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Se l'Italia avesse investito quanto la Germania sulle rinnovabili, in 4 anni avremmo risparmiato 49,4 miliardi di euro

Senza contare che il potenziale eolico italiano, relativo al fabbisogno, è il doppio di quello tedesco
 |  Nuove energie

Nelle fredde e grigie giornate d’inverno, quelle con poco vento, l’atmosfera dei social si infiamma per le polemiche degli eolico-fobici. Costoro inondano la rete di grafici come il seguente, con commenti scandalizzati, del tipo “vedete, le rinnovabili non funzionano, i prezzi in Germania sono alle stelle”.

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Nella precedente affermazione ci sono tre livelli di confusione:

  1. La confusione su quale sia l’epicentro della crisi dei prezzi dell’elettricità in Europa.
  2. La confusione tra prezzi orari e prezzi medi annui.
  3. La confusione tra fenomeni fisiologici e patologici in un sistema complesso e in trasformazione come quello energetico.

Epicentro della crisi e prezzi orari vs. prezzi medi annui

Notare come, convenientemente, la mappa precedente esclude l’Italia. Agli italiani non bisogna far sapere che le scelte dissennate sul gas del nostro paese sono l’epicentro della crisi dei prezzi elettrici in Europa. È l’elevatissima dipendenza italiana dal gas per l’elettricità e per gli altri usi energetici (calore) che ha ripercussioni sull’intero sistema europeo. Questo aspetto risulta evidente se si guarda non solo ai singoli prezzi orari in un momento particolare, ma ai prezzi medi annui sull’intero quadriennio 2021-2024 (Gazprom cominciò a manipolare al rialzo i prezzi del gas nella seconda metà del 2021 in preparazione dell’invasione dell’Ucraina di inizio 2022). Seguono le mappe dei prezzi medi annui di questo quadriennio (2024 non definitivo).

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Quale paese ha “conquistato” sempre la “maglia rossa” dei prezzi più alti? La kattiva Germania? No, il Belpaese dei menestrelli del “metano che ti dà una mano”, “hub del gas”, “Piano Mattei”, e retorica simile. In un precedente post ho stimato che l’extra-costo per l’Italia sui prezzi elettrici nel quadriennio rispetto a paesi virtuosi come quelli iberici è stato di circa 74 miliardi di euro. Spagna e Portogallo hanno coerentemente investito nelle rinnovabili popolari, eolico e solare a terra, e hanno potuto così limitare l’impennata dei prezzi causata dalla guerra di Putin. Ma, in misura minore rispetto agli iberici, per ragioni che spiegherò nel seguito, la stessa Germania, grazie alle rinnovabili, ha evitato il peggio che ha invece colpito l’Italia.

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La tanto vituperata Germania ha comunque avuto prezzi medi dell’elettricità che se si fossero registrati in Italia avremmo risparmiato 49,4 miliardi di euro. Un risparmio ancora maggiore rispetto a quello che si sarebbe avuto con il tanto acclamato nucleare francese. Senza dimenticare che quei prezzi francesi hanno goduto di importanti aiuti di Stato, della nazionalizzazione di EDF, e che non riflettono né la storia di sussidi statali al nucleare e né le prospettive, rilevantissime, dei costi di smantellamento e gestione del nucleare d’oltralpe.

Infatti, l’esercizio di confronto dei prezzi all’ingrosso di paesi diversi è sempre un esercizio da prendere con le pinze, per via dei sussidi che possono esserci su bilanci diversi rispetto a quello del mercato elettrico.

Per esempio, alcuni hanno vantato un ruolo di riduzione dei prezzi sul mercato finlandese per l’entrata in funzione del terzo reattore della centrale nucleare di Olkiluoto. Questa analisi è superficiale perché non considera due importanti fattori.

Primo, l’enorme ritardo con cui quel reattore è stato ultimato. La valutazione ambientale di Olkiluoto-3 è cominciata nel 1998, la costruzione nel 2005, e l’operatività nel 2023: un tempo dalla pianificazione all’operatività di 25 anni in una nazione che già eserciva reattori nucleari e in un sito che ospitava già due reattori e convenientemente localizzato a grande distanza da centri urbani! Questo aspetto è importante perché i finlandesi in quel tempo avrebbero potuto ultimare la decarbonizzazione grazie al loro abbondante eolico accoppiato con il loro abbondante idroelettrico.

