Rinnovabili, Anev: serve un cambio di passo per autorizzazioni e valutazioni di impatto ambientale
Si sa, nonostante alcuni segnali positivi siano stati registrati ultimamente, l’Italia è in ritardo rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, e sempre più spesso questo è causa di ritardi inaccettabili delle procedure autorizzative che compongono i titoli necessari a realizzare un impianto da fonti di energia rinnovabile (Fer). Infatti, denuncia l’Anev (Associazione nazionale energia del vento) nel nostro Paese nei fatti avviene sempre più spesso che le procedure Fer piuttosto che godere di un percorso semplificato, come prevederebbe la norma Eurounitaria, troppo spesso vedano frapporsi al rispetto dei tempi previsti una serie di complicazioni che non consentono neppure il rispetto dei tempi massimi. Il risultato è di avere procedure lunghe anche cinque anni.
Alcuni esempi tra i più eclatanti citati dall’Anev sono le procedure di valutazione di impatto ambientale (Via) che in questi anni sono passate da poche decine a molte centinaia e, nonostante i ripetuti appelli del presidente della commissione Via, Massimiliano Atelli, e i numeri sempre più positivi di rilascio dei pareri (15 GW nel 2024), ancora soffrono di rallentamenti e problemi burocratici/amministrativi. Basti pensare, sottolinea l’Associazione a cui aderiscono 120 aziende impegnate nell’eolico, che le commissioni Via lavorano con risorse versate dai proponenti e le iniziative e gli oneri pagati dagli stessi risultano essere di gran lunga superiori ai costi della commissione. «Tra l’altro se effettivamente vi è un eccesso di oneri corrisposti e un aumento del lavoro da svolgere, non si capisce perché vi siano posti vacanti per i commissari da nominare e soprattutto perché gli stessi commissari non siano rimborsati delle spese sostenute e non siano messi in condizione di lavorare con strumenti adeguati».
Situazione analoga riguarda poi le Regioni che quei 15 GW di pareri Via dovranno trasformare in Autorizzazioni uniche che di fatto significano impianti realizzabili, evidenzia l’Anev. Anche qui le situazioni sono assai complicate, infatti con l’eccezione di pochissime realtà (la Campania ha appena vinto il premio dello Sviluppo sostenibile quale Ente più efficiente), le Regioni hanno tempistiche e procedure lunghe e farraginose che, nel migliore dei casi allungano ulteriormente i tempi, spesso per chiedere nuovamente quanto già chiarito nelle procedure di Via. «In sostanza si tratta di una duplicazione di processi che porta via tempo e opportunità – sottolinea l’associazione - su questo ancora una volta il problema è, oltre che organizzativo, di carenza di personale nelle Regioni, motivo per il quale l’Anev aveva a suo tempo suggerito di usare una parte dei fondi del PNRR per assumere personale qualificato nelle Regioni per velocizzare tali pratiche».
A questa situazione si sta iniziando a dare risposte con il ruolo del nuovo Gse di supporto ad altri enti che è di grande efficacia e che, secondo l’Anev, darà i suoi frutti anche in questa direzione. «Infatti il Gse è da poco stato ingaggiato per dare un supporto tecnico alle procedure di Via al fine di velocizzare le stesse, così come ancor più recentemente ha predisposto la Pai (Piattaforma Aree Idonee) che darà supporto proprio alle Regioni, ma anche alle Provincie autonome, nella definizione trasparente di quelle che saranno le aree idonee del nostro Paese.
«In sostanza oggi abbiamo strumenti a disposizione utili a rendere rapidi, trasparenti ed efficaci i procedimenti autorizzativi e dobbiamo utilizzare le risorse economiche per potenziare e formare le strutture preposte – conclude l’Anev – ma questo sforzo deve essere fatto rapidamente per consentire di continuare sulla giusta strada che deve portare a raggiungere gli obiettivi come primo passo, e poi a farlo in tempi rapidi e con la maggiore efficienza possibile».