di condono edilizio. Il 12 febbraio, in audizione in Commissione Ambiente in Senato, Domenico Fontana, responsabile rigenerazione urbana Legambiente, aveva nuovamente denunciato che «Il decreto SalvaMilano maschera una nuova sanatoria edilizia che non è accettabile né per il futuro del capoluogo milanese né per lo scenario urbanistico nazionale. Il “caso Milano” è sostanzialmente un problema originato dalla mancata piena attuazione del dettato costituzionale perché la legge urbanistica regionale non è coerente con le norme di principio nazionali. Il tutto reso ancor più ingarbugliato dalle modifiche apportate nel 2020 alla definizione di “ristrutturazione edilizia” nel Testo unico dell’Edilizia che ha reso possibile anche ampliare le cubature nel caso in cui ciò sia previsto dalle normative urbanistiche e dai piani. Senza nemmeno dover chiedere il Permesso di costruire. La città del dovrà essere capace di adattarsi al cambiamento climatico e di contrastarlo attraverso l’efficientamento degli edifici e dei sistemi di mobilità; dovrà prevenire o almeno mitigare i rischi di tipo idrogeologico e derivanti dalle isole di calore; dovrà essere più giusta e inclusiva fornendo servizi più efficienti e diffusi ma soprattutto frenando il processo in corso di espulsione dei soggetti più deboli, anziani, giovani coppie, studenti, che non trovano più sul mercato offerte di case adeguate alle loro disponibilità economiche. È piuttosto intuitivo che nessuno degli obiettivi elencati potrà essere colto per semplice sommatoria di interventi edilizi».
La presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto, faceva notare che «Milano, interpretando la norma regionale, ha attratto grandi capitali per lo sviluppo di investimenti ad alto prestigio e a costi ridotti per gli operatori. Il futuro della città di Milano non è quello di giocare al ribasso degli oneri per favorire operazioni speculative: le grandi sfide del prossimo futuro, dalla mitigazione e adattamento a un clima che cambia, alla coesione sociale, richiedono importanti investimenti pubblici, incompatibili con il “modello Milano”’ così come portato alla luce questa vicenda. Per questo, l’apertura del Consiglio Comunale milanese alla proposta di sanatoria nazionale votata lunedì non può che vederci contrari».
Il presidente di Italia Nostra Edoardo Croci aveva ribadito le sue perplessità sulla proposta di legge e le sue finalità: «Una riforma della normativa urbanistica non può essere fatta in pochi giorni per sottrarre al giudizio della Magistratura dei possibili illeciti, che hanno per definizione natura personale, ma richiede una visione complessiva e il coinvolgimento di tutti gli attori rilevanti, inclusi quelli che si occupano della tutela del territorio, dell’ambiente e del patrimonio storico-culturale. Ci auguriamo che i Senatori agiscono nell’interesse della collettività e non di interessi particolari».
Il Segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha commentato: «Ancora una volta siamo stati considerati i guastafeste, quelli che vogliono mettere il bastone tra le ruote e che dicono no al cemento che si espande e agli affari che crescono tanto da mettere d’accordo quasi tutti. Quasi, appunto. Dopo l'arresto di oggi, il comune di Milano chiede al Parlamento di non proseguire l’iter del cosiddetto “Salva Milano”. Bene, ci sono volte in cui i passi indietro sono necessari. Quel che bene non è, invece, è che ci sia stato bisogno della magistratura per bloccare una proposta incostituzionale e con evidenti rischi per il territorio e per le città italiane, come AVS aveva detto dal primo momento. Adesso tutte le forze progressiste si impegnino in parlamento e nei governi territoriali per una legge sul consumo di suolo zero».
Agostino Santillo, portavoce alla Camera del Movimento 5 Stelle attacca direttamente Sala: «Le vicissitudini giudiziarie odierne che riguardano l'urbanistica milanese ci dicono che il re meneghino, al secolo Giuseppe Sala, è nudo. Giovanni Oggioni, l'architetto ex dirigente comunale milanese arrestato oggi, avrebbe preso parte alla stesura di diversi emendamenti del Salva-Milano, come ha puntualizzato la Procura. Pertanto, crediamo che per il testo di legge tanto caro a Sala sia il giorno del "game over": se il Parlamento ha ancora un briciolo di dignità, dovrebbe farne immediatamente coriandoli anche se Carnevale è appena passato. I primi a lanciarli in aria questi coriandoli dovrebbero essere i parlamentari di Fdi e Lega: è abbastanza incredibile vedere gli stessi partiti attaccare Sala a livello comunale, gridando al "sistema Milano", e poi fornirgli la scappatoia a livello parlamentare con il "Salva-Milano". E anche i colleghi del Pd, ai quali il buon senso non ha mai fatto difetto, speriamo possano aprire gli occhi e aiutarci finalmente a bloccare questa legge delirante».
Per la senatrice lombarda del M5S Elena Sironi, «Sala ha gettato la spugna. Ha vinto la Legalità! Gli elementi di novità, e purtroppo di maggiore gravità, descritti negli atti di accusa inducono questa amministrazione a non sostenere più la necessità di proseguire nell'iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta 'Salva Milano'". Che dire. Dopo mesi di dura battaglia, rispetto alla quale non ci siamo sottratti, come MoVimento 5 Stelle, nemmeno nei momenti più difficili quando sembrava che lo scempio del "Salva-Milano" fosse cosa fatta, ci possiamo ritenere soddisfatti. Mi sono battuta personalmente dal primo momento per la mia città, per i cittadini milanesi e per tutti gli italiani che sarebbero stati danneggiati da una legge folle. Chi ha sbagliato deve pagare. Grazie a tutti quelli che hanno sostenuto questa battaglia e a giornalisti come Gianni Barbacetto che non si sono lasciati intimidire».