Secondo, lo sforamento del budget per quel reattore finlandese è tra le cause del fallimento della società AREVA, i cui debiti sono poi stati assorbiti dallo stato francese. Ogni analisi sui prezzi dell’elettricità in Finlandia che non incorpora queste considerazioni, sul costo-opportunità del tempo perso aspettando Olkiluoto-3, e sui costi scaricati sui contribuenti francesi, è fallace.

“Ma allora i sussidi alle rinnovabili in Germania!”. Nein, le cifre dei fantastiliardi di sussidi riportate dai media fossili non sono sussidi reali ma nominali. La spiegazione estesa di questa differenza la trovate a questo post; la sintesi è che dal 2011, da quando è cominciata l’Energiewende in Germania, al 2018, quel paese ha goduto di un beneficio netto pari 68,8 miliardi di euro grazie all’effetto calmierante delle rinnovabili. I sussidi nominali nel periodo sono stati pari a 159 miliardi di euro, e sono quelli a cui si riferiscono con toni scandalistici i sedicenti esperti. Ma i risparmi per l’effetto calmierante delle rinnovabili nello stesso sono ammontati a ben 227 miliardi di euro portando così al summenzionato beneficio netto.

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Dal 2019 a oggi l’analisi ancora non è stata fatta, ma guardando a quello che è successo in Italia è chiaro che il beneficio economico dell’Energiewende ha ormai superato ogni rosea previsione. Ma i vantaggi non sono stati solo economici o ambientali. Senza quell’impulso alle rinnovabili dell’Energiewende non si sarebbero sviluppate l’eolico e il solare, le fonti energetiche più pulite, abbondanti e a basso costo che l’umanità abbia mai avuto a disposizione. Anche da un punto di vista strategico eolico e solare sono state importantissime. Senza saremmo dovuti ritornare alle candele oppure arrenderci al ricatto di Mosca (chiedetevi perché l’insieme di chi ammira Putin sia un sotto-insieme stretto di chi attacca le rinnovabili).

Confusione tra fisiologia e patologia dei prezzi alti nel mercato elettrico 

C’è un elemento di verità nell’indicare anche una responsabilità tedesca nell’attuale crisi energetica. I due partiti maggioritari in Germania nel decennio passato hanno scelleratamente fatto leva sul gas russo per promettere una “decarbonizzazione” che utilizzasse quella fonte come “ponte”. Quella scelta sul gas russo è stata accompagnata da misure di freno alle rinnovabili. In particolare il mancato investimento nella trasmissione elettrica nord-sud e nella sostanziale moratoria dell’eolico nel sud manifatturiero. Queste due scelte, accoppiate con l’ipocrisia di mantenere per “equità” un prezzo unico nazionale (in realtà a sfavore del nord povero e a favore del sud ricco, altro che equità!) produce effetti patologici.

Le variazioni dei prezzi elettrici, sia zonali che temporali, non sono da ritenersi necessariamente patologiche perché inviano segnali sugli investimenti lato offerta (dove installare eolico, solare e accumuli), lato trasmissione (quali collegamenti potenziare), e lato domanda (come variare i profili di consumo per beneficiare delle ore di prezzo basso).

L’attuale sistema tedesco, con prezzo unico nazionale, è disfunzionale, ma lo è stato fino a oggi anche il sistema italiano. Fino a quando i territori non potranno vedere i vantaggi delle rinnovabili sulla bolletta di cittadini e imprese locali, è anche comprensibile, in presenza di così tanta disinformazione, che esistano resistenze ai nuovi progetti.

L’alternativa all’eolico-fobia non è certo il decisionismo statalista, come alcuni vorrebbero per poi far passare altre decisioni irrazionali, come il nucleare, ma la corretta informazione e i mercati liberi, nel senso originario di Adam Smith, liberi da rendite, liberi dalle malversazioni degli inquinatori fossili che utilizzano l’atmosfera come una discarica, ovvero nel senso opposto dei liberisti all’amatriciana, i cantori del menefreghismo ambientale.

