Skip to main content

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) ha presentato il nuovo rapporto

Il consumo di suolo cresce anche nelle aree alluvionabili, costa all’Italia fino a 9 miliardi di euro l’anno

Nonostante una popolazione in declino, nell’ultimo anno sono stati cementificati 2,3 metri quadrati ogni secondo
 |  Territorio e smart city

Il consumo di suolo in Italia continua a crescere a ritmo allarmante, nonostante una popolazione in decrescita: solo nell’ultimo anno le nuove coperture artificiali hanno mangiato altri 72,5 kmq – un dato inferiore a quello dell’anno precedente, ma pur sempre sopra la media (68,7 kmq/a) dell’ultimo decennio –, ovvero una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze. Per capirsi si tratta di circa 20 ettari al giorno consumati, ovvero 2,3 metri quadrati ogni secondo.

È quanto emerge dall'edizione 2024 del rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” (la sintesi è scaricabile in coda all’articolo, qui la versione completa), elaborato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) e presento oggi a Roma, presso la sede dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

card_consumo_di_suolo_snpa_1.jpg

Il suolo è una risorsa vitale, limitata, non rinnovabile e insostituibile. Un suolo sano costituisce la base essenziale dell'economia, della società e dell'ambiente, in quanto produce alimenti, accresce la nostra resilienza ai cambiamenti climatici, agli eventi meteorologici estremi, alla siccità e alle inondazioni e favorisce il nostro benessere.

Eppure, in Italia stiamo consumando suolo senza sosta. Nel 2023 risultano cementificati più di 21.578 kmq, il 7,16% del territorio nazionale. Una crescita delle superfici artificiali solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali, pari a poco più di 8 kmq, un valore ancora del tutto insufficiente per raggiungere l’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto che, negli ultimi dodici mesi, è invece risultato pari a 64,4 kmq (17,6 ettari al giorno, più di 2 mq al secondo i valori stimati al netto dei ripristini).

card_consumo_di_suolo_snpa_2.jpg

Andando a guardare da cosa dipende il consumo di suolo, il rapporto specifica che nel periodo 2006-2023 il consumo permanente rappresenta il 36,1% del totale, con una prevalenza di edifici e strade e piazzali in asfalto e cemento. I pannelli fotovoltaici a terra (+161 kmq) si fermano al 12,5% del consumo di suolo, con la non trascurabile differenza che si tratta di consumo reversibile (tant’è che gli ambientalisti parlano direttamente di “occupazione temporanea” di suolo, non di consumo).

In particolare, è in aumento la cancellazione del suolo ormai irreversibile, con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 kmq in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature restoration law). Nelle aree dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97 ettari). 

Soprattutto, i dati 2023 confermano la tendenza a consumare sui suoli maggiormente accessibili (fascia costiera, pianure e fondi valle) e nelle aree a vocazione agricola in prossimità della frangia insediata dei grandi poli urbani.

card_consumo_di_suolo_snpa_3.jpg

Nonostante la crisi climatica in corso stia portando a un incremento in frequenza intensità degli eventi meteo estremi come le alluvioni, la presenza di superfici artificializzate al 2023 è superiore al valore medio nazionale (8,6%) anche entro 150 metri dai principali corpi idrici, con un incremento di oltre 770 ettari nell’ultimo anno, concentrati per quasi il 40% lungo i corpi idrici di Emilia-Romagna (123,4 ettari), Lombardia (90,3 ettari) e Piemonte (87,1 ettari).

Nelle aree soggette a rischio idrogeologico il consumo di suolo continua dunque a crescere, contribuendo ad aumentare la fragilità del territorio e il rischio per la popolazione. Nelle aree a pericolosità idraulica media (allagabili in caso di eventi con tempo di ritorno tra 100 e 200 anni) ricade il 13,1% del suolo consumato totale, con un incremento, nell’ultimo anno, di 1.107 ettari, dei quali quasi due terzi tra Emilia-Romagna (577 ettari) e Toscana (148 ettari). Nelle aree a pericolosità da frana si trova invece circa l’11% del suolo consumato nazionale (si arriva al 15,53% in Lombardia e al 15,43% in Piemonte), con un aumento di 529,8 ettari tra il 2022 e il 2023, di cui 37,7 in aree a pericolosità molto elevata (dei quali, 7,5 ettari in Emilia-Romagna) e 79,2 in aree a pericolosità elevata (dei quali 28,2 in Campania).

card_consumo_di_suolo_snpa_4.jpg

Un’assurdità che ci sta costando molto cara in termini di sicurezza della popolazione, e che pesa concretamente anche sul portafogli. Secondo le stime Snpa nel 2023 la riduzione del cosiddetto “effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, costa al Paese oltre 400 milioni di euro all'anno. Un “caro suolo” che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell'habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima.  

Quali sono gli altri impatti economici della perdita di servizi ecosistemici? «Se si considera la perdita del suolo avvenuta non solo nell’ultimo anno, ma nel periodo tra il 2006 e il 2023 – sintetizza il Snpa – l’impatto economico viene stimato tra 7 miliardi e 9 miliardi di euro annui. Il valore perso di stock (ossia la perdita assoluta di capitale naturale) dello stesso periodo varia tra 19 e 25 miliardi di euro». Per fermare questo scempio, ambientale ed economico, il Paese attende da anni una legge sul consumo di suolo, ma finora l’attesa è stata vana dato che il provvedimento giace dimenticato nel disinteresse di Parlamento e Governo Meloni.

card_consumo_di_suolo_snpa_5.jpg

PDF allegati

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.