Consumo di suolo, Pichetto Fratin firma il decreto per la distribuzione del Fondo da 160 milioni
Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha firmato il decreto che fissa i criteri di riparto del Fondo da 160 milioni di euro per il contrasto al consumo di suolo. Le risorse serviranno alla programmazione e al finanziamento di interventi «per la rinaturalizzazione di suoli degradati o in via di degrado, in ambito urbano e periurbano».
Per ripartire le risorse tra le Regioni e le province autonome sono «considerati parametri quali la superficie territoriale investita dalle problematiche ambientali, la popolazione residente e la densità di suolo consumato. Viene poi semplificata la modalità di programmazione degli interventi, attraverso la stipula di accordi di programma tra le direzioni generali regionali e la direzione del ministero competenti in materia di consumo di suolo: ciò consente di effettuare in tempi rapidi le modifiche e gli aggiornamenti che dovessero rendersi necessari».
Quello del degrado del suolo e del consumo di aree per antropizzazione non è un problema solo italiano, considerando che è degradato il 60% del suolo europeo e che il fenomeno provoca danni per circa 50 miliardi di euro all’anno. Il problema si fa però sentire particolarmente nel nostro Paese dove, dato Anbi, nell’ultimo anno sono stati cementificati 16 chilometri quadrati in aree a rischio idraulico e dove, dato Ispra, ogni secondo 2,3 metri quadrati di terreni verdi diventano grigi di cemento. Il Mase batte un colpo ma bisognerà vedere in concreto come verranno utilizzate le risorse previste dal Fondo.
Alla programmazione con il ministero si giunge attraverso il coinvolgimento attivo di tutti gli enti territoriali coinvolti. Si prevede, informano dal Mase, «una prima e importante fase di valutazione di ammissibilità operata dalle regioni sulla base delle richieste di finanziamento avanzate dai rispettivi enti locali, e una seconda fase di istruttoria tecnica da parte delle Autorità di bacino distrettuali».