In Liguria (ri)scoppia il caso dell’isola di Palmaria a Porto Venere
Sabato 11 a Genova, con partenza ore 14 in Via Fanti d’Italia – Metro Principe, ci sarà una manifestazione regionale indetta da numerosi comitati ed associazioni impegnate da anni nella difesa del territorio ed a salvaguardia dell’ambiente. Aderisce anche Legambiente Liguria che dice: «Manifestiamo uniti per dire no a progetti calati dall’alto, alle grandi opere che impattano sull’ambiente e sui cittadini. Vogliamo condivisione nelle scelte e partecipazione. Vogliamo che la salute, l’ambiente il territorio vengano tutelati. Queste sono da quarant’anni le battaglie di Legambiente. Per questo sabato 11 maggio dalle 14,00 saremo in corteo con tutti i comitati. Manifesteremo uniti».
Alla manifestazione aderisce anche Rifondazione Comunista che fa il punto sulla situazione: «Il Masterplan della Palmaria, il Rigassificatore di Vado, la diga, le opere utili solo a chi le costruisce (come il Tunnel della Val Fontanabuona, la Gronda, ecc.), le mani sul Porto di Genova e sul territorio ad esso circostante, la privatizzazione della spiaggia dell’Olmo di Celle Ligure, sono tutti interventi che noi condanniamo, anche se solo alcuni sono al momento al centro delle indagini della Magistratura, perché tutti colpiscono il nostro territorio, danneggiando la salute dei cittadini e dell’ambiente e privatizzando ciò che è di tutti, compresi sanità e welfare».
E proprio il primo punto indicato dal Rifondazione è al centro delle indagini della Procura de La Spezia e dei provvedimenti adottati in seguito delle indagini condotte dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto del presidente della Regione Giovanni Toti e dell’ex sindaco di Porto Venere, Matteo Cozzani.
Il 7 maggio i Carabinieri forestali hanno nuovamente posto sotto sequestro preventivo il cantiere avviato sull’Isola di Palmaria nell’area ex cava Carlo Alberto per la realizzazione di un centro turistico balneare. Già il 15 aprile 2023 i Carabinieri forestale avevano sequestrato lo stesso cantiere perché erano scadute le necessarie autorizzazioni amministrative. Il Gruppo d’Intervento giuridico (GrIG), evidenzia che «questa volta, invece, sembra trattarsi di una vicenda ben più ampia, nell’ambito di un vero e proprio sistema corruttivo presente in larga scala in Liguria, sul quale è in corso un’approfondita indagine da parte della Direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Genova avviata – a quanto pare – proprio da quanto è accaduto e accade sulla costa di Portovenere».
In una dichiarazione congiunta, il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, il presidente di Legambiente Liguria Stefano Bigliazzi e quello del circolo della Spezia, Stefano Sarti, assicurano che «Legambiente seguirà con grande attenzione lo sviluppo di queste inchieste e attende con fiducia l’esito del lavoro della magistratura. Se quello che è già emerso trovasse conferma nel prosieguo dell’inchiesta, si delineerebbe un modello di sviluppo che espone il territorio e l’ambiente a pericolose evoluzioni. Per questo Legambiente chiede che si ridiscuta tutto, e altresì, i beni della Palmaria vengano utilizzati per le finalità del Parco, compresa quella della fruizione accessibile a tutte le categorie. Nelle varie tappe che hanno accompagnato la nostra opposizione a progetti come il Masterplan o lo stabilimento al Carlo Alberto abbiamo più volte denunciato come strumenti quali il Piano del Parco e il Puc, invece di rappresentare i limiti entro i quali contenere i progetti, fossero stati invece asserviti a un modello di utilizzo dell’isola volto a favorire interessi privati e di un turismo per pochi. Ora leggiamo anche queste modalità in una luce di più ampio spettro e troviamo risposte alle numerose domande che ci eravamo fatti».
Il GrIG ricostruisce la vicenda di Palmaria: «Il Grig, in seguito al sequestro del cantiere relativo al progettato stabilimento balneare con il permesso di costruire scaduto per legge (art. 15, comma 2°, del D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.), prospettava la necessaria rivalutazione del progetto complessivo in quanto la procedura per l’autorizzazione dei lavori avrebbe dovuto ripartire da zero, perché “una volta intervenuta la decadenza, chiunque intenda completare la costruzione necessita di un nuovo ed autonomo titolo edilizio, che deve provvedere a richiedere, sottoponendosi ad un nuovo iter procedimentale, volto sia a verificare la coerenza di quanto occorre ancora realizzare con le prescrizioni urbanistiche vigenti nell’attualità” (Cons. Stato, Sez. II, 25 settembre 2019, n. 6424). Da rivedere anche le prescrizioni comunicate in risposta all’istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione provvedimenti inoltrata (5 dicembre 2021) dal GrIG riguardo il progetto a suo tempo presentato per la riqualificazione dell’area ex cava Carlo Alberto con ristrutturazione del fabbricato esistente e realizzazione di stabilimento balneare con servizio di ristorazione, piscina, aree relax e fitness da parte della società milanese Palmaria Experience s.r.l.
La Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Genova aveva infatti comunicato (nota prot. n. 21018 del 27 dicembre 2021) di aver provveduto prima alla richiesta di modifiche progettuali e ulteriore documentazione illustrativa (nota prot. n. 6556 del 27 aprile 2021), in seguito al rilascio di autorizzazione paesaggistica (nota prot. n. 18392 del 12 novembre 2021) esclusivamente per un intervento che contempli il rifacimento dell’edificio diroccato esistente, senza l’impianto di illuminazione “segna passo” originariamente previsto, la risistemazione dei muretti a secco con esclusiva pietra locale proveniente dalla cava dismessa, la pavimentazione in pietra irregolare locale (opus incertum), l’esclusivo utilizzo come stabilimento balneare nella sola stagione estiva con smantellamento al termine, il divieto di manomissione assoluta della macchia mediterranea. In sede successiva sarebbe stato valutato paesaggisticamente l’eventuale inserimento di piscine nello stabilimento balneare in uso alla Marina Militare. Sul sito purtroppo non sussiste vincolo culturale (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), essendo l’area privata, con esclusione del demanio marittimo, e non avendo finora la Soprintendenza promosso il procedimento di riconoscimento dell’interesse culturale (art. 13, comma 1°, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
Il Comune di Portovenere, viceversa, aveva comunicato (nota prot. n. 20003 del 31 dicembre 2021) di aver acquisito l’istanza GrIG nell’ambito della procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.), allora avviata. Il rischio, però, di una progressiva pesante antropizzazione dell’Isola era ed è sempre ben presente, ma emergono scenari che fanno pensare a una scandalosa e inquinata gestione dei beni pubblici ambientali. Assolutamente da evitare».