Appendice, il potenziale eolico in Germania rispetto all’Italia

Una postilla per chi pensa che la Germania avrebbe il doppio di eolico rispetto all’Italia, e quindi sarebbe ancora più velleitario per l’Italia fare ricorso a questa fonte dato il “fallimento l’Energiewende” che avrebbe causato in Germania. Non è vero. Non solo l’Energiewende è un successo, ma – guardando al dato pro capite e rispetto alla struttura dei consumi e di disponibilità di altre fonti – l’Italia ha un maggiore potenziale eolico rispetto alla Germania.

L’argomento dei potenziali tecno-economici dell’eolico è affrontato con più dettagli in questo post. Qui mi limito a riportare la seguente tabella dei potenziali in alcuni paesi europei dove si può osservare come, a parità di convenienza economica, il potenziale tedesco e quello italiano hanno in valore assoluto una producibilità simile, anzi con un 10% in più per l’Italia: 443 TWh/a vs 404 TWh/a.

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Ma il confronto Germania vs Italia sull’eolico deve considerare anche i seguenti due fattori:

  1. La Germania ha il 44% in più di popolazione.
  2. La Germania ha una risorsa solare di minore qualità rispetto a quella italiana e consumi invernali proporzionalmente maggiori. Questi due fattori fanno sì che la combinazione ottimale tra le due fonti solare ed eolica, in Germania sia spostata più sull’eolico, che produce di più in inverno, rispetto all’Italia.

Per questi aspetti, tenendo conto della popolazione e del diverso rapporto della combinazione ottima, è semmai vero il contrario di quanto affermato dai detrattori dell’Energiewende: il potenziale eolico italiano, relativo al fabbisogno, è il doppio di quello tedesco. Possiamo verificare questa valutazione attraverso gli scenari tedeschi di decarbonizzazione. Nel più recente rapporto del Fraunhofer Institute, figura seguente, l’eolico a terra in Germania al 2050 dovrebbe circa triplicare rispetto ai valori attuali, ovvero passare dagli attuali ~60 GW a ~200 GW (in una banda di oscillazione tra ~140 e ~220 GW).

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Purtroppo, per l’Italia non abbiamo lavori di scenaristica neanche lontanamente comparabili a questi studi del Fraunhofer, e quindi dovrete accontentarvi delle mie stime: per decarbonizzare il Belpaese al 2050 serviranno 100 GW di eolico a terra (ciò, rispetto agli attuali 13 GW, richiederebbe un’espansione di quasi un fattore otto, mentre la Germania è già a circa un terzo del suo percorso su questo obiettivo).

Ritornando alla questione dei potenziali tecno-economici dell’eolico in Italia rispetto alla Germania, dato che il potenziale in valore assoluto tedesco è simile (per essere precisi, un po’ inferiore) a quello italiano, mentre il fabbisogno di eolico per decarbonizzare dell’Italia è circa la metà di quello tedesco, ne consegue che gli italiani hanno una risorsa vento, relativamente al fabbisogno, doppia rispetto ai tedeschi.

Se si aggiunge il migliore potenziale solare, nonché l’idroelettrico (poco presente in Germania e invece rilevante in Italia, e ancor più per le potenzialità dell’accumulo a pompaggio), ne deriva che se i tedeschi avessero avuto i vantaggi che la geografia ha regalato all’Italia, quel paese avrebbe già concluso la decarbonizzazione.

Tenendo conto dei vantaggi geografici, risulta ancora più scandalosa la lentezza inquinante dell’Italia, il nostro attardarci su nostalgie fossili, nonostante tanto sole e abbastanza vento. La responsabilità è di quei corifei dello status quo fossile che utilizzano la qualunque per fare confusione e, per aggiungere beffa al danno, lo fanno atteggiandosi a grandi esperti.

Luigi Moccia

Luigi Moccia è Primo Ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche dove si occupa di ottimizzazione di processi logistici, trasporto pubblico e sistemi energetici. Ha iniziato a interessarsi alle energie rinnovabili durante gli studi di ingegneria e con una tesi sulla promozione del solare termico presso l'ENEA, dove poi è stato borsista nell'unità Reti Energetiche Urbane. Divulgazione e note personali su: Substack, Bluesky