Piccolo non sempre è bello, alla crescita delle rinnovabili italiane mancano i grandi impianti
La mini-fiammata che nel 2022-23 ha portato l’Italia ad un’accelerazione nell’installazione di nuovi impianti rinnovabili, benché insufficiente a rispettare le tappe della decarbonizzazione entro il 2030, potrebbe già avviarsi al tramonto.
È quanto prevede il Renewable Energy Report 2024, elaborato come sempre dall’Energy&Strategy School of Management Politecnico di Milano, per il quale il «rischio concreto è che la “vampata” di crescita del triennio 2021-2023 svanisca e con essa molto dell’indotto».
Nel 2023 sono entrati in esercizio +5,7 GW di nuovi impianti, rispetto ai +9 GW previsti dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) – che l’Ue chiede peraltro da aggiornare entro fine giugno, perché poco ambizioso – e i +12 GW indicati dall’associazione confindustriale Elettricità futura.
La ragione di questo mancato allineamento, secondo il rapporto, sta «soprattutto nella difficoltà a sviluppare il segmento degli impianti di grande taglia, stretti tra le polemiche legate al possibile effetto (peraltro quasi trascurabile) sul consumo di suolo e su un sistema di aste per le tariffe di remunerazione dell’energia prodotta che non è più in linea con il reale costo degli impianti» e con l’andamento di mercato del prezzo dell’energia.
«Gli impianti di grande taglia non crescono – conferma Davide Chiaroni, co-fondatore di E&S e responsabile dello studio – sia nel fotovoltaico (gli impianti di piccola taglia sono oltre il 95% delle nuove installazioni e coprono quasi la metà della potenza addizionale) sia nell’eolico, che infatti ha contribuito con soli 500 MW al record del 2023. Ciò accade anche perché le aste fissate dal Decreto ministeriale Fer 1 del 2019 non hanno mai rappresentato un vero acceleratore del mercato, nonostante ben 13 bandi aperti da allora: la maggior parte di essi, per una combinazione di fattori quali la complessità e la lungaggine dei sistemi autorizzativi e l’inadeguatezza della base d’asta per le tariffe, sono andati deserti o quasi».
A rimetterci è l’ambiente ma anche l’economia del Paese, considerato che solo fotovoltaico ed eolico hanno contribuito a generare un volume d’affari di 9-10 miliardi di euro nel 2023.
«Nel 2025-2026 ci attendiamo quindi un forte rallentamento delle installazioni - continua Chiaroni - dovuto ai ritardi normativi nell’approvazione dei decreti incentivanti e delle misure abilitanti necessari agli impianti di grande taglia. Questo ci porta a stimare che nel prossimo biennio non si andrà oltre gli 1-1,5 GW l’anno per il fotovoltaico e ai 400-500 MW per l’eolico, ben distanti dai 7 GW e 2 GW, rispettivamente, imprescindibili per raggiungere gli obiettivi del Pniec al 2030. È un rischio che non possiamo correre, senza un impegno continuo e coordinato da parte dei decisori politici, delle istituzioni e degli attori del settore non realizzeremo il nostro pieno potenziale